Una ragazza giaceva immobile al centro di una stanza di metallo completamente vuota. Quest'ultima era a pianta quadrangolare,con tre telecamere che puntavano proprio sulla figura della ragazza. Un'ampia porta si ergeva su una delle pareti,era di un metallo più scuro e aveva uno spioncino sulla parte superiore.
Il corpo della ragazza rabbrividì all'improvviso,reazione dovuta al freddo contatto con il pavimento. Le palpebre faticavano ad aprirsi,una strana pesantezza glielo impediva. Piano piano,con le forze che man mano le andavano crescendo,si alzò sui gomiti e cercò di focalizzare il posto dove si trovava. Aveva una visuale sfocata,distingueva solo due linee che dividevano la parete e ipotizzò fosse una porta. Un dolore lancinante agli occhi la fece urlare e dopo pochi attimi le tornò del tutto la vista e con essa anche le forze.
Si alzò di scatto e analizzando il posto in cui si trovava si gettò a terra sul fianco della parete.Era in una cella,dove l'unica via d'uscita era quella massiccia porta. Presa dal panico si raggomitolò su se stessa,le avevano insegnato che in certe occasioni urlare,e agitarsi serviva solo ad esaurire le forze.
Si guardò quella che una volta era la divisa della sua base ridotta,ormai,a brandelli e bruciacchiata. Tentò di ricordare cosa le fosse accaduto,ma questo le provocava solo una dolorosa fitta alla tempia.
Dei passi la fecero sussultare e si alzò con un rapido slancio,era pronta ad affrontare chiunque fosse entrato. Si posizionò difronte la porta e assunse una posizione di difesa: pugni alzati e un piede più avanti dell'altro per avere uno slancio maggiore.
I passi si facevano sempre più vicini,il rumore risuonava nell'aria come i battiti del suo cuore. Non aveva vie di fuga,avrebbe dovuto lottare per forza.
I rumori cessarono proprio dietro la porta e una serratura scattò facendola aprire. Due uomini,uno alto e muscoloso e un altro più basso e minuto dall'aria anziana,entrarono e la guardarono stupiti.
«Cosa volete da me?!»urlò non abbassando mai la guardia,anche se per quanto potesse tentare di metterli fuori gioco,le pistole e gli elettroshock che portavano ai fianchi la mettevano decisamente sotto pressione.
«Signorina,ci segua,dobbiamo parlarle. È necessario che non opponga resistenza alcuna,per il suo bene»il tono pacato dell'anziano non la rassicurò,e non avrebbe preso ordini da lui o nessun altro. Senza pensarci due volte si lanciò verso l'uomo più minuto,lasciandolo sorpreso,e con un pugno allo stomaco lo fece piegare in due. Fece una giravolta attorno al vecchio e gli prese l'elettroshock che puntò all'addome dell'altro uomo,che si accasciò a terra. Fiera di se stessa uscì dalla cella e li chiuse dentro. Davanti a se' aveva un lungo corridoio che terminava con delle scale che salivano,corse e le raggiunse,salendo i gradini a due a due. Salì quelle che sembravano dieci rampe,doveva essersi trovata proprio in basso,in una qualche cantina o,meglio,prigione sotterranea. Arrivò ad un'ampia entrata alla fine delle scale che aprì con foga,e dietro di essa trovò una specie di corridoio formato da vetrate,che sembrava essere sospeso nell'aria. Notò a questo punto che si trovava su una specie di ponte,più che un corridoio,che univa due palazzi di pietra nera. Una volta giunta nell'altro palazzo seguì quello che era l'unico corridoio che terminava con un'altra porta,questa volta elegantemente rifinita. Era bianca,con ghirigori dorati e basso rilievi raffiguranti fiori e spade. Fece un respiro profondo e attraversò anche questa porta,e stavolta non trovò più davanti a se' altri corridoi,ma un' ampia sala piena di quelli che sembravano ragazzi della sua età,con anche uomini adulti,tutti vestiti allo stesso modo:una tuta verde elastica che gli fasciava il corpo in modo perfetto. Ora era tutto chiaro,si trovava in una base nemica,sicuramente l'avevano rapita per torturarla. Stringeva ancora l'elettroshock che aveva portato con se'. Tutti si voltarono a guardarla,era nei guai! Un conto erano due persone,anche sei,era sempre stata brava nel duello,una delle migliori,ma quello che sembrava un vero e proprio villaggio non l'avrebbe mai potuto eliminare. Cercò una via di fuga con lo sguardo,ma era impossibile,troppe persone le limitavano la vista.
Se fosse scappata da dove era venuta sarebbe finita in trappola,sarebbe tornata nella cella del seminterrato.
Un ragazzo alto,probabilmente di qualche anno più grande,con un espressione truce,si fece largo tra la folla e le si parò davanti.
«Dove sono Bruce e Jaden?»le domandò avvicinandosi sempre di più,fino a quando i suoi occhi non la sovrastarono e il suo respiro non le spostava le ciocche ribelli di capelli.
Lo guardò con aria di sfida e superiorità,capendo che il ragazzo,che ora notava avere una grande cicatrice proprio sotto il mento e due occhi blu enormi,si stesse riferendo ai due uomini che lei aveva messo KO.
«Sono dove meritano di stare,in prigione!»così dicendo gli affondò un ginocchio tra le gambe e con fare quasi felino saltò sulle spalle del ragazzo facendolo cadere a terra. Gli si mise a cavalcioni sul petto stringendo le mani attorno al collo,proprio dove c'era la vena aorta,quella che porta al cuore.
«Fate un passo e lo ammazzo!»minacciò con voce sicura e ferma,tutto il contrario di quello che in realtà sentiva;paura e agitazione regnavano dentro di lei.
Una donna sulla sessantina,in un elegante tailleur grigio,si avvicinò e la scrutava in modo quasi materno«Non lo ucciderai».
«Come sai che non lo farò?».
La vecchia donna le sorrise amorevolmente e le si avvicinò ancora di più. «Wayne non ti ha fatto nulla,lascialo andare. Avrai tutte le risposte che cerchi. Mi chiamo Sophie Garders,sono a capo di questa base e della scuola che si trova in essa. Non voglio farti del male,e ora per favore identificati»la donna aveva assunto un tono più serio e urgente. Lasciò andare quello che doveva essere Wayne,che tossì violentemente,e riprese a respirare avidamente,e si mise difronte Sophie Garders. Si erse in tutta la sua forza e determinazione che l'avevano sempre caratterizzata come una delle più forti giovani spie della sua base e con voce autoritaria si presentò:«Scarlett Hale,diciassette anni,quarto grado della base "Perla"».
Nella stanza c'era un silenzio tombale e si sentiva solo il ronzio delle luci al neon della porta che aveva lasciato aperta alle sue spalle.
«Bene,molto bene. Seguimi mia cara,sarai stanca e quello che sto per raccontarti non ti farà stare meglio». Scarlett seguì Sophie attraverso la folla,tutti le lanciavano sguardi omicidi o curiosi,tranne per un ragazzo che la guardava divertito,per evitare di dargli un pugno in faccia distolse lo sguardo.Entrarono in quello che doveva essere l'ufficio della donna. Tutto in mogano,la scrivania,la libreria,le sedie. C'era un'ampia vetrata dietro la scrivania e molti quadri appesi alle pareti. Accanto alla scrivania c'era anche una gabbietta contenente un piccolo pappagallo azzurro.
«Accomodati,fa come se fossi a casa tua»le disse la signora Garders,facendole segno di accomodarsi su una delle sedie,che di sicuro non potevano essere molto comode,avrebbe preferito un letto.
«Perché sono qui,cosa volete da me,come mai non ricordo nulla di quello che mi è successo?». Le domande le erano uscite a raffica e non se ne vergognava,doveva sapere tutto quello che era accaduto.
«Vedo che sei impaziente,ma ne hai tutto il diritto. Oggi,però,mi limiterò a darti solo alcune informazioni e a tempo debito ti informerò di tutto il resto. La tua base ieri è stata attaccata da Teddy Hock,ti racconterò di lui in seguito,voleva raggiungere una cosa che la tua base ha conservato con molta maestria per duecentotrent'anni,la perla nera,anche di essa ti parlerò in seguito. Fortunatamente non l'ha trovata,e ora arriva la parte peggiore...»si avvicinò alla gabbietta e accarezzò il dorso del pappagallo con fare triste. Scarlett sentiva una strana agitazione crescere dall'interno«...le uniche persone che conoscono la posizione della perla sono i tuoi genitori,che hanno rifiutato di rivelare la posizione di quest'ultima e per questo motivo ora sono prigionieri di Teddy». A Scarlett cadde il mondo addosso,cosa avrebbero fatto ai suoi genitori?Le lacrime rischiavano di inondarle il volto,ma le trattenne,non voleva piangere davanti ad una sconosciuta. «Devo tornare alla base! Devo aiutare gli altri nella ricerca,riportatemi a casa!»alzò il tono della voce e si diresse verso la porta dello studio per uscire ma Sophie la chiamò:«Non c'è più nessuna base,Scarlett,non c'è più nessuno che potrebbe aiutarti lì. Hanno fatto scoppiare in aria tutto,sei rimasta solo tu». A quelle parole le forze le vennero meno,cadde a terra e si lasciò andare alla disperazione,tutti i suoi amici,la sua vita era andata distrutta. Diede un forte strillo,che fece spaventare il pappagallo. Sophie Garders si abbassò sul pavimento e le accarezzò la guancia.
«Te lo prometto Scarlett,Teddy avrà quello che si merita,i tuoi genitori torneranno. Nel frattempo starai qui,ora hai noi,hai me. Non aver paura,ce la faremo».
Scarlett si gettò tra le braccia di quella donna,perché nonostante la sua forza e determinazione era pur sempre una ragazzina,ma promise a se' stessa che avrebbe vendicato tutti. Finché i suoi genitori non avessero parlato erano in salvo,dovevano resistere solo fino a quando lei non li avrebbe raggiunti. Avrebbe ucciso Teddy con le sue mani.
«Frequenterai l'accademia della mia base,la "Spada della rosa",e alloggerai nei dormitori con gli altri. Andrà tutto bene». Sophie continuava ad accarezzarle la testa e Scarlett annuì.
«Grazie signora Garders».
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Black Plan -La Perla Nera
ActionPRIMO LIBRO DELLA TRILOGIA "BLACK PLAN". Se ti svegliassi tra quattro mura fredde? E se tutto quello che conoscevi venisse fatto saltare in aria? Cosa faresti se venissi catapultata in una nuova realtà,dove i ricordi di quel fatidico giorno ti sono...