2. Fuori posto

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Il vicolo è illuminato ad intermittenza da un vecchio semaforo, stanco anch'esso di vegliare su un incrocio non più affollato. Ci sono delle volte che, con le strade deserte ed il silenzio della notte, si preferisce godersi lo spettacolo di una città stranamente taciturna. Così, con questo spirito, Bradley ha cominciato ad avviarsi verso casa. Cammina a passo svelto tra le strade di Boston, seguendo la stessa direzione che ha intrapreso migliaia di volte, prima di.... scuote la testa, non vuole nuovamente scontrarsi con i ricordi degli ultimi due anni, anche perché gli fanno scattare quel campanello d'allarme nella testa che urla HAI FALLITO!
Aumenta il passo, l'olfatto sensibile percepisce un odore nauseabondo facendolo scattare come una molla, distogliendolo dal ripasso mentale dell'affronto doloroso avuto con Ramirez, due giorni prima, il suo migliore amico, la sua coscienza. Non può continuare a stare a casa sua, dormire nella camera degli ospiti e far finta di nulla, il tutto condito dalle occhiatacce della sua fidanzata.
<<Quanti siete bastardi?>> sibila liberando i canini, il corpo e i sensi del vampiro all'erta. Gli occhi si spostano attenti a destra e sinistra, mentre si appiattisce contro il muro <<Venite belli, papino vi aspetta>> tutto in quella notte, tutto pur di allontanare quei pensieri che fanno scoppiare il cervello. Lo scintillio nello sguardo chiaro, la lotta contro il male, contro i rifiuti umani, in fondo è questo il suo destino. Con i polmoni che bruciano dal trattenere il respiro o dalle troppe sigarette fumate in quei mesi, li osserva avanzare. Tre uomini, scoppierebbe a ridere, associandoli ad un vecchio film umano: il lungo, il corto ed il pacioccone. Tutto ciò se non fossero avvolti nel ripugnante fetore del sesso violento, preso senza il consenso della povera vittima.
Veloce afferra la sua fedele baionetta, sguaiandola con fare esperto. Le mani salde, pronte alla lotta, le mascelle serrate, lo sguardo color zaffiro sprizza tutto l'odio provato. E' talmente incazzato da cercare lo sfogo in un bel corpo a corpo. Sbuca dall'ombra, piazzandosi davanti ai tre <<Cercavate me? Bingo, è la vostra serata fortunata>> ringhia mentre afferra dal collo il primo, colpendolo con una testata. Incurante del ciccione dietro le spalle, gira su se stesso, colpendo l'altro con il corpo di quel figlio di puttana stretto in una morsa <<salutami il signor demonio>> dice con un tono deciso, freddo, da non sembrare lui, Bradley, o forse non lo è più, quel ragazzo zannuto, spensierato, allegro come il rosso della sua chioma ribelle. Stende il malcapitato a terra, piazzando i suoi cento kg di muscoli sul figlio di puttana. Punta il ginocchio sulla trachea, fissandolo negli occhi terrorizzati.
<< Non ti hanno insegnato che certe cose non si fanno? >> sembra una scena al rallentatore, la lama lucente riflette un viso trasformato dallo sgomento, una maschera che evoca pietà, mentre colpisce con decisione, più volte, riparando il viso dagli schizzi del sangue, imbattendosi in un corpo senza più vita.
<< Ma che cazzo! >> non fa in tempo a sottrarsi dall'assedio dei due ubicati alle sue spalle, il pugno in pieno viso lo stordisce pochi attimi preziosi. Il naso sanguinante non gli impedisce di liberarsi rabbioso dalla stretta dolorosa alle braccia, la forza scaturisce anche dal suo stato d'animo, ruggendo. Consapevole che, nessun dolore o tristezza, nessun cuore spezzato potrà mai cancellare la sua natura.
