Capitolo 7

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Caro Tizio,
Come faccio a spiegarti cosa si prova in questi momenti?
È difficile quando sei così incasinato, è tutto più difficile in questi momenti. "Oh, I'm a mess right now" dice una canzone, "inside out", dentro e fuori il casino è ovunque.
Immagina di essere nel cosmo, ma il cosmo non è come lo ricordi, non è più ordinato, è solo un gran casino, niente è più al suo posto, niente, neanche tu sei al tuo posto, sei solo nel bel mezzo di questo gran casino.
Ora tu vuoi sistemare questo bel disastro, ma non sai come, vorresti metterti in un angolino e aspettare che si sistemi tutto da solo, sarebbe bello, troppo bello per essere vero, infatti non lo è.
Quello è il tuo cosmo, solo tu puoi sistemarlo, solo tu sai come fare, eppure sei lì, quasi disperato, da solo, vorresti scappare, sai che non puoi, allora devi decidere: puoi sederti e aspettare, sapendo che non servirà a molto; oppure rimboccarti le maniche e iniziare a sporcarti le mani, consapevole che non è facile, consapevole dell'ulteriore casino che potresti fare, consapevole che potresti farti male.

Ero nelle sue braccia a piangere, magari penserai: "Aw, che cosa carina", non lo è, okay? Non è per niente una situazione carina, questo per dei semplici motivi:
1- sei nelle braccia di un perfetto sconosciuto, di cui sai solo il nome e sai che è fidanzato;
2- proprio perchè è fidanzato non dovresti essere nelle sue braccia;
3- con questo sconosciuto, denominato "Michael", ti scontri ogni volta che siete nelle vicinanze, cosa abbastanza interessante se ci pensi;
4- ultimo punto, ma non meno importante. Stare nelle sue braccia ti fa sentire molto meglio.
Questo era un elemento del mio casino che dovevo sistemare.

Mi tolsi dalla sua stretta.
"Jasmì, io..." mi guardò negli occhi.
"Michael, scusami, non volevo arrivarti addosso."
"Tranquilla, ormai è routine" continuava a guardarmi negli occhi, ma non riuscivo a sostenere il suo sguardo.
"Scusami, sono troppo..." mi prese delicatamente per i gomiti invitandomi a guardarlo negli occhi.
"Troppo cosa?"
Non potevo permettere che mi vedesse con gli occhi pieni di lacrime, non doveva vedermi così fragile; mi asciugai le lacrime.
"...incasinata."
"È per quel ragazzo?"
"Cosa?" lo guardai "Tu hai..." non poteva aver visto, non poteva.
"Sì, diciamo che hanno visto un po' tutti." mi rispose, come se avesse letto il mio pensiero.

Solo in quel momento notai la gente che ci fissava, anzi mi fissava, sembrava quasi che potessero vedere il mio casino o forse riuscivano a vederlo veramente.
Avete presente quando la vostra camera è nel caos più totale e uno sconosciuto si ritrova lì dentro? Le sue reazioni possono essere tante e varie: disgusto, perchè lui è superiore, è razionale, non avrebbe mai la sua camera in un simile stato, curiosità, perchè è in territorio sconosciuto, indifferenza, perchè non è la sua camera o comprensione perchè la sua camera è peggio. Bene, intorno a me c'erano tutte queste reazioni: una donna mi guardava disgustata, il bambino che teneva per mano era fin troppo curioso, la donna dovette strattonarlo un po' per farlo camminare, un vecchio leggeva il suo giornale indifferente, mentre due ragazze vicino a lui mi guardavano con sguardo comprensivo, come se capissero cosa si provasse, forse mi capivano veramente.
Ero il loro show.
Guardai Michael, supplicandolo con gli occhi di farmi sparire dalla faccia della Terra e forse lui mi capì, perchè mi disse: "Vieni con me". Mi mise il braccio intorno alla spalla e ci dirigemmo insieme via da quel pubblico verso il lato Nord del parco. Arrivammo ad una panchina sotto un albero, un punto abbastanza isolato, sembrava quasi che mi stesse aiutando a sistemare il mio casino.

"Qui dovremmo stare bene." mi disse, invitandomi a sedere.
"Sì, grazie." risposi.
"Allora Jasmine." si sedette vicino a me "dimmi un po', cosa è successo."
"Non ti preoccupare, sto bene."
"Non mi pare" incalzò "raccontami, cosa è successo con quel ragazzo."
"Se ci tieni così tanto..." risposi rassegnata.
"Forza, ti farà bene parlarne con qualcuno." insistette.
"Quel ragazzo è il mio ex, si chiama Hector." spiegai
"Immaginavo..." disse interrompendomi "oh scusami, continua ti prego."
"Hector è stato il mio primo ragazzo, siamo stati insieme per un anno, poi ha deciso di tradirmi, o come dice lui stata la birra'."
"La birra?" mi domandò confuso.
"Già, era la notte della vigilia di Capodanno, ero stato invitata a casa della mia migliore amica Clarissa, eravamo tutti lì: io, Hector, Clarissa, Jace, Cedric, Annabeth e suo fratello Tobias e poi c'era anche questa Sophie a quanto pare la cugina di Annabeth e Tobias, Clarissa l'aveva invitata perché era arrivata da poco in città e non voleva che rimanesse da sola la vigilia di Capodanno.
Io e Hector avevamo da poco festeggiato il nostro primo anniversario, andava tutto bene, poi Jace e Hector hanno iniziato a giocare ad un gioco con i bicchieri di birra e una pallina; bisognava far rimbalzare la pallina e farla andare nel bicchiere dell'avversario, ogni volta che veniva centrato un bicchiere si beveva la birra contenuta.
Jace al settimo bicchiere si è fermato, ma Hector ha continuato a bere tutti i bicchieri di Jace e anche i suoi, non chiedermi perchè, forse credeva di rendersi figo così, io l'ho invitato a smettere, ma non mi ha dato ascolto.
C'eravamo organizzati con i sacchi a pelo per dormire da Clarissa, eravamo nella sua tavernetta, così dopo i festeggiamenti di mezzanotte Jace, Hector, Clarissa e Sophie sono andati a dormire, mentre io, Annabeth e Tobias siamo rimasti ancora in piedi per finire la partita ad 'Uno', ormai troppo stanca ho lasciato Annabeth e Tobias a contendersi la vittoria. Sono andata in bagno per lavarmi i denti, non avevo notato che Hector e Sophie non erano nei loro sacchi a pelo..."
"Non dirmi che..." mi interruppe.
"Già" dissi "la porta del bagno era socchiusa ho sentito sei rumori provenire da lì, quei rumori e poi li ho visti, ho visto Hector e Sophie nella vasca da bagno "
"E cosa hai fatto?"
"Li ho lasciati stare nelle loro faccende, non avevo la forza per entrare nel bagno, sono andata nel mio sacco a pelo, poche ore dopo l'alba mi sono alzata, ho svegliato Clarissa le ho detto che andavo via, che non sarei rimasta per la colazione, credo di aver avuto una faccia abbastanza sconvolta, perchè mi ha chiesto con tono abbastanza preoccupato cosa fosse successo, le ho detto di non preoccuparsi, che avevo solo bisogno di prendere un po' d'aria, che le avrei spiegato tutto e sono andata via. Ma alla fine ha capito tutto da sola; qualche ora dopo Jace ha trovato Hector e Sophie insieme."
"Jasmine, mi dispiace è solo uno stronzo non ti merita, ma perchè eri con lui prima?"
"Perchè sono una stupida" risposi " ieri, dopo 7 mesi, mi ha richiamato per scusarsi, per chiederli di perdonarlo, mi ha dato appuntamento a quella panchina, la panchina dove ci siamo conosciuti, sono andata lì, perché volevo farli capire che non me ha chiuso per sempre, pensavo di essere forte, di essere guarita, ma non è vero le ferite quando si riaprono fanno più male di prima." volevo piangere, non potevo essere così stupida, come potevo non essere in grado di rimettere tutto a posto.
Poi lui mi prese e delicatamente mi fece appoggiare la testa sulla sua spalla.
"Jasmine" mi chiamò
"Michael" risposi
"D'ora in poi andrà tutto bene."
"Come fai a dirlo?"
"Ti fidi di me?" domandò

Il mio cosmo orami era puro caos

Non risposi, d'altronde non potevo farlo, non sapevo che rispondere, Jasmine si fidava del suo sconosciuto, Jasmine si fidava di Aladin, ma io potevo fidarmi del mio sconosciuto, potevo fidarmi di Michael?

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