Erano le nove del mattino.
Dominik aprì gli occhi,e sbadigliando si alzò dal letto,guardò a terra,il sangue,la lama e la sigaretta non c'erano più.
Confuso camminò verso la cucina e notò un biglietto sul tavolo,curioso si avvicinò e lo lesse.
"Tesoro,smettila di farti del male,non lo meriti.Oggi non ci sono tutto il giorno,cerca di mangiare."sbuffando strappò il biglietto e lo buttò nella spazzatura e tornò in camera.
Si sedette sul letto e si mise a fissare il soffitto,iniziò a pensare alla morte.
Era il suo unico pensiero.
Ad un tratto il telefono squillò.
Numero sconosciuto.
Lui ripose.
"Pronto?"
"Pronto,sei Dominik?Quel il coglione che veniva picchiato?"
"Chi cazzo sei?"gridò nervoso il ragazzo bianco come la neve.
"Di certo non uno sfigato come te."rispose ridendo lo sconosciuto.
"Vuoi sapere una cosa?Sei più sfigato di me,non hai un cazzo da fare e mi chiami con lo sconosciuto.Scusa,ma non ho tempo da perdere con gli idioti."rispose.
"Vai da mammina,frocio!Non ti vuole nessuno a parte lei!"rispose lo sconosciuto.
Il ragazzo bianco come la neve mise giù,si alzò dal letto e iniziò a prendere a pugni il muro.
Era nervoso,e non sapeva come sfogarsi se non così.
Ogni pugno era sempre più forte.
Una lacrima cadde dai suoi occhi scuri.
"Non devo piangere,cazzo!"urlò lui dando un ultimo pugno al muro.
Si guardò le mani.
Erano piene di sangue.
Guardo il muro.
Era anch'esso sporco di sangue.
Andò in bagno.
Si guardò schifato allo specchio.
Non si piaceva.
Non si piaceva per niente.
Anzi,si odiava.
Decise di farsi una doccia,così accese l'acqua calda e si spogliò.
Sospirando entrò in doccia e mentre delle stupide gocce bagnavano il suo corpo,tante lacrime caddero dai suoi occhi tristi.
Si sciacquò il viso con le mani ancora sporche di sangue,smise di piangere e si insaponò senza pensare a niente.
Uscì dalla doccia,si coprì con un accappatoio e andò in camera.
Si asciugò e si vestì.
Decise di fare una passeggiata da solo.
Era chiuso in camera da mesi,stava bene lì dentro,nessuno lo disturbava,nessuno lo giudicava,però quel giorno qualcosa lo spinse a uscire.
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