<<Che tu sia maledetto >> si avventa sul giovane, girandogli il braccio fino a sentire le ossa scrocchiare, osservando con gli occhi annebbiati la posa innaturale del gomito. Stringe senza pietà alla gola del tizio, forse fino a ieri aveva un nome, amici e famiglia o forse era solo un balordo attirato dal male che alberga in ogni persona, alla fine ci è stato concesso il libero arbitrio. Poveri esseri illusi, pensa, mentre la lama recide la gola, il lamento del malcapitato gli rammenta una gallina sgozzata. Fa appena in tempo a pulire la lama sulla pelle dei pantaloni, concentrato su se stesso, sul timore di non essere più un combattente. Il sospiro soddisfatto non copre quello dell'esplosione del proiettile, attimi che sembrano secoli, un piccolo scatto evita la tragedia. Il dolore lancinante alla spalla non gli impedisce di girarsi furioso, scaraventandosi a testa bassa verso quel fottuto umano. Lo atterra senza aspettare reazioni, impugna ancora una volta deciso il manico prezioso della sua arma << buona permanenza stronzo >> non prova nulla mentre colpisce il punto giusto, solo freddezza. Scatta in piedi, liberandosi con un calcio, del braccio avvinghiato al polpaccio. Pulisce le mani luride sul cuoio dei pantaloni, sollevando il viso verso la luna. E' tempo di riaprire la sua vecchia dimora, anche se... Scuote la testa a quel pensiero, "non sei un vigliacco, non lo sei mai stato" pensa incamminandosi fuori da lì, senza preoccuparsi di nascondere i cadaveri. Stringe i denti al dolore causato dalla ferita alla spalla, ad ogni passo un grugnito, ma in fondo è nulla paragonato a quello che ha dentro. La pelle brucia colpita dal vento caldo di agosto, nell'aria il profumo ancora familiare man mano che si avvicina alla sua meta. Stringe i pugni fino a far sbiancare le nocche, se non fosse a pezzi potrebbe urlare "il ritorno del figliol prodigo" . Rabbia verso se stesso, verso quella vita prima sorridente, ed ora? Solo buio.
Solleva il viso, bloccandosi davanti al cancello, scrutando la sua vecchia casa. Dopo due anni e mezzo rimettere piede lì è una sconfitta per lui. Entra nel giardino con le spalle basse, l'espressione opposta del giorno in cui fece le valigie, vittorioso, pieno di sicurezza, pieno di vita. Fa un lungo respiro in risposta allo scatto del portone che si apre, come gira la chiave. Percorre il corridoio colpito dal silenzio tombale. Un'inevitabile ghigno sulle labbra troppo serie da mesi. Sogni infranti, due vite divise, due strade ormai separate, non faranno più echeggiare quella voce. Sospira, aumenta il passo cercando di scacciare quel viaggio intrapreso dentro se. Ancora troppo fragile per affrontarlo.
Sale le scale in fondo facendo i gradini a tre a tre, si tiene allo scorrimano quando un altro ricordo lo colpisce in pieno petto. Altre scale...sorrisi, odori non più suoi, pensa ancora, chiudendo gli occhi. La camera tanto temuta gli fa mancare il respiro, tutto il resto che lo circonda lo lascia indifferente. La mano trema mentre abbassa la maniglia, spalanca la porta, entra sbattendola alle spalle che subito appoggia al legno massello, sentendosi per un attimo svenire. Quel letto, la scrivania, la porta del bagno privato...troppe immagini, due corpi allacciati, sorridenti, vapori causate dalle lunghe docce, armadio pieno di pelle e vestiti eleganti.
<< Sean..... >>
Stringe di nuovo i pugni, quello sinistro si posa sul petto, sfiorando il marchio inciso all'altezza del cuore. No, non sarebbe rimasto, dopo il matrimonio del suo amico fraterno sarebbe andato via di nuovo, a cosa serviva rimanere?

Arcobaleno fra le tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora