2: SONO IO IL FUOCO

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Lasciato lo studio di Sophie Garders,quest'ultima accompagnò Scarlett nella sala dove lei aveva attaccato Wayne. C'erano ancora tutti,che,non appena la videro,le puntarono di nuovo gli occhi addosso.
«Perché sono tutti riuniti qui?»domandò Scarlett portandosi una mano alla testa che ancora le doleva. La stanza era molto grande,il soffitto era decorato dalle stesse figure della porta con ghirigori,fiori e spade. Tavoli rotondi erano posizionati lungo tutte le pareti bianche. Un palco,a nord della sala,era addobbato con degli striscioni verdi e un grande pannello di marmo aveva inciso il nome della base "la spada della rosa".
«Una volta al mese ci riuniamo qui per discutere delle varie problematiche»le spiegò semplicemente Sophie,che le fece segno di seguirla proprio accanto al palco dove,una volta raggiunto,si voltò verso Scarlett e le sorrise dolcemente.
«Devo fare un annuncio,stammi vicina». Scarlett annuì e la seguì. Era decisamente imbarazzata,tutte quelle persone la fissavano come se fosse un fenomeno da baraccone o una scimmia chiusa in gabbia allo zoo. Di certo il suo aspetto in quel momento non aiutava. Aveva dovuto affrontare un esplosione e questo spiegava le bruciature dell'uniforme,e il fatto che fosse a brandelli era il chiaro segno di una difficile lotta. Peccato che non ricordasse nulla di quel giorno che doveva essere stato l'inferno,anche se da una parte non ricordare l'orrore che era avvenuto non le dispiaceva. Il suo unico pensiero era quello di salvare i suoi genitori e farla pagare a Teddy Hock.
Sophie prese un telecomando dalla tasca e schiacciò un pulsante che fece emergere dal palco un piccolo sostegno dello stesso materiale del pavimento,legno,con sopra un microfono e,dopo aver picchiettato le dita su di esso per accettarsi che funzionasse,iniziò il suo discorso:«Miei cari,un attimo di attenzione! Come ben sapete,ieri la base "perla" di San Diego è stata violentemente attaccata e,ahimè,fatta esplodere...»la donna si voltò a guardare Scarlett,che ebbe un sussulto a quelle parole,e continuò dicendo:«...la colpa di tutto è da attribuire a Teddy Hock. Quell'uomo voleva arrivare alla "perla nera",della quale non posso divulgare informazioni,ma fortunatamente non è riuscito nel suo intento grazie al sacrificio e alla fedeltà dei genitori di Scarlett. Questi due valorosissimi soldati sono stati rapiti e ora tenuti in ostaggio. Scarlett è sopravvissuta,l'unica e sola. Da oggi farà parte della nostra famiglia e spero le darete il benvenuto che merita».
Sophie le afferrò la mano e la strinse nella sua«te l'ho promesso e lo rifarò qui davanti a tutti,riavrai i tuoi genitori!». Scarlett le sorrise cercando di essere il più riconoscente possibile.
«So che non ricordi nulla di quello che è accaduto ieri,e purtroppo non sappiamo spiegarlo neanche noi. I miei migliori medici hanno confermato che non hai subito nessun trauma cranico. L'unica ipotesi è che tu abbia ingerito qualcosa e che dopo aver fatto effetto,il tuo corpo l'abbia espulso»continuò la direttrice. Scarlett notò le rughe sul suo viso e dei capelli,raccolti in uno chignon,bianchi ai lati delle tempie.Le sue unghie erano levigate e colorate di un rosso fuoco,le mani massicce e ruvide.
«Per concludere...Wayne,accompagna Scarlett a fare il giro della base e prendile un uniforme. Infine portala da Mr. Toll,le assegnerà una stanza».
Wayne si avvicinò con un chiaro disappunto sul volto e il collo che gli faceva ancora male a causa della presa omicida della ragazza.
Scarlett temeva che una volta fuori dalla sala l'avrebbe atterrata.
«Seguimi»le disse Wayne brusco e lei lanciando una rapida occhiata a Sophie,che la incitò con uno dei suoi soliti sorrisi smielati a seguirlo,lasciò la sala e si diresse verso il ragazzo che proseguiva a passo spedito.

Nessuno dei due proferì parola mentre percorrevano gli ampi corridoi e scendevano le scale di marmo nero. Era tutto curato nei minimi particolari. Non sembrava una comune base ma piuttosto un antico palazzo reale,era davvero magnifico.
Wayne proseguì verso quella che sembrava l'uscita.
«Non dovevi farmi vedere la base?»gli chiese e il suo tono risultò debole e tentennante.
Il ragazzo non la degnò di uno sguardo e continuò imperterrito. Una volta attraversata la porta che conduceva all'esterno,l'aria fresca percorse il corpo di Scarlett facendola rabbrividire. Fuori da quel palazzo,nel quale era stata tenuta prigioniera e dove aveva appreso due notizie che l'avevano sconvolta,tutto era immerso nella natura. Altri capannoni di pietra nera erano immersi tra gli alberi e ognuno era segnato con un numero. Capì che i due palazzi in cui era appena stata non erano altro che una piccola parte di quella che realmente era la base.
«Infatti è quello che sto facendo»le rispose dopo un po' accennando un ghigno«ora ti porto al padiglione "sette". È dove abbiamo le uniformi,le scarpe e altri indumenti».
All'interno del padiglione "sette" c'erano all'incirca migliaia di uniformi verdi,di vari modelli e grandezze.
«Che taglia hai?»le chiese il ragazzo dirigendosi verso una sorta di armadio di metallo,dove vi erano appese uniformi che sembravano essere appositamente per le donne.
«Non si chiede la taglia ad una ragazza,faccio da sola». Wayne sbuffò sonoramente «Ti aspetto fuori,muoviti».
Scarlett fu felice di restare da sola,quel ragazzo le metteva agitazione.
Trovò un'uniforme della sua taglia e raggiunse il biondo dagli occhi azzurri.
Senza rivolgerle nessuna parola proseguì certo che lei lo avrebbe seguito.
«Ora dove andiamo?». La curiosità era parte di Scarlett,amava sapere le cose,le dava un senso di potere e superiorità.
«Non ho nessun intenzione di farti da guida,ti porto direttamente da Mr. Toll.». Quel ragazzo era incredibilmente scontroso. Quando l'aveva attaccato era solo perché credeva di essere in pericolo,Scarlett ne era sicura,lui avrebbe fatto lo stesso.
«Mi dispiace,per prima». Sperava di poter riparare al danno scusandosi.
Wayne si fermò di scatto e con fare minaccioso la guardò dall'alto dei suoi dieci centimetri in più«non voglio le tue scuse,stammi alla larga e basta».
Scarlett indietreggiò e si morse il labbro per evitare di dire qualcosa che avrebbe peggiorato la situzione.
«Lascialo perdere,è solo arrabbiato perché gli hai fatto fare la figura dell'idiota. Anche se non mi spiego perché tanto risentimento,secondo me sei sempre un'idiota».
Un ragazzo dai capelli ribelli era appoggiato a un muro e li guardava divertito. Scarlett ricordò di averlo già visto da qualche parte e,soffermandosi su quel sorriso beffardo,si ricordò di lui e di quando circa un'ora prima,quando Sophie la stava portando nel suo ufficio,fosse stato l'unico ad avere un' aria divertita.
«Tu vuoi proprio farti male,razza di imbecille!»sbottò Wayne avvicinandosi furioso al ragazzo e prendendolo per il
collo sollevandolo di qualche centimetro.
«Andiamo Wayne,sei tu quello che non deve giocare con il fuoco»gli sorrise il ragazzo senza degnarsi di difendersi.
«E il fuoco saresti tu?».Wayne strinse ancora di più e a quel punto il ragazzo con una mossa fulminea,senza dare il tempo a Scarlett di capire quello che stava accadendo,buttò Wayne a terra e lo bloccò nello stesso identico modo di lei.
«Sì,sono io il fuoco».
Il ragazzo lasciò andare il biondino antipatico,si spazzolò l'uniforme sporca di terriccio e si avvicinò a Scarlett. La fissava intensamente negli occhi,aveva uno sguardo così penetrante,nonostante il semplice castano dei suoi occhi.
«Perché mi fissi?»gli domandò innervosendosi,non riusciva a tenere il suo sguardo e questo le dava enormemente fastidio,inoltre non trovava educato il fatto che lui la fissasse in quel modo.
Il ragazzo sembrò svegliarsi da una chissà quale ipnosi e il sorriso gli tornò sul volto.
«Hai un moscerino trai capelli»affermò scrutandola dall'alto verso il basso.
