Quella Maledetta Sera

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Mi misi le scarpe ed uscii di casa.
Presi il bus dove trovai incredibilmente un posto da sedere. Ero stanca perché la notte precedente mi ero messa a dormire molto tardi... questo perché mi ero persa tra i pensieri che riguardavano Jacob.

Quando varcai la porta della classe c'erano sempre i gruppetti di ragazze che chiacchieravano tra loro... Non che mi dispiacesse non essere inclusa ma realizzai che il mio unico amico in quella scuola era proprio Jake.
Mi sedetti nel mio banco e come sempre lui era già li a dormire. Scrutai i suoi ciuffi biondi spettinati. Mi ci incantai proprio, tanto che lui ad un certo punto alzò la testa e si avvicinò a me lasciando solo pochi centimetri di distanza tra i nostri visi <<Invece di guardarmi i capelli come se stessi cercando i pidocchi, dammi il tuo cellulare>> mi ordinò.
<<Che?>> chiesi imbarazzata perché mi aveva scoperta.
<<Dammelo>> continuò serio.
Glielo porsi continuando a non capire. Non avevo nulla da nascondere, tanto non mi scrivevo con praticamente nessuno e di foto ne avevo ben poche.
Vedo che inizia a scrivere un messaggio e, neanche il tempo di chiedergli cosa stesse facendo, che l'aveva già inviato.
<<Ora ho il tuo numero.>>
<<Non potevi semplicemente chiedermelo?>> chiesi
<<No perché poi tu non avresti avuto il mio>>
Ahh che tipo.

Il giorno dopo sarebbero iniziate le vacanze di carnevale che sarebbero durate tre giorni. Finalmente potevo rilassarmi un po' con lo studio. Jacob inaspettatamente mi chiese se ci saremmo visti anche fuori scuola.
<<In che senso?>>
<<È un modo cortese per chiederti se domani vuoi uscire>> mi guardò dritto negli occhi aspettando una risposta.
<<S-si! Va bene>>
<<Ok>> e si rimise a dormire sul banco.

Il giorno dopo mi svegliai davvero sul tardi. Pigramente mi diressi a fare colazione con mia madre in cucina. Mi vestii con dei jeans Leggermente strappati e una maglia a maniche lunghe che mi faceva stare al calduccio.
Mi arrivò un messaggio che diceva "Sono Jake, alle 20 sotto casa tua che ceniamo fuori"
Gli risposi che sarei stata puntuale.
Feci un giro fuori per prendere una boccata d'aria e pranzai con un toast in un bar.
Passai tutto la giornata a passeggiare per le strade senza una meta. Arrivarono le 19. Era già buio perché, essendo inverno, le giornate duravano di meno.
Stavo facendo la strada di ritorno verso casa a piedi perché non conoscevo un bus che fosse diretto per dove abito da dove mi trovavo.
Ad un certo punto mi venne addosso un ragazzo sulla venticinquina. Era chiaramente sbronzo se non anche fatto. Scontrandosi per sbaglio con me mi adocchiò.
<<Ma guarda cosa abbiamo qui...>> sorrise squadrandomi dalla testa ai piedi.
Non lo conoscevo perciò non capivo cosa intendesse con "guarda cosa abbiamo qui".
<<Sei proprio carina>> mi accarezzò la guancia.
Io impietrita non sapevo cosa fare.
<<Vieni con me>> mi prese per un polso stringendolo con una forza che pensavo a momenti me l' avrebbe rotto.
<<Lasciami... Devo andare a casa, si può sapere cosa vuoi da me?!>> mi inizai a dimenare.
<<Hey... Devo ancora iniziare! Scoprirai presto cosa voglio da te...>> mi sorrise con fare malizioso.
<<Ti prego lasciami!>> iniziai ad avere seriamente paura. Ormai mi aveva trascinato in un vicolo buio, sporco ed isolato.
Poi mi spinse per terra.
<<Eccoci. Qui non ci disturberà nessuno.>>
Mi cercai di alzare visto che mi aveva mollata dalla sua presa ma subito salì a cavalcioni su di me.
<<Dove credi di andare?>> mi afferrò la maglietta e la sollevò. Iniziai a dimenarmi ancora più di prima. Mi iniziò a baciare in modo forsennato, mordendomi forte in ogni punto dove poteva accedere.
Arrivò il momento in cui tirò fuori un coltellino dalla tasca dei pantaloni. Lì pensai mi avrebbe sgozzata.
Fu molto peggio: usandolo mi strappò i jeans, lacerandoli completamente. Fu il turno delle mutandine. Senza scrupolo mi aveva denudata completamente. Mancava solo il reggiseno che, come non detto, slacciò subito dopo. Io piangevo, mi dimenavo ma lui mi bloccava con le sue forti mani. Iniziò a farmi succhiotti ovunque. Non mi piaceva. Era orribile. Mi faceva schifo. Non era come con Jake. Era una cosa completamente diversa. Iniziò a scendere sempre di più. Era all'interno coscia quando mi morse prepotentemente. Lanciai un urlo di dolore. Mi tappò la bocca. Gli occhi lacrimano senza sosta sapendo la meta a cui puntava.
Scese ancora e arrivo nel mio punto sensibile. Continuavo a strizzare gli occhi, per poi riaprirli, come per cambiare scenario. Non sapevo che fare.
Si tolse i pantaloni e i boxer. Sgranai gli occhi. Non poteva farlo. Non poteva essere il primo. Non volevo. Non doveva. NO.
<<Siamo pronte signorina?>> mi chiese con un sorriso che non vedeva l'ora di farlo.
Con la bocca ancora tappata, urlai.
Non lo potevo fermare. Pensai a Jacob. Se solo fosse stato da quelle parti mi avrebbe potuta sentire.
<<Tre...Due...Uno...>> contò l'uomo. Sperai che quel conto alla rovescia non finisse più.
Quando però arrivò allo zero...
Spinse il suo membro dentro di me.
Urlai così forte che davvero Jake forse avrebbe potuto sentirmi.
Gridavo, piangevo, mi dimenavo.
Era un incubo. Lui continuava a penetrarmi. Volevo morire.
Sanguinavo e lui lo notò <<Ohh ho beccato una verginella eh?>> era soddisfatto.
<<Ti prego>> sussurrai quando mi tolse le mani dalla bocca.
<<Guarda... Non ti vengo dentro solo perché potresti rimanere davvero incinta e dopo tuo padre mi verrebbe a cercare>> si mise a ridere. Io ebbi una stretta al cuore pensando che mio padre non sarebbe potuto mai andarlo a cercare standosene in una fottuta tomba.
Ovviamente non lo dissi... Era l'unica cosa che poteva fermarlo.
Non ne potevo più. Mi percuoteva mentre andava sempre più in fondo, spingendo.
Io ormai ero senza forze, non opponevo neanche più resistenza, non riuscivo più a capire nulla. Guardavo in alto il vuoto.
Finalmente, dopo troppo tempo, venne e come promesso lo fece fuori. Quando ebbe finito, mi lasciò li. Come uno straccio. Io non avevo la forza di sollevarmi, né di spostarmi. Mi ricordai di avere il telefono ma non volevo chiamare mia mamma. Non avrei sopportato che lei soffrisse per colpa mia. Chiamai il contatto "Jake".
Era l'unico.
<<Pronto? Dove sei finita?>> era la sua voce calda ma fredda allo stesso tempo.
Sentendola mi si strinse la gola e mi misi di nuovo a piangere.
<<Jacob>> dissi con un sospiro ed un filo di voce, tra le lacrime.
<<Che succede?>> chiese allarmato.
<<Ti prego... Non so dove mi trovo... Ho bisogno di te.>> gli risposi piangendo.
<<Che cazzo ti è successo?!>> mi chiese agitato
<<Per favore...>> piangevo a dirotto. Non riuscivo a parlare. E poi avevo così freddo... Ero senza niente addosso ed eravamo in inverno.
<<Mandami la tua posizione>> disse serissimo. Potevo percepire che era agitato.
Lo feci e aspettai quella che mi sembrò un eternità. Ero sempre li, a tremare. Non mi ero mossa di un centimetro. Avevo chiuso gli occhi per non vedere il luogo in cui mi trovavo. Volevo un po' di pace.
<<PORCA PUTTANA>> disse una voce.
<<Jake...>> sussurrai.
<<Stai zitta e non ti muovere>> mi disse togliendosi la giacca e mettendomela sopra. Finalmente un po' di caldo. Mi prese in braccio a mo' di sposa. Mi appoggiai al suo petto e scoppiai ancora una volta a piangere. Finalmente ero al sicuro.

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