Chapter 3

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Rispetto la libertà del popolo e l'uguaglianza di ogni suddito, prendendo coscienza del mio dovere di tutelare questi inviolabili e naturali diritti. Allo stesso modo garantisco il diritto di ogni persona all'integrità fisica, psichica, sociale e, nel limite delle possibilità, morale.
Nessun uomo nel mio regno che abbia infranto il diritto altrui resterà impunito.

~ dal giuramento dei sovrani di Phados

D'istinto mi porto una mano tremante sulla bocca per non gridare, per soffocare l'urlo che già mi è nato in gola. Mi salgono le lacrime agli occhi, ma riesco a spostarmi dalla soglia della porta per farli passare. Nessuno dice una parola, solo una carezza di mio padre mi dà la forza di cacciare indietro le lacrime e tentare di ricompormi. Il loro sguardo sembra mortificato e afflitto, ma non ne posso essere sicura: i tagli incrociati sembrano essere stati studiati apposta per togliere la dolcezza naturale di un viso, e l'identità al soggetto. Sembra così crudele, anche per essere stato scelto da Anon... Ma forse la penso così solo perché non sono del tutto lucida.
Esausti si trascinano fino al divano. Cosa accidenti è successo? Vorrei tanto chiedere, ma mi sembrano sconvolti quanto me. Solo... Rassegnati, come se avessero già preso coscienza di ciò che è accaduto. Io no, invece, sto solo bruciando. So che sono marchiati, so che verranno uccisi. Ma è come se questo concetto non mi volesse entrare nella testa, rimane vero, concreto, reale, ma fuori. "Metabolizzerò" penso, sembra la cosa giusta da dire a sé stessi in situazioni del genere.

Andrew mi guarda, aspettando forse che faccia qualcosa, ma sono proprio a corto di idee, temo. Così vado a sedermi accanto ai miei genitori, mentre Drew prende due bicchieri di acqua. Nessuno dei tre accenna a versare una lacrima.
-Vi preparo un bagno, ne parliamo dopo, okay?- mia madre annuisce alla mia proposta e vado in bagno per aprire l'acqua calda della vasca, approfittandone per prendere un bel respiro e far tornare lo stomaco al suo posto. Non mi posso assolutamente permettere di cedere al panico, devo restare lucida, devo farlo anche al posto loro. Non posso lasciarmi andare ora, devo tenere su tutto quanto. "Sarò la colonna, sarò la colonna..." continuo a ripetermi, fino a quando non mi entra bene in testa. Ce la posso fare, terrò duro e troverò una soluzione.
Quando torno nel salotto Drew sta parlando di Jeremy ai miei, ma il discorso si interrompe appena entro.
-La nostra esecuzione è fissata per dopodomani- non me lo aspettavo. O meglio, me lo aspettavo, ma non credevo che mia madre sarebbe stata capace di dire una cosa simile senza mezzi termini, senza perdere la calma. Non so se questo mi aiuterà a concepire ciò che sta accadendo, o mi terrà imprigionata in questa situazione surreale.
Tutto ciò che sento è il cuore sprofondare, implodere. Come qualcosa che viene colpito da una mazza da baseball e diventa concavo. Sento solo un senso di oppressione che mi toglie il fiato, niente spilli.
Mi ripeto che ce la farò, che mi inventerò qualcosa, che li salverò. Il fatto è che ora non si tratta di salvare me dai kres. Si tratta di salvare loro da morte certa.
Annuisco, sedendomi accanto a lei e prendendole la mano. Vorrei guardarla negli occhi, ma non ci riesco.
-Parlerò con Charlotte, starete con lei- sta per morire e pensa a noi. Vorrei essere forte come lei, ma non posso. Non riuscirò ad accettare che muoiano.
-Va bene. Vi preparo qualcosa, magari un the?- maschero le mie intenzioni voltandomi verso Andrew, so che mia madre mi leggerebbe negli occhi la verità, non credo che sarebbe d'accordo. Ma se per provare a salvarli devo mentire anche a loro, sono disposta a farlo.
I miei genitori accettano prima di cominciare a parlottare sommessamente e mi sposto nell'angolo della cucina, seguita da Andrew. È palese che tutti stiano tentando di simulare un minimo di normalità, forse è il primo passo, quello per allontanare la paura, o almeno illudersi di farlo.
-Cos'hai in mente?- sussurra Drew al mio orecchio, mentre armeggio con il pentolino dell'acqua e le tazze.
-Sto ancora pensando... Ma stanne fuori, te lo chiedo come favore, sia a te stesso che a me- se rischierò di farmi uccidere non voglio che lui ne sia coinvolto. Ha una famiglia, una vita. Delle possibilità, molte di più di quante ne abbia io.

