Probabilmente sto sognando. Sento il corpo pesante e la testa avvolta in un leggero ronzio. Un piccolo ticchettio metallico mi indica la presenza di un orologio, da qualche parte e una musica accennata e sottile, diffusa a crearmi una sensazione strana dentro, sembra provenire da uno stereo lì vicino a me. Sento dei passi leggeri, un fruscio accennato e un respiro addosso che mi porta un forte profumo di zenzero e pasta dentifricio alla menta.
- Sembra stabile. - annuisce una voce vagamente familiare, in lontananza.
Sento alcuni rumori di sedie spostate e sospiri. Piccoli mormorii, che mi incuriosiscono.
- Per ora. - questa voce, femminile, è più vicina e si porta dietro un'altra ondata di profumo alla menta. Ha usato un tono che mi lascia presupporre sia frustrata o addirittura insoddisfatta per qualche motivo a me sconosciuto.
- Se ne sanno già le capacità? - mormora un'altra voce, ma viene subito sovrapposta da un'altra e da un'altra ancora, che mi creano non poca confusione.
- Non sembra averne, guardatela.
- Sarà un altro buco nell'acqua, è certo.
- Non sarebbe la prima volta, comunque.
- Quando cominceranno i test?All'improvviso sento un tonfo pesante che mi farebbe quasi sussultare, se non fosse che non riesco a muovermi. Una sedia viene spostata, producendo un rumore metallico e fastidioso. Le voci si mettono a tacere all'istante e sento che c'è una vaga tensione, intorno.
- Tacete. Avete forse dimenticato cosa voglia dire stare lì? Ci siete passati. Tutti voi. - è la voce profonda e familiare di prima. Mentre parla sento che ha un che di vissuto e mi tremano appena le labbra, da quanto imponenti risuonano le sue parole alle mie orecchie.
- Jolene non è una sprovveduta. Vi ha fatto da insegnante, quando eravate solo dei ragazzini arroganti e megalomani. O forse l'hai rimosso da quella testa dura che ti ritrovi eh, Fletch? E tu, Lexie? - fa una mezza risata di scherno, ma nessuno osa ridere. Come potrebbero? A sentire il nome intero di Jo sussulto, questa volta per davvero. Sento un verso strozzato. Cala un silenzio tombale.
- Carine, è vigile? - la voce profonda si fa preoccupata, ma riesco a scorgere qualcos'altro. Curiosità, forse?
Sento il respiro menta e zenzero farsi più vicino, poi due dita sottili si muovono a toccarmi impercettibilmente le tempie, quasi voglia controllare qualcosa.
Passa un tempo interminabile, in cui cerco di capire qualcosa della mia situazione attuale. Non sento il mio corpo, o almeno, lo sento in parte. Non riesco a muovermi. Sono distesa su una superficie mediamente morbida, forse una brandina. L'ultimo ricordo che ho è quello di essermi addormentata nel furgoncino di Jo, ma sento che in qualche modo è sbagliato. Non riesco a focalizzare, ma appena cerco di concentrarmi vengo interrotta da un sospiro.
- Credo sia meglio se ve ne andiate, ora. È tardi per tutti. - la voce profonda si fa d'un tratto stanca, invecchiata di anni. Riesce a tranquillizzarmi un poco, forse.
Sento che tutti i presenti seguono il suo consiglio, tra il fruscio di abiti, brusii e sedie spostate, la porta si chiude piano, lasciando che la mia mente si offuschi di nuovo.
Una strana sensazione di armonia mi avvolge, non capisco molto bene cosa sia, ma mi sento trasportare altrove, forse in un altro sogno, accompagnata dalle ultime parole sussurrate da quella voce tanto profonda.
- Spero che quello che dicono su di te non sia vero. Nel frattempo, continua a sognare, piccola Maya, che a molti di noi non è più concesso.Mi sveglio con una sensazione strana addosso. Il ricordo del sogno della notte scorsa mi assale, e specialmente le ultime parole di quella voce. Mi rigiro su quello che mi sembra un materasso piuttosto scomodo, ma sento un dolore lancinante al costato sinistro, che mi mozza il fiato. Che diamine mi è successo? Penso, aprendo piano gli occhi, improvvisamente lucida.
Noto un soffitto bianco, tappezzato di luci a led e un odore che mi ricorda vagamente quello dell'ospedale del quartiere di Orlando dove vivevo. Non sopporto quell'odore asettico di disinfettante e sangue, ma non me ne lamentavo mai, lì. Raramente Jo mi ci portava.
Il pensiero di Jo mi inquieta. Non riesco a capire cosa sia successo e dove si sia andata a cacciare. Dovrebbe essere qui, a rimproverarmi perché come al solito dormo più del dovuto. Dove sei, Jo?
- Era ora ti svegliassi, dormigliona!
Questo mi coglie totalmente di sorpresa e sussulto appena. Tento di tirarmi su a sedere per vedere da chi proviene questa voce familiare, ma qualcuno mi poggia un palmo sulla fronte per spiaccicarmi di nuovo sul cuscino.
- Ahia! - bofonchio, portando una mano al costato e sentendo qualcosa di ruvido attraverso la maglietta che indosso. La alzo appena, ad occhi chiusi, e sento una garza che mi fascia i costati, strettissima. Gemo appena per il dolore. Crollerò, è solo questione di tempo, ormai.
Sbatto piano le palpebre e tento di capire dove mi trovo, ma vengo ostacolata all'istante da un viso che mi copre la visuale, osservandomi con occhi scuri e ridenti, sollevati.
- Stai tranquilla, piccoletta. Non svalvolare! - mi mostra un sorriso perfetto e brillante, prima di ritrarsi.
Volgo la testa verso di lei. Porta un camice bianco, che nasconde curve pronunciate ma al punto giusto. Sbatto ancora le palpebre, guardandola. I capelli tagliati cortissimi e neri, le orecchie piccole e quasi a punta e i lineamenti del viso mi fanno pensare istintivamente ad un elfo dalla pelle color caramello.
Sta controllando qualcosa su un palmare di ultima generazione, cose che io vedevo con il binocolo fino a pochi giorni fa. Un'urgenza mi si fa subito strada nella mente.
- Che... - farfuglio, accorgendomi di aver quasi perso l'uso della parola.
- Mh? - mi lancia uno sguardo incuriosito.
- Che giorno è..?
Dopo un istante interminabile in cui i suoi occhi mi osservano, la sento scoppiare in una risata leggera e tintinnante che mi confonde.
- Non ti preoccupare. - dice non appena riesce a tornare seria. - Il fatto è che ci sorprende, sentire che la cosa che ti importa di più dopo tutto quello che hai passato sia la data, senza offesa, s'intende.Mi acciglio, mentre lei ridacchia ancora e torna al suo palmare trasparente e sottilissimo. Si siede sulla sedia accanto al mio letto e prende a guardarmi, poggiando il palmare sulle ginocchia. Prima che possa chiederle altro, ricomincia a parlare, questa volta con un tono più serio.
- Cominciamo dal principio. Oggi è il 27 settembre. Non siamo certi di quale sia il tuo ultimo ricordo, ma sei arrivata qui cinque giorni fa, priva di sensi. Jolene al momento non è qui, ma ha lasciato un messaggio per te nella tua nuova stanza. Sei alla Rogers Heroes Academy, al numero 21 di Mission Hills, San Diego, California. La scuola ti è stata presentata come un istituto correzionale per ragazzi con problemi di gestione della rabbia e con il nome di Warrington Academy, ma è solo una copertura. Con il tempo scoprirai fino a che punto possa esserlo.
Fa un leggero sospiro, passandosi una mano tra i capelli. Anche lei sembra stanca, come se in passato avesse dovuto pronunciare queste parole un milione di volte. I suoi occhi indugiano sul mio volto in cerca di una reazione, che fatica ad arrivare, perché non riesco a capire assolutamente niente di ciò che ho appena sentito.
Mi acciglio ancora, osservandola e cominciando ad agitarmi.
- Ehi, raggio di sole - e mi sfoggia un sorriso rassicurante. All'improvviso provo una sensazione di calma, come se me la trasmettesse lei, con quello sguardo caldo e pieno. - Rilassati. Sei al sicuro, qui.
Mi sfiora appena la guancia prima di alzarsi e riaccendere il suo palmare.- Cosa mi è successo..? - mi accorgo di non sapere il suo nome e le lancio uno sguardo interrogativo.
- Sono Carine Donan, mi vedrai spesso, d'ora in poi. - sorride - In ogni caso, la memoria ti tornerà pian piano. Succede spesso, quando si subisce un trauma così grande.
- È tanto grave...? - farfuglio, cominciando ad avere un po' di inquietudine.
Ci pensa un attimo, guardandomi con quegli occhi tanto scuri.
- Penso tu ce la possa fare, Maya. - mi riserva un altro sorriso caloroso, mentre si allontana con passo tranquillo e leggero.Sospiro, tirandomi su a sedere, nonostante lei mi abbia detto di non muovermi. Sono in una specie di infermeria, piena di letti uguali addossati alle pareti color acquamarina, uno dei miei colori preferiti, non fosse che lo abbiano associato ad un posto del genere. Alcuni dei letti sono occupati. Un ragazzo con un gesso al braccio tenta di sfogliare un libro, una ragazza lancia dei piccoli lamenti sommessi, coperta interamente da una trapunta pesante, nonostante sia settembre. È terribilmente frustrante non sapere niente. Appoggio la schiena al cuscino morbido e tiro la testa all'indietro, chiudendo gli occhi.
Cosa mi sta succedendo? Più mi concentro, più i ricordi sembrano non tornare. E se ci fosse qualcosa di sbagliato, in me? Non riesco a capire le parole di Carine, sempre più confuse nella mia testa. Sospiro, riaprendo gli occhi e notando un guizzo al vetro della porta dell'infermeria, proprio di fronte al mio letto.
Faccio per alzarmi, scostando piano le lenzuola, ma sobbalzo, sgranando gli occhi per la sorpresa.
La porta si spalanca e un cumulo di corpi si accascia a terra, rotolando sul pavimento con lamenti e calci.
- Dah, levami quel piede dalla faccia, Lyra!
- Non stare sempre a lagnarti, Felix. - sento una vocina ridacchiare.
- Ti rendi conto di quale bellezza stai rovinando? E mollami!
- Per quel che vale una mia pedata ti aiuterebbe soltanto a toglierti quella puzza sotto al naso. Dovresti ringraziarmi. - la vocina squillante scoppia in una risata fragorosa, tra i lamenti e lo sbuffare di una terza.
- Perché dovete sempre complicare le cose, voialtri? - dice, con sforzo.
Esco dalle lenzuola e gattono piano sul letto, per vedere che cosa sta succedendo lì sotto. Due ragazze e un ragazzo si dibattono per sciogliere una specie di groviglio, litigando e tirandosi manate addosso.
Alla vista di questa scena alquanto bizzarra, non posso fare altro che scoppiare a ridere, chiedendomi in che diamine di posto Jo abbia avuto il coraggio di relegarmi.
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Holocene
Paranormal"Se penserai a qualcosa di grande, ti verrà in mente lei. Se penserai a qualcosa di assurdo, ti verrà in mente lei. La incrocerai dove neanche te la aspetti, a guardare le cose con occhi attenti e penserai, sicuro, che potrà essere tutto, ma di cert...