CAPITOLO 2

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Prima che la ragazza si risvegliasse e tornasse cosciente, trascorsero due giorni interi. Porzia aveva deciso di prendersi cura di lei finché almeno la febbre non le fosse passata: consegnarla in fin di vita non avrebbe giocato a favore delle loro richieste. Avrebbe voluto anche lavarla e cambiarle i vestiti per renderla presentabile, ma da sola non poteva riuscirci e il toccarla a mani nude era estremamente doloroso, motivo per cui aveva confiscato al marito i guanti in pelle di cui tanto si vantava.

Con i figli e il marito fuori casa a bighellonare, la donna si sedette sulla sedia di legno sistemata accanto al letto della fanciulla e appoggiò la ciotola di brodo caldo sul piccolo comodino. Sistemò con cura le maniche dell'abito all'interno dei guanti e si apprestò a sistemare i cuscini di piume dietro la schiena, per tenerla sollevata mentre le dava il nutrimento.

Era a pochi centimetri dal suo volto quando la vide spalancare gli occhi. La sorpresa pietrificò entrambe nella posizione in cui si trovavano e la donna ebbe la conferma che pochi giorni prima cercava: l'iride nera. Soltanto prestando molta attenzione poté intravedere al centro la pupilla dilatata.

"Dovresti mangiare" sentenziò Porzia prendendo la ciotola. "Apri la bocca."

Senza opporre resistenza, la ragazza si lasciò imboccare, cercando una posizione più comoda di quella in cui era stata legata, ma le corde incisero ulteriormente i tagli già presenti e non riuscì a muoversi. Un mugugnò di dolore le sfuggì dalle labbra assieme a due piccole lacrime.

"Ora che stai meglio, ti consegneremo al Signore di queste terre" le comunicò la donna, una volta terminato il brodo. Dal volto della fanciulla non trasparì alcuna emozione. Pareva non sapesse chi fosse colui che la cercava.

"Male" disse agitando le braccia.

"Non posso slegarti." le rispose Porzia, alzandosi per andarsene. Aveva una casa da sistemare e una cena da preparare per i membri della riunione che si sarebbe tenuta quella sera nella loro sala. Non poteva perdere altro tempo con lei. "Torno più tardi."

Senza voltarsi chiuse la porta dietro di sé, ma ciò non le impedì di udire la ragazza piangere. Sembrava una creatura così indifesa. Forse tenerla bloccata al letto era una precauzione eccessiva, ma fu sufficiente sfilarsi i guanti per ricordarle cosa fosse in grado di provocare. Poche ore e le corde sarebbero state sostituite con vere catene.

***

Dopo tre ore, tutto il soggiorno della modesta abitazione era occupato da una ventina di uomini, dalle diverse corporature. I bambini erano stati mandati dalla zia paterna a trascorrere la notte, mentre a casa loro venivano prese importanti decisioni.

Le discussioni iniziarono ancora prima della cena, permettendo a Porzia di poter sentire l'idiozia di alcune proposte. Fortunatamente suo marito era considerato il più autorevole tra loro e lei gli aveva spiegato quali fossero le richieste più giuste per tutti, su cui doveva puntare con fermezza. Ora non le restava che servire le portate e raggiungere i figli, sperando che venisse ascoltato.

***

Al piano di sopra la ragazza si era destata dal torpore, non appena aveva udito il primo invitato bussare alla porta della casa. Poco tempo prima aveva trovato una posizione in cui né i polsi né le caviglie dolessero e si era quasi addormentata. Per poco aveva creduto di aver convinto la padrona di casa a slegarla, ma, in fondo, era meglio così. Tutto sarebbe risultato più credibile. La febbre, poi, era stata davvero un colpo di fortuna. Dal letto di foglie scricchiolanti aveva potuto ascoltare le conversazioni al piano di sotto dei giorni precedenti nei momenti di lucidità e la loro testimonianza avrebbe giocato a suo favore in futuro, se qualcuno avesse avuto intenzione di indagare sul suo passato.

"NO!" esplose qualcuno dal soggiorno. Dalla voce le era sembrato il marito di Porzia. Con la moglie non aveva mai osato imporsi in quel modo, anzi. Ciò che lei chiedeva era sempre un velato ordine. Chissà cosa avrebbe detto al suo ritorno delle stoviglie rotte.

Con quell'unica parola era calato il silenzio e poté udire chiaramente quanto stava spiegando agli altri uomini presenti.

"Erbin ed io andremo al maniero e porteremo la notizia del nostro ritrovamento. In quanto vostro rappresentante reclamerò la ricompensa e porterò le richieste che abbiamo concordato. Quanto chiedi tu, Marc, non è possibile" dichiarò l'uomo.

"Più persone mi hanno raccontato quello che è in grado di fare. Le mani di Plod e Leo sono ustionate e solo i demoni sono in grado di bruciare con il semplice contatto! È in casa tua e ti fidi a consegnarla a quel lurido bastardo?! Che venga annegata e spento il fuoco demoniaco che le brucia nel corpo! Alla mia famiglia non serve la misera ricompensa che ci getterà come un avanzo tra i porci" asserì Marc, rivolgendosi ai suoi compaesani. Non pochi concordavano con lui.

"Forse non serve a voi, ma mia moglie è gravida. Senza un qualche aiuto rischiamo di non passare l'inverno in arrivo. Sono forse il solo?" domandò uno dei presenti.

"Nessuno ti obbliga a partecipare. Sei libero di andartene da questa casa, quanto da questo villaggio" asserì il capo rivolgendosi a Marc e ottenendo diversi cenni d'assenso.

"Bene, allora non trascorrerò una notte in più in vostra compagnia. Addio" decretò, allontanandosi.

La ragazza sospirò sollevata non appena la porta sbatté. Se Porzia non avesse istruito così bene il marito, quel Marc avrebbe potuto imporsi e tanti saluti al piano ben riuscito.

Quando sotto ricominciarono a discutere su chi dovesse accompagnare i due uomini e chi dovesse mettere a disposizione i muli, studiò la piccola stanza in cui era rinchiusa per l'ultima volta, si rilassò osservando la luna offuscata da rade nubi e si addormentò in attesa del proprio destino.


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