*Flashback, 11 anni prima*
Uscì dalla scuola, il passo pesante per quello che stava per fare. Si sentiva in confusione, combattuto, ma allo stesso tempo era impaziente di vedere cosa sarebbe successo.
Si sedette sul muretto, tirando fuori una sigaretta ed un accendino dallo zaino. Li aveva nascosti con cura nel doppio fondo dell'astuccio, per evitare che lo beccassero. Quello ci mancava.
Accese la sigaretta, osservando la fiamma che faceva bruciare la carta bianca. "Dipendente da una foglia secca ed un pezzetto di carta. Chi l'avrebbe detto."
Tirò la prima boccata. Iniziò a tossire, lacrimando. Aveva un sapore orribile, e la sua prima sensazione fu come fuoco nei polmoni, nella gola, nel naso, nella testa. Fumo che stranamente, dopo un po', iniziava a rimettere in ordine i pensieri, come una vecchia bibliotecaria stanca che rimetteva i libri negli scaffali. Ma ciò non bastava a sopprimere quell'orribile sensazione di terrore che lo attanagliava.
Espirò, gettando fuori il fumo dalla bocca, prima velocemente, come se volesse sbarazzarsene, poi sempre più lentamente, osservando le varie forme che il fumo prendeva mentre si dissipava nell'aria. Ne era affascinato.
Non si accorse che qualcuno lo stava osservando, tanto era colpito dalle mille volute bianche che uscivano dalle sue labbra.
Federico, quello ancora il suo nome.
Aveva iniziato a fumare per un motivo. Per una persona che di lì a poco sarebbe arrivata con la sua gang, pronta, forse, ad accoglierlo fra loro.
Il sapore del fumo iniziava a ricordargli qualcosa. Sapeva di fallimento, di sconfitta. Sapeva di tutte le volte che era tornato a casa con un occhio pesto e la bocca insanguinata, sapeva di tutte le volte che lo avevano trovato a terra, cosparso di lividi e ferite. Sapeva di tutte quelle volte che aveva passato ore nei bagni della scuola, pur di evitare la gang. Ma avrebbe fumato, picchiato, urlato, se fosse bastato per fermare quella che era la sua routine ormai da anni.
Anche se non era quello che voleva.
"Vedo che stai fumando." Il capo era arrivato, accompagnato solo dalla sua fedele spalla. "Ti ho osservato prima, mi piaci ragazzo. Ultima nota?"
"Ho dato della troia alla professoressa dopo che mi aveva sgridato perché avevo lanciato una sedia ad un mio compagno."
"Un tocco di classe. Ti voglio con noi. Sei dei nostri?"
Se il nemico è troppo forte, unisciti a lui Federico.
"Si."
Dopo quella parola provò tristezza, forse.
Gioia, forse.
Rabbia, forse.
Ma finalmente era finita.
"Come ti chiami?" chiese la spalla, gli occhi glaciali puntati su di lui.
"Federico...?"
"NO!" Gridarono il capo e la spalla all'unisono.
La spalla lo afferrò per la maglietta, spingendolo contro il muro.
"Come. Ti. Chiami?" Il capo finì la sua sigaretta aspirandola tutta in una volta. Buttò la cicca per terra, pestandola rabbiosamente col piede.
"Fedez."*angolo autrice*
Odiatemi gente! Odiatemi pure!
Dovevo essere puntuale ed arrivo ad aggiornare settimane dopo *apre l'ombrello per proteggersi dai pomodori marci*
Spero che il flashback vi sia piaciuto e interessato, perché servirà (e tanto) per la nostra storia.
Non vi prometto niente, magari divento più puntuale.
Kisses,
M.