Scarlett si spettinò i capelli,già orribili,per mandare via l'insetto.
«Chi sei?».
Lui si voltò verso Wayne che si era alzato e che furioso e imprecante stava andando via,per poi riportare lo sguardo sulla ragazza dall'aria distrutta.«Mi chiamo Frederick,ma per tutti sono Fred»le porse la mano che lei strinse.
«Io sono Scarlett Hale».
«So benissimo chi sei» e il suo sguardo per un attimo sembrò...angosciato? Ma fu solo un attimo.
«Oh,ehm,puoi accompagnarmi tu da Mr.Toll?».
Luì annuì,tornò il Fred con il sorriso beffardo stampato in viso e prese a guidarla verso le stradine costeggiate dagli alberi e di tanto in tanto le indicava i vari padiglioni«quello è dove ho fatto esplodere una bomba colorata puzzolente». Scarlett non poteva non ridere,Fred era stravagante,esuberante e molto narcisista. Questa sua personalità eccentrica lo rendeva una persona di piacevole compagnia.
«Da quanto tempo sei qui?»gli chiese raggiungendolo accanto ad un padiglione più grande rispetto agli altri.
Questo aveva molte finestre e,anziché essere numerato,aveva un'insegna in oro sull'entrata:" la spada forgiata con amore e devozione è una rosa che cresce sana e forte".
«Da un po'»le rispose distrattamente mentre apriva le ampie porte di metallo scuro. Scarlett,capendo che il ragazzo non intendeva continuare quel discorso, lasciò perdere.
Nella hall c'era un uomo dietro un bancone,che fungeva da reception.
«Mr.Toll! Una camera alla signorina,grazie». L'uomo non sembrò molto felice di vedere Fred,quel ragazzo non doveva essere molto amato.
«Frederick,non ho tempo con i tuoi scherzi e le tue battutine! Non abbiamo tutti tempo da perdere».
Il ragazzo si fece più vicino a Scarlett e le sussurrò all'orecchio:«è segretamente innamorato di me,come tutti del resto».
«Tranne me»gli rispose di rimando sorridendogli.
In realtà,l'aspetto di Fred era davvero grandevole,oh stupidaggini,era davvero bello! Ma era abbastanza arrogante,anzi esageratamente arrogante.
Fred finse di avere un attacco di cuore e di essere disperato«Oh no! Il mio cuore non può reggere un simile affronto». Svenne e si finse morto;Scarlett scoppiò a ridere,invece Mr.Toll si portò una mano al viso,esasperato.
«Signorina,le serve davvero una stanza?».
«Sì,la signora Garders mi ha detto di rivolgermi a lei». Mr.Toll si abbassò sotto il bancone e prese una chiave.«Stanza trecento,è vuota,può prenderla lei»le disse consegnandogliela e aggiunse:«renditi utile Fred,accompagnala».
Il ragazzo si alzò da il suo stato di finto morto e,prendendola per il braccio,la trascinò verso l'ascensore. Schiacciò un pulsante sul lato destro e le porte anziché aprirsi su quello che dovrebbe essere il normale interno di un ascensore,si aprì su un giardino accerchiato da quello che era il padiglione. Scarlett rimase esterrefatta dalla bellezza di quel giardino. C'erano delle panchine,una bella fontana,con una statua di marmo raffigurante un soldato con una spada nella mano destra,al centro,e cespugli colmi di rose.
«Vieni,la stanza trecento si trova nella parte nord del dormitorio»dichiarò Fred.
Attraversarono il giardino e risalirono le scale che portavano ai dormitori. I corridoi non avevano la parete dal lato del giardino e le porte delle varie camere si susseguivano sulla parete opposta.
«Eccoci arrivati,stanza trecento. La mia è la trecento dodici,se avessi voglia di un po' di compagnia...»le fece un occhiolino malizioso che Scarlett liquidò con un gesto della mano«...oh,non sai cosa ti perdi. Il mio lavoro è compiuto,ci vediamo in giro Hale».
Scarlett gli sorrise e lo salutò:«Grazie,ci vediamo in giro...ehm,qual è il tuo cognome?».
Fred,che si stava dirigendo verso la sua stanza,si fermò senza voltarsi. Scarlett capì dal guizzo sulla guancia che stava sorridendo.
«Per il momento,Scarlett,ti basta sapere che mi chiamo Fred».

Black Plan -La Perla NeraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora