Un ronzio incessante mi risuona nella testa, mentre l'immagine di quegli occhi mi colpisce con la stessa forza della caduta sul marmo freddo e la fronte pulsa leggermente. Mi lamento per mezzo istante e sento la mia smorfia attutita dal ronzio costante. Mi ci vogliono solo pochi secondi per fare mente locale, nonostante l'annebbiamento. Sembra che da quando sono qui io non faccia altro che farmi del male.
C'è qualcosa che mi tiene bloccata a terra, ma è come se non ci fosse. Non ne sento il peso, solo il contatto estremamente leggero e quasi evanescente, un velo sottile che mi ricopre, liscio, morbido, che prende forma di un corpo, di braccia e mani e pelle. Cosa può voler dire? Perché tutto questo mi sembra così sbagliato? Per qualche motivo mi sento calma, una sensazione che non mi è nuova mi attraversa da capo a piedi.
Mi sforzo però di aprire bocca, piano.
- Mh...- mormoro a fatica, facendo un'altra smorfia di fastidio per il flebile dolore al costato sinistro ancora fasciato, dato da qualcosa che ci preme addosso, da sotto.
Passo le mani sul marmo, in rassegna, sentendo solo dei detriti frantumati tra le dita, duri e freddi. Possibile che sia stata la mia caduta a scatenare tutto questo? Possibile che tutto questo non sia solo un brutto incubo? Rimango impietrita per un istante che mi pare infinito, mentre tento di non aprire gli occhi per nessuna ragione al mondo, finché non capirò davvero di cosa si tratta, anche se una paura immane mi assale, sostituendo in pompa magna la calma inspiegabilmente familiare di poco prima.
E questa sensazione quasi inquietante di familiarità fa affiorare un colore forte e metallico quanto il sangue, che mi riempie tutta la mente, seguito da piccoli flash di qualcosa di antropomorfo che si contorce in un bagno di luce e odore di ruggine e sale andato a male.Prima che possa fare qualsiasi cosa, però, sento la leggera pressione sul mio corpo allentarsi delicatamente, fino a scomparire, nonostante fosse quasi inesistente.
D'istinto sbatto piano le palpebre, schermando la luce e aprendo gli occhi. Ho un leggero capogiro e non so se sia dovuto allo scambio fulmineo di sensazioni oppure al profumo armonioso che non riesco a decifrare completamente e che sento invadermi le narici e raggelarmi il sangue nelle vene, arrivando in fretta al cuore come se volesse raggelare anche quello. Ma no, non è possibile. Lo sa anche lui, lo percepisco nel suo sguardo penetrante come lame di ghiaccio affilate e invadenti.
È accovacciato su di me, a pochi centimetri di distanza dal mio viso e mi osserva, ma non sembra accorgersi di quanto sia vicino in realtà. Sento una leggera tensione e ho paura che anche solo per sbaglio io possa lacerarla. Ad un tratto un pensiero urgente si fa strada da un angolo della mia testa per affiorare con chiarezza. Ma perché ho paura di questo? Dovrei avere paura di lui, di questo Kade, invece che di cose come la tensione.
Eppure non è una tensione pesante, è piena di tranquillità e serenità, una piccola bolla che pian piano comincia ad offuscare tutto il resto, tutto ciò che ho fatto, tranne i suoi occhi di ghiaccio e le sue pupille talmente sottili da rendere il suo sguardo ancor più intrusivo.
Dopo pochi secondi quasi infiniti inspiro con forza, rendendomi conto di aver trattenuto il respiro per chissà quanto tempo, ed ecco che quel filo sottile tra i nostri sguardi si interrompe, lasciandomi smarrita nella tranquillità immensa della quale non riesco a capire la provenienza, ma che pare rassicurante come poche cose da quando sono arrivata qui e ho scoperto tutto ciò che ancora faccio fatica a credere possibile.
- Tu...- la sua voce scuote delle antiche fondamenta nascoste all'interno del mio animo, così chiara e bassa, quasi come quella dei doppiatori nei film stranieri, ci giurerei la mia collezione di stampe giapponesi e forse anche un rene. Socchiude gli occhi, accigliandosi, con uno sguardo penetrante e una nota di frustrazione appena accennata che non so come, riesco a scorgere, nonostante la sua espressione sia impassibile e imperscrutabile. Cosa starà pensando? Mi chiedo, non riuscendo a spiccicare parola, anche se mi si dovrebbe leggere in viso quanto sono curiosa e impaziente di sapere.
Sono imprigionata, con lui accovacciato sopra di me, senza però arrischiarsi al contatto fisico. Le sue mani stanno ai lati delle mie spalle, poggiate sui detriti. È stato lui a buttarmi a terra? E perché un ragazzo di questa stazza - ammettiamolo, è alto quasi mezzo metro più di me - mi è risultato così leggero? Perché il pavimento è ridotto in macerie, sotto il mio peso?
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Holocene
Paranormal"Se penserai a qualcosa di grande, ti verrà in mente lei. Se penserai a qualcosa di assurdo, ti verrà in mente lei. La incrocerai dove neanche te la aspetti, a guardare le cose con occhi attenti e penserai, sicuro, che potrà essere tutto, ma di cert...