***

Infilo i lacci negli ultimi due passanti e li tiro, facendo aderire la stoffa nera al busto di mia madre. Ha scelto questo vestito per la sua morte, piuttosto audace. Sembra una specie di principessa guerriera, o qualcosa del genere. In ogni caso non morirà: questa città è molto più piena di ribelli di quanto pensassi.
È nato tutto dalla discussione con Andrew di ieri mattina, non sono riuscita a tenerlo fuori dal piano, ma almeno lontano dal punto più pericoloso.
Dopo essere ricorsi ad ogni idea immaginabile, ci siamo trovati costretti a chiedere una mano ai nuovi marchiati. Abbiamo trovato un gruppo formato da una quindicina di loro, tutti uomini tra i venti e i quarant'anni. Nessuno di loro è sembrato particolarmente propenso a raccontare il motivo del proprio marchio, ma sono stati molto collaborativi. Hanno passato la giornata di ieri a piazzare esplosivo nelle fogne e a cercare i punti in cui le tubature del gas possono essere forzate. Abbiamo il vantaggio di avere la città completamente vuota, dal momento che tutti sono obbligati a trovarsi nella piazza per l'esecuzione esattamente alle due e mezza. Non so esattamente il resto del piano, i marchiati hanno accettato di aiutarci solo se "fossimo stati nel nostro", credo che abbiano organizzato qualcosa di più grosso. Tutto ciò che siamo riusciti a farci rivelare, è che centinaia di persone si stanno preparando. Non una parola di più.
Per me va bene qualsiasi progetto, a patto che includa la mia famiglia viva e al sicuro.

È quasi l'una, dei kres dovrebbero venire a prendere i miei genitori da un momento all'altro.
-Fatto- le dico facendola voltare e aggiustandole i capelli dietro le spalle. -Al secondo fischio prendi papà e scappate, mischiatevi alla folla, poi correte verso sud-ovest. Non dire una parola, non cambierò idea. Ci vediamo all'incrocio 381- lascio entrare in me il suo sguardo senza sentirmi in colpa, lo sto facendo per loro.
Si sposta nell'altra stanza e quando la seguo trovo mio padre annuire, anche se gli leggo la contrarietà negli occhi quando li volge a me.
Andrew esce dalla camera di Jeremy con il piccolo sulle spalle. Nonostante abbia meno della metà dei miei anni forse ha capito meglio di me a cosa stiamo andando incontro. Io cerco solo di fare qualcosa, non c'è stato il tempo di fermarsi a pensare.
Come previsto dei pugni si infrangono sulla porta, sembra tutto così surreale... Ci abbracciano silenziosamente prima di avvicinarsi all'uscio, tenendosi per mano. Andrew mi cinge la vita e mi trascina indietro, nel corridoio. Mi sento come se avessi ovatta nelle orecchie. Stiamo attenti a non respirare troppo forte, chiudo gli occhi. Poi il legno viene chiuso con un tonfo, ci siamo solo noi tra queste mura.
La mia nebbia si dissolve mentre Jeremy se ne sta seduto sulle spalle di Drew, appoggia il mento sulle mani incrociate sopra i capelli del ragazzo. L'ultima nube esce assieme al mio respiro, un paio di ore prima dell'Inferno.

HELLO, IT'S ME... NO. US.
Ci prendiamo questo spazio per mettervi al corrente di una questione molto importante.
Da qualche anno si sta verificando un fenomeno chiamato dagli esperti estinzione delle fate, infatti da qui a due anni Trilly&Co saranno sparite. Per questo vi chiediamo di mettervi una mano sulla coscienza e di fare un piccolo gesto per salvare una fata. È molto semplice: basta cliccare sulla stellina qua sotto (inoltre anche la stellina sarà più contenta in quanto diventerà colorata) grazie mille per la collaborazione! ❤😚
KISSES

✨Silvi&Vale

p.s. per il prossimo capitolo si preannuncia azione ;)

p.p.s. ci scusiamo per la lunga attesa e per il capitolo breve, è una parte di passaggio. Andiamo subito a scrivere il prossimo. :)

Braves - the third cityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora