Un piacevole spavento

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Dopo aver sopportato un'ora e mezza di rimprovero per aver dormito in classe da parte dei miei genitori, finii di cenare e me ne andai in camera. Non avevo ricevuto punizioni, ma neanche un "perché ti sei addormentata? Ti senti bene in questo periodo?"... Devo ammettere che se qualcuno me lo avesse chiesto sarei stata molto meglio, ma non me lo domandava mai nessuno quindi rimanevo così. Mi sarebbe piaciuto un "mi preoccupo per te" da parte di mia madre, oppure un "c'è qualche problema che non ci dici?" Da parte di mio padre. Dei miei fratelli neanche mi preoccupavo, non spettava a loro starmi dietro... Ma evidentemente spettava a me cucinare per loro e riordinare la camera che condividevo con Leo. Solo mia nonna mi aveva fatto una domanda: "hai dormito questa notte?" E io avevo risposto che avevo dormito poco per via del mal di testa, che era in parte vero. Poi non mi aveva chiesto altro, stava guardando la sua serie preferita e non volevo disturbarla tanto. Almeno lei mi rivolgeva la parola quando entravo in casa e mi salutava affettuosamente se uscivo. Comunque andai in camera con la solita aria annoiata che ormai accompagnava la mia vita.
Mi stesi sul letto e chiusi gli occhi... Volevo finalmente dormire. Non volevo neanche fare i compiti, l'unica cosa che di solito mi tiene impegnata. Avevo deciso che quel pomeriggio avrei dormito. E così cominciai a rilassarmi per riuscire a dormire dopo quella giornata più stressante del solito.
Mi ero appena sistemata perbene sotto le coperte quando sentii la porta della mia stanza aprirsi.
Doveva essere Leo che aveva bisogno di prendere qualcosa, dopotutto era anche la sua stanza.
Mi girai sul fianco e gli diedi le spalle come per dire 'lasciami da sola e non mi disturbare'.
Appena sentii i passi capii che non si trattava di Leo. Avevo un udito molto sensibile e riconoscevo i passi di ogni membro della mia famiglia.
Leo faceva passetti piccoli e veloci, non troppo rumorosi.
Moira, invece, sembrava un elefante. Sbatteva i piedi come se pesasse quanto un ippopotamo.
I miei genitori avevano passi rigidi, a intervalli regolari e con un ritmo ben preciso.
Il rumore che sentivo, questa volta, era diverso. Sembravano i passi di chi ha le nuvole sotto i piedi. È strano dirlo, ma erano piacevoli da sentire. Tunc, tunc, tunc...
Si sentiva il passaggio dal tallone alla punta e l'andamento era lento. Per un attimo pensai di rimanere lì a sentire quel rumore sempre più vicino... Poi, mi ripresi e tornai in me. Se nessuno che conoscevo era entrato, di chi erano quei passi? In un batter d'occhio capii che dovevo avere paura.
Mi agitai, avevo il batticuore.
'Stai calma, ti agiti quando neanche sai chi è?! Potrebbe essere Leo, magari cammina più lento per non svegliarti'
Non volevo voltarmi a guardare. Un brivido mi percorse lungo la schiena.
Avevo paura.
Sentivo la persona sempre più vicina a me. Già mi vedevo in pericolo.
'Okay... Stai calma Ilenia'
Se fosse stata una persona pericolosa non avrebbe potuto entrare.
Ed ecco che vidi l'ombra di quella persona.
Era proiettata sul muro, una sagoma nera di un ragazzo o di un uomo. Aveva i capelli corti e sembravano mossi.
Non vidi altro, rimasi lì a guardare l'ombra. Sapevo che l'ombra apparteneva a qualcuno, e che quel qualcuno era vicinissimo a me. Non era mio padre, e neanche Leo.
Non era la sagoma di una persona nuova... Da qualche parte l'avevo già vista. Non cercai neanche di ricordare, ero troppo agitata.
Stava per sfuggirmi un 'chi sei?' Dalla bocca ma mi trattenni.
L'ombra era immobile.
A volte la testa della sagoma nera guardava il mio corpo disteso, gli davo chiaramente le spalle.
Per qualche secondo la situazione fu questa. Poi tutto cambiò.
Vidi che la persona alzò il braccio. In mano non aveva nulla, ma se fosse stato qualcuno di normale mi avrebbe avvertito prima di entrare in camera. Il gesto che fece con il braccio, tuttavia, non fu brusco. Sembrava il gesto che si fa quando si cerca di svegliare una persona... La si tocca delicatamente. Forse pensava che io dormissi e mi voleva svegliare. Ma avevo paura di cosa sarebbe successo dopo, e di chi avrei visto. L'intenzione era quella di sfiorarmi, ma non ci riuscì. Quando vidi sul muro la mano di quest'uomo o di questo ragazzo che si avvicinava alla mia spalla, mi alzai di scatto e mi misi seduta sul letto per impedire di essere toccata.

Di colpo ebbi ancora la sensazione della mattina, quando mi sentivo svenire durante il sogno. Mi girò la testa e gli occhi, nello spalancarsi, mi diedero una strana sensazione. Mi sentivo come appena svegliata.
Mi voltai a guardare se c'era qualcuno. Non c'era nessuno, l'ombra era sparita. Avevo il cuore a mille, il respiro affaticato e la fronte sudaticcia. Sembrava come quando ci si sveglia di colpo dopo un brutto sogno, e forse era così.
Avevo probabilmente fatto un brutto sogno, e mi ero agitata per nulla.
Ritornai ad essere rilassata e mi stesi sul letto.
Rimasi della convinzione che nessuno era entrato in camera mia fino a quando non mi voltai a guardare la porta.
Proprio come la storia della finestra spalancata in classe, la porta di camera mia era chiusa poco prima che mi addormentassi, ma adesso era aperta.
Mi alzai dal letto e per poco non persi l'equilibrio. Le gambe sembravano affaticate nel reggermi e non avevo sensibilità ai piedi. Mi era già capitato di fare incubi, anzi... Avevo fatto incubi di ogni tipo, ma non mi ero mai sentita così al mio risveglio.
Sembrava che io avessi veramente vissuto tutto ciò, ma sembrava che l'avessi vissuto in un altro mondo. Quando mi addormentavo e quando mi svegliavo, avevo come la sensazione di passare da una dimensione all'altra.  Inoltre, come se non bastasse, negli ultimi sogni che avevo fatto avevo sentito la presenza di qualcun altro... Come se una persona mi sorvegliasse di continuo e fosse sempre nella mia testa. Come già ho detto, questo mi toglieva anche quella orribile sensazione di solitudine e mi rendeva più felice. Non sapevo come sentirmi.
Per certi versi, avrei voluto che si ripetessero sogni così, per altri, non avrei mai più voluto avere a che fare con presenze strane e sogni che sembravano veri.

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