I Was Afraid

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Come tutte le cose belle che mi fossero capitate fino ad allora, anche l'amicizia con Roberta stava avendo una fine.

Non ci saremo più visti per colpa del mio trasferimento, andavo a vivere lontano da lei, c'erto nella stessa città ma in due posti diversi e abbastanza lontani.

Non volevo che ciò ci facesse allontanare, ma era inevitabile, eravamo piccoli e i nostri genitori giustamente ci faceva uscire solo vicino casa.

Per lo meno stavo cambiando scuola, il che sembrava una cosa positiva, e lo era da un certo punto di vita, in quella nuova scuola avrei incontrato i miei due nuovi migliori amici, ma la Roberta non l'avrebbe mai rimpiazzata nessuno.

A dire la verità la nuova casa mi piaceva un sacco, anche se la vecchia casa mi mancava, ma era una cosa secondaria, più che altro era il posto che mi mancava.

E finalmente eccolo li, il primo giorno di Scuola.

Era la quinta elementare, un fase importante per tutti i ragazzini, perchè finita quella vai alle medie, un mondo tutto nuovo.

Speravo in tutto me stesso che mi sarei fatto tutti amici, ma come al solito, mi sbagliavo.

Il mio incubo stava incominciando da capo, nessuno mi parlava, erano tutti ''schifati'' da me, per loro ero strano.

Avevo i capelli lunghi e pesavo all'incirca 90 chili, quindi i commenti si riferivano la maggior parte su quello.

Ma come fanno dei bambini a quell'età ad essere cosi cattivi? Ancora non lo capisco.

Vabbè domande a parte, ci stavo facendo l'abitudine più che altro, quasi non mi importava, perchè c'era un ragazzino che mi stava affianco o almeno non davanti a tutti.

Viveva affianco casa mia, quindi iniziammo ad uscire insieme tutti i pomeriggi e lui mi ospitava quasi sempre a casa sua per giocare alla Play.

Anche si in classe a stento mi parlava mi faceva sentire meglio sapere che al d fuori della scuola c'era qualcuno che mi voleva bene.

Eravamo diventati inseparabili, nessuno poteva dividerci, addirittura non passava un giorno che non stessimo insieme, io mangiavo a casa sua, lui dormiva a casa mia e la mattina andavamo a scuola insieme.

Stavo bene, tralasciando il fatto che la mia famiglia andava a rotoli.

Lui mi faceva stare bene e per questo continuiamo a parlarci a distanza di 8 anni.

Ma un giorno accadde una cosa, eravamo andati come nostro solito alla biblioteca sotto casa, ma io decisi di rimanere giù nella piazzetta  e sinceramente non ricordo il motivo, quando ad un tratto un gruppo di ragazzi si mette in cerchio intorno a me, erano in quattro, iniziarono a dirmi che ero un povero ricchione di merda, che dovevo morire e che la mia vita non aveva alcun senso, e fino a qui sti gran cazzi, le avevo sentite e risentite quelle parole, ma poi si abbassarono i pantaloni e iniziarono a toccarmi e a dirmi di aprire la bocca, così in preda al panico li spinsi e corsi a casa di Alessio in cerca della madre, ero un fiume di lacrime ma per fortuna lei mi calmò, è una signora bravissima.

Alessio vide che non entravo nella biblioteca e allora tornò a casa sua dove vide me, rimase freddo, e disse solo due parole: Che bastardi.

E aveva ragione.

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