3.Capitolo~

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"A volte, ho sempre avuto la sensazione di essere sbagliato, continuavo a dire di essere un eroe, lo sono però sembra che  sbagli in tutto..
Sono un eroe, per metà forse, salvo la gente, il mondo, la mia nazione però perché... PERCHE' non riesco a salvare anche lui come gli altri?!"

Delle lacrime scesero lungo il viso dell'americano pensando queste parole dolorose mentre correva sempre più veloce lontano dalla casa di Arthur. Si tolse quasi subito gli occhiali, mettendo il proprio braccio sugli occhi per asciugare con il giubbino marrone che indossava sempre quelle dannatissime lacrime che non avevano intenzione di smettere.. Ma poi, perché piangeva? Non era la prima volta che Arthur lo cacciava in questo modo.

Corse velocemente verso l'aereoporto, non ne voleva sapere niente più di Arthur, ci aveva provato,ritentato, e ancora una volta riprovato con il tentativo di farsi perdonare e magari diventare amici.. Ma evidentemente l'altro non sapeva neanche il significato di tale parola. L'aereo per Washington, America stava per partire, Alfred salì a bordo, guardando per l'ultima volta Londra, il Big Bang, la London Eye e la casa di Arthur, prima di abbassare la tendina e accoccolarsi al sedile cercando di calmarsi, era distrutto interiormente, perché doveva soffrire il quel modo..?

Arthur si staccò dopo un po dalla porta, portando le mani verso il viso con il tentativo di riprendersi, poi, con la manica asciugare le lacrime che erano scese. Nonostante avesse gli occhi lucidi e un forte mal di testa notò il pacco sulla sua scrivania. "For Arthur" c'era scritto... -Un pacco... Per me...?.-

Gli si avvicinò, toccandolo con la mano come ad accarezzarlo, era tutto pieno di polvere ma era bello grande. Se l'aveva portato Alfred lo si poteva capire anche per questo, da piccolo si ricordava che non gli importava minimamente della polvere e della sporcizia, era sempre Inghilterra a farsi in quattro per pulire, al solo pensiero sul viso malinconico di Arthur le labbra accennarono un lieve sorriso, spontaneo per il ricordo che era affiorato nella sua testa -.. Idiota...-

L'inglese si guardò il palmo della mano che era diventata grigia per la polvere sopra, non c'erano dubbi, l'aveva portato lui. -Certo che tu non cambi mai vero..?-

In quel silenzio si stava davvero bene, a vagare per la stanza c'erano solo i ricordi e i pensieri di Arthur, beh, non rimaneva che aprirla, posò le mani sulle ali del cartone ma quando stava per aprire queste qualcuno bussò alla porta..

Arthur si girò di scatto, dimendicandosi per un attimo la scatola, aveva il cuore che batteva all'impazzata, sentiva il sangue ribollire velocemente e farsi sempre più caldo, l'ansia aveva cominciato a crescere ma trovò comunque la forza per andar ad aprire. -Si..? Chi mi vuole?

-Signore, sono il postino, ho una lettera per voi.-

Arthur fece un sospiro di sollievo, non era Alfred.. Ma perché stava pensando che era lui?

No, si stava sbagliando probabilmente, lo pensava.. Per caso, anzi, forse non lo stava neanche pensando. Scosse la testa, con la speranza di mandare via tutti questi problemi e allora afferrare la maniglia della porta, aprendola tranquillamente, alla porta vi era il postino sul serio che in quel momento aveva estratto una specie di lettera sigillata da un sigillo di Ceralacca. Questo stava a significare che era una lettera del governo, una lettera importante.

Alfred passò tutta la serata in quell'aereo, si era persino addormentato nell'attesa. Venne il giorno successivo, era giunto alla meta: Washington.

Non aveva con se le valigie dunque si avvia tranquillamente a casa, dove il divano, la sua unica ragione di vita lo stava aspettando accompagnato dalla sua migliore amica, la play insieme ai suoi figlioli ovvero i game. Era ancora stanco, non aveva dormito molto bene, sia per il sedile scomodo ma anche per quel che era successo.

Dopo un po di cammino arriva alla sua abitazione, casa Jones.

-Casa.. Dolce casa-

Si disse a se stesso, fissandola da cima a fondo, non aveva mai amato casa sua come adesso, almeno quello era l'unico posto che gli era rimasto dove fuggire dalla vita da schifo che faceva. C'erano ancora un sacco di guerre, per fortuna l'America aveva avuto sempre la meglio, ma forse sarà fortuna, come si dice, non c'è due senza tre. Sospirò appena, avvicinandosi alla porta di casa e aprirla tranquillamente con le chiavi di casa. Era tutto buio, Alfred buttò il proprio giubbino sul comò che sapeva per certo di trovarlo lì, accendendo così la luce del soggiorno e mostrare forse per la prima volta casa sua in ordine. Doveva ammetterlo un po' ci sperava di fare pace con Arthur e magari invitarlo a casa sua in quella stessa giornata, ecco perché era tutto in ordine, tirò un altro sospiro rassegnandosi del fatto che lui non era perfetto come tanto desiderava essere.

Avanzò tranquillamente quando sentì qualcosa di fastidioso sotto i piedi. Abbassò appena lo sguardo, levandoci il piede: Era una lettera del governo.

Che voleva da lui..? Avrà mandato questa lettera anche ad altre nazioni, due o tre forse.

Si calò e la prese, squadrandola fra le mani, ogni volta che c'era questo tipo di lettera era perché doveva di nuovo arruolarsi nell'esercito per una nuova guerra.

L'aprì tranquillamente, ormai si aspettava di tutto, dunque levando il sigillo di ceralacca prese il foglio, leggendone il contenuto.

"Caro Alfred, America.

Ti informiamo che ben presto ci sarà in atto un altra guerra, voi ci dovete essere per forza, l'esercito, la nostra libertà da questo mondo corrotto dipenda dalla forza di tutti noi, stabiliremo la data dell'occasione, preparate i vostri soldati, ci vedremo sul campo di battaglia generale."

Immaginava che c'erano scritte queste frasi, ogni lettera lo diceva, magari facevano un copia e incolla, non aveva cambiato neanche una virgola. In basso a destra poi c'erano gli schieramenti, dove America poteva chiedere supporto e allearsi

Nazioni : Giappone, Cina, America, Italia e Inghilterra.

A quell'ultima citazione Alfred strinse violentemente il foglio tra le mani, gli faceva male anche leggerlo quel nome.

Ogni nazione era libera di scegliere il proprio alleato, e se America non avrebbe scelto nessuno?

Si, forse adesso, solo adesso, era la volta buona per mostrare a lui che era un eroe e non più un bambino da farsi trattare così. Lo distruggeva Arthur anche con un solo "Ti odio" Strano vero? Eppure ormai doveva esserci abituato ma per qualche buffa o strana ragione che chiaramente non sapeva, adesso il suo odio lo distruggeva.

Alfred si accomodò poi sul divano, alzando lo sguardo verso il soffitto e lasciare penzolare la mano dal bracciolo con la lettera in mano. Guardava la luce della lampadina, era forte, così forte che chiuse ancora una volta gli occhi. Aveva deciso, sarebbe andato in guerra da solo, nonostante però avesse paura, doveva ammetterlo ma se questo era l'unico modo per essere un eroe ai suoi occhi l'avrebbe fatto. La lettera scivolò tra le mani, lui rimase con gli occhi chiusi, era deciso, addio passato, benvenuto futuro.

||UsUk|| Promise: Sarò il Tuo EroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora