6. Rogers Heroes Academy

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Mi ritrovo a galleggiare in quell'acqua artica, incapace di distogliere lo sguardo, incapace di sentire il freddo glaciale che questi occhi sembrano infliggermi. Sento il mio cuore accelerare, ma tento di mantenere un'espressione più tranquilla possibile, contraria a come invece mi sento. So però di avere gli occhi spalancati, incredula, presa totalmente in contropiede. Gli occhi dalla forma allungata, ridotti adesso ad una fessura, sotto sopracciglia folte e color onice, abbassate a formare una specie di ruga a forma di V tra gli occhi.
La pelle è diafana, attraversata da una cicatrice ridotta ad una linea sottile incisa, dalla palpebra inferiore dell'occhio sinistro, fino allo zigomo. Se non lo stessi guardando così attentamente, probabilmente non l'avrei nemmeno notata. In un attimo si scosta i capelli scuri e gocciolanti dagli occhi, scoprendo la fronte imperlata di sudore e questo gesto mi scuote dallo stato in cui ero immersa.
Sbatto le palpebre, senza però smettere di guardarlo. Come potrei? Il suo viso e i suoi occhi sono una calamita per i miei e anche se volessi - e non voglio - non riuscirei a distoglierli.

- Stai attenta a dove metti i piedi. - dice, la sua voce bassa, il suo sguardo carico di un avvertimento nascosto, minaccioso.
- Bayworth.
Felix, che intanto si era appostato alle mie spalle, lancia uno sguardo palesemente ostile al ragazzo nonostante sia più basso di lui di almeno cinque centimetri. Ma non capisco perché lui lo guardi in questo modo, non mi ha fatto nulla, anzi. Ha evitato che mi spiaccicassi al suolo.
Vorrei ringraziare quello strano ragazzo, ma vengo interrotta di nuovo da Felix. Sembra che tutti trovino meraviglioso non lasciarmi parlare o parlare al mio posto.
- Ho la situazione sotto controllo, non immischiarti. - dice - E lasciala andare.
Il ragazzo non distoglie gli occhi dai miei, mentre scioglie la presa sul mio gomito, portando le mani alle tasche. Alza un sopracciglio e solo dopo un lungo istante guarda Felix, beffardo. Le sue labbra ridotte ad una linea sottile, affilata e la mascella tesa. Sembra sul punto di riempirlo di insolenze e la cosa mi preoccupa abbastanza. Sento che se venisse provocato, Felix potrebbe reagire male e non voglio che succeda. La violenza non mi è mai piaciuta.
- Non preoccuparti. Me ne stavo andando.
Lo strano ragazzo fa un cenno brusco e prima di andarsene mi lancia un ultimo sguardo glaciale che mi fa rabbrividire. Esce a grandi passi dalla stanza, lasciandomi a guardare il punto in cui è sparito. Non riesco a comprendere le sue parole, ma soprattutto perché lui sia tanto ostile a Felix. Sto pensando di chiederglielo subito, ma lui mi prende per le spalle e mi gira verso di sé, mentre tutti i presenti ricominciano a parlottare e a fare qualunque cosa stessero facendo. Una parte di me vorrebbe capire che diamine sta succedendo qui, un'altra vorrebbe sapere di più su quello strano ragazzo e un'ultima, molto ampia, vorrebbe filarsela a gambe levate. Ma, anche riuscissi a scappare, dove potrei mai rifugiarmi?
- Maya, tutto bene?
Il suo sguardo preoccupato mi fa accigliare, perplessa. Annuisco istintivamente.
- Quel Kade Bayworth non mi piace. - Ah, è una questione personale allora, penso, guardandolo.
- Perché? Io sto bene, ma non capisco... Felix, lui non mi ha fatto niente di male. Cercava di aiutarmi.

Mi guarda dall'alto un attimo, forse cercando di capire cosa dirmi e cosa tacere. Sembra tutto così nuovo per me e sento che ho ancora molto da scoprire. Vorrei chiedergli informazioni su quel ragazzo, ma ho la netta sensazione che lui non sia il più adatto a questo tipo di conversazione, soprattutto per le occhiate minacciose che gli lanciava poco fa. Cosa gli avrà fatto?
Sospiro e scuoto la testa, incontrando lo sguardo curioso di alcuni dei ragazzi all'interno di quella strana palestra, piena di strani attrezzi, utilizzati in strani modi. Un senso di panico si impadronisce di me e quasi fatico a reprimere una crisi isterica.
- Wilson! - una ragazza alta quasi quanto lui gli piomba addosso, un misto di bellezza ultraterrena e imperiosità, tutta dovuta ad un'aria che credo metta soggezione a chiunque nel raggio di dieci metri.
- Che fai, abbindoli la nuova arrivata? - lo guarda, alzando un sopracciglio minuziosamente perfetto, sopra a degli occhi a mandorla azzurro cielo. Si passa una mano tra i capelli biondi e mossi. Possibile che in questa scuola debbano essere tutti così dannatamente belli? Sbatto un po' gli occhi a quella perfezione e penso che io accanto a loro due dovrei sembrare una patata bollita.

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