CAPITOLO DUE

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E rimango li, persa a guardare il punto dove se ne sono andati

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E rimango li, persa a guardare il punto dove se ne sono andati.

Decido di andare a casa, stanca per la giornata, ma anche perché il sole sta tramontando.

Così prendo la mia borsa e ci metto dentro quello che avevo portato.

Corro subito a casa sicurissima che mamma sarebbe stata arrabbiatissima con me, ma ovviamente devo subito andare a sbattere contro qualcuno. O meglio, qualcosa.

Esatto, la mia bacata testolina non poteva fare a meno di indirizzarmi contro un palo!

Ci sarei andata letteralmente a sbattere se qualcuno non mi avesse presa prima che succedesse.

《 Ehi, buona. Lo sai che il ritardo è la cosa che ti fa correre più spesso, e che la corsa per non arrivare in ritardo è la cosa che ti fa andare a sbattere più spesso contro i pali? 》 esclama una voce maschile.

《 No, non lo sapevo. Scusa 》ribatto con voce sottomessa, per poi scoppiare a ridere, osservando meglio quello che mi ha salvato.

《 Io mi chiamo Christian, e tu? 》chiede continuando a ridere. Ha una risata contagiosa, non si può smettere di osservare il suo sorriso. Ha un bel sorriso, bei denti bianchi, pelle abbronzata. Io sono diversa, qui ho la pelle chiara, perché qui sono tutti un po' abbronzati.

《 Valery. Ora scusami, ma credo di dover scappare per lo stesso motivo per cui sono andata a sbattere contro il palo. Ciao! 》

Mi dileguo dietro e vado verso casa mia, sperando che sia la mia. Si somigliano tutte.

Entro e appoggio la borsa.

Mi sdraio sul letto, stanca.

《 Valery!!! Devi sistemare le tue cose! 》urla mia madre dal piano di sotto. Probabilmente è giù a sistemare una valanga di scatoloni. Sbuffo, ma mi alzo di malavoglia e prendo i vestiti dal primo scatolone.

Gli scatoloni sono particolarmente pieni. Ma, dico io, a cosa serviva portarsi sto piumino? Siamo in California, C - A - L - I - F - O - R - N - I - A! Fa caldo qui.

Rimetto i vestiti particolarmente pesanti nel primo scatolone, ormai vuoto, dopo un'ora che metto in ordine i vestiti. Senza notare butto nel primo scatolone un piumino e una decina di golf di lana pesanti che ho sempre odiato, una giacca a vento e un paio di tute in pail che non sopporto.

È un metodo veloce, ma purtroppo mi ritrovo con una dozzina di felpe, un paio di shorts, due o tre magliette a maniche corte, una decina di maglie a maniche lunghe e una valanga di jeans lunghi, tra quelli neri e blu e di diversi colori.

Finisco di preparare che sono le sette di sera, così vado in cucina ad apparecchiare la tavola, convinta che mia madre stia cucinando.

《 Mamma, non fai da mangiare? 》chiedo vedendola seduta sul divano.

DISASTER #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora