far away.

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L'orologio proietta sul soffitto le undici di sera, quell'aggeggio l'aveva comprato Dilemma al mercato. Continuava a dire che semmai si sarebbe svegliata di notte avrebbe guardato il soffitto e avrebbe subito saputo che ore erano. Credevo fosse una cosa inutile, ma forse non lo é del tutto.
L'idea di scappare di casa mi frullava in testa da settimane, forse mesi, e stasera è la sera perfetta per farlo. Mia sorella maggiore non é in stanza con me, il suo ragazzo l'ha invitata ad una festa non lontana da qui, Danger e gli altri due marmocchi dormono nell'altra stanza mentre mamma al piano di sotto russa come una campana.
Prendo il borsone che avevo nascosto sotto al letto due sere prima, apro il mio portafoglio e ci trovo dentro circa 500 dollari, sono pochi ma spero bastino.
Guardo per l'ultima volta la mia stanza e sospirando chiudo la porta alle mie spalle.
Una volta al piano di sotto prendo una mela e la metto nello zainetto, semmai mi sarebbe venuta fame.
Inizio a guardare la casa e quasi mi sembra strano questo silenzio che si é creato attorno a me, è qualcosa che non ho mai provato sotto queste mura.
Senza pensarci due volte chiudo la porta alle mie spalle, sospiro, e mi incammino verso la stazione dei treni.

Sono giunta a destinazione, la cittá è buia e spenta, in lontananza si sentono degli schiamazzi e io inizio a sentirmi sola.
Infondo non ho mai amato il caos; ho sempre desiderato restare in solitudine ma ora come ora non mi sento affatto a mio agio. Mi guardo attorno cercando di trovare qualcuno o qualcosa che mi faccia capire dove poter trovare un motel o un b&b il più in fretta possibile.
"Scusate ragazzi!" Esclamo per attirare la loro attenzione.
"Cerchi rogne per caso?" Il più alto di loro si avvicina bruscamente, sputando a terra e subito dopo lanciando la sigaretta che poco prima aveva alla bocca.
"No." Cerco di essere calma e pacata.
"Ragazzi." Attira la loro attenzione con un gesto. "La signorinella qui deve avere molto denaro." Fissa la mia borsa e fa un ghigno.
"Cosa? No vi prego, allontanatevi." Cerco di sfuggire alla presa del "capo banda" ma mi strattona e con un colpo allo stomaco mi butta a terra prendendo il mio zaino e scappando via assieme agli altri.
Con fatica riesco ad alzarmi, mi sistemo e inizio a vagare nella fredda New York. Il dolore allo stomaco aumenta sempre più e mi scrollo la polvere di dosso come per dimenticarmi di quella brutta scena.
Davanti ai miei occhi appare un'insegna che trasmette la scritta "pub" e senza pensarci due volte ci entro.

Sono seduta su uno sgabello abbastanza scomodo, è rosso, come quello nella mia cucina.
Sono circa le 06:00 del mattino, il mio telefono inizia a squillare ininterrottamente e io lo ignoro.
"Cosa ti porto?" Il barista si sta asciugando le mani unte con uno strofinaccio e mi sorride.
Mi guardo intorno, mi passo nervosamente la mano dietro al collo e ordino del whisky.
In poco tempo sono passata a ben quattro bicchieri, senza nemmeno rendermene conto.
Sono anche senza un soldo, quei ragazzi di prima mi hanno svuotato le tasche.
"Cosa ci fa una ragazza così graziosa di prima mattina in un pub a New York?" Un ragazzo abbastanza alto, con dei capelli ricci e uno sguardo ruggente mi si siede accanto.
"In realtà sono scappata di casa." Gesticolo impacciata.

Catastrophe.{h.s}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora