new day, new life.

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Un anno dopo.

"Mio dio mamma, è il mio primo giorno all'università non è che sto andando in guerra!" sbuffo nel sentire mia madre preoccupata per la mia partenza.
"Lo so tesoro, ma saremo km e km lontane. Sono pur sempre tua madre." mi dà un caloroso abbraccio.
"Sorellina!" arriva Justice a pizzicarmi la pancia. "Poi torni?"
"Solo se lasci in pace la mia pancia." le sorriso cercando di convincerla a lasciare la presa.
Si avvicinano anche Domino e Danger, Dilemma oggi non c'era visto che il nuovo lavoro la obbliga a stare molto fuori casa.
È così brutto dire addio anche se so che non è un vero e proprio addio ma è tutto temporaneo, li dovrò pur rivedere. Mi sto buttando in questa novità che mi porterà a conoscere nuove persone, a fare nuove esperienze ed iniziare la mia nuova vita lontano da tutti e tutto. Ho preso sta decisione già da tempo, già da sempre, sono cresciuta odiando la mia famiglia e il solo pensiero di potermene andare lontano da loro mi solleva ma nello stesso tempo mi divora. Aspettavo sto giorno da anni, eppure proprio ora che sta succedendo provo malinconia.
"Dai mamma, basta con le smancerie." mi scrollo e prendo la valigia.
"Ti vuoi proprio sbarazzare di me eh?!" incrocia le braccia e alza un sopracciglio.
"Beccata!" inizio a ridere baciandola e abbracciandola di nuovo per poi passare a salutare i miei fratelli.
"Salutatemi papà." aggiungo poi.

"Tu devi essere Catastrophe."
Una ragazza bruna, magra e alta si avvicina a me con un sorriso a 32 denti.
"Oh sì, tu sei la mia coinquilina?" mi porge la mano e l'afferro. 
"Esatto, sono Kendall." dice pimpante. "Ti devo assolutamente presentare gli altri." aggiunge poi sempre più elettrizzata.
"Ma veramente io sono appena arrivata e sono un po' stanca." mi gratto la testa impacciata.
"New York non va d'accordo con la parola stanca." batte il piede a terra incrociando le braccia.
"Okay va bene." scuoto la testa seguendola fuori dal dormitorio.
"Perché questo nome così buffo?" mi chiede mentre camminiamo.
"Mia madre ad ogni gravidanza che ha avuto ha deciso di darci un nome strano." spiego.
"Si ma perché Catastrophe?"
"Perché non appena uno di noi nasceva, lei soltanto guardandolo lo associava a qualcosa e appena ha visto me ha pensato che ero una catastrofe visto il parto doloroso che le ho fatto passare." continuo a spiegare.
"Ma è un dispregiativo, lo sai?" corruga la fronte.
"E questo ti fa capire come deve essere il rapporto con mia madre." sorrido falsamente.
"Che merda." fa una smorfia. "Vieni, ti presento il mio gruppo." mi tira per un braccio.
"Ragazzi." attira l'attenzione. "Vi presento la nuova arrivata."
"Hey!" si avvicina una ragazza dai capelli rossi e piena di lentiggini. "Io sono Miranda."
"Piacere, Catastrophe." le sorrido.
"Ma che strano nome." commenta un ragazzo.
"Già." rispondo quasi seccata.
"Bene bene, le presentazioni le rimandiamo a dopo. Insomma, è il suo primo giorno a New York, dobbiamo farla divertire!" dice entusiasta Kendall seguita dagli schiamazzi degli altri ragazzi.
Io odio questo genere di cose, mi sono fatta ore di viaggio ed ero pronta a rilassarmi nel mio nuovo letto e invece ora mi ritrovo nella New York notturna con ragazzi che nemmeno conosco.
"Andiamo a bere qualcosa." propone Kendall spostandosi da me e raggiungendo un ragazzo all'inizio del gruppo.
Sembriamo una mandria di animali, sparsi per tutto il marciapiede senza una linea dritta da seguire.
"Cosa ti ha portata qui?" Mi chiede un ragazzo del gruppo avvicinandosi a me.
"La disperazione in parte." sospiro.
"Alla tua età già con dei problemi?" si stupisce.
"Che merda vero?" faccio una smorfia.
"Vedrai che tutti i problemi svaniranno qua, New York è magica." si ferma per guardare il cielo e mi posiziono accanto a lui imitandolo.
"Non è bellissimo?" mi chiede poi.

flashback.
"Tua figlia è una delusione per tutti, io mi vergogno a dover dire che sono suo padre."
"È anche tua figlia non solo la mia! Quindi le responsabilità sono di entrambi."
"Sai quanto può essere umiliante per un padre vedere la propria figlia in quello stato?!"
"Perché per una madre non lo è? Non esisti solo e unicamente tu lo vuoi capire? Ora sono problemi nostri."
"Nostri?"
"Si mi hai sentito bene, nostri."

Siamo arrivati in un pub parecchio lontano dall'università, ma dicono che ci sono dei cocktail molto buoni.
"Chi entra ultimo offre da bere!" Grida Kendall all'inizio della fila e tutti quanti iniziano a dimenarsi e correre per arrivare primi.
"Nuova arrivata, tira fuori il portafoglio." ridacchia Miranda.
Non bastava solo essere in un pub invece che sul mio letto, ma dovevo pure pagare.
"E va bene, ma non approfittatene" ricambio la risata.
Non appena mi siedo in uno degli sgabelli mi torna in mente tutto quanto.
Questo è il pub in cui ero venuta la mattina che ero scappata di casa, un anno fa, ci sono ancora gli stessi sgabelli rossi e la stessa atmosfera rustica.
D'istinto mi volto verso il tavolo dietro per vedere se quel ragazzo che mi aveva accompagnata a casa fosse presente, ma ovviamente non c'era.
Rimango quasi incantata immergendomi nei miei pensieri, chissà che fine ha fatto.
"Sveglia! tu cosa prendi?" mi chiede Kendall.
"No per me niente alcolici, prendo una limonata." le rispondo ritornando coi piedi per terra.
"Ma fammi il piacere!" esclama. "Tieni, assaggia." mi porge un bicchiere con qualcosa di rosato all'interno e butto giù facendola contenta.
"Buono eh?" mi chiede sperando in una risposta positiva.
"Si dai." annuisco.
In realtà mi faceva davvero molto schifo.
"Facciamoci una foto" prende il suo iPhone e lo mette posizionato davanti alle nostre facce, le do un bel bacio sulle guance e si scatta la foto.
"Bellissima!" esclama entusiasta.
Questa ragazza è quel tipo che anima le feste, il prezzemolo nei piatti per far sì che siano perfetti, quello sprizzo di euforia in questo gruppo. Già mi trasmette allegria.

Catastrophe.{h.s}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora