CAPITOLO 5

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"Ehi! Svegliati! Dobbiamo scappare! Hanno incendiato la Grotta! Amelia! Seguimi! Forza"

"Dov'è Axel?" urlò la ragazza, in preda al panico. "Dov'è?"

Le fiamme riempirono il suo campo visivo mentre un senso di oppressione iniziò a gravarle sul petto. Doveva trovarlo, ad ogni costo.

"Sveglia!" le stava urlando Mirek dalla sua cella.

La ragazza aprì di scatto gli occhi. Aveva il respiro accelerato e lievi fitte di dolore. Raggomitolata a terra, aveva rovinato l'abito e dei piccoli tagli sanguinavano nei punti in cui aveva sfregato la pelle contro le pietre dormendo. Voltandosi sulla schiena, schiacciò le scarpe che l'uomo le aveva lanciato nel tentativo di destarla dall'incubo.

"Quelle le vorrei indietro, grazie."

Riprendendo fiato, Amelia si sedette e le prese in mano. Erano grosse, in pelle ben rifinita. Doveva avere una buona mira per esser riuscito a lanciarle attraverso le sbarre dalla sua cella.

"Forza! Cosa aspetti?" la richiamò ancora.

Sistemando la coperta sulle spalle, la ragazza si alzò, finse di studiare le due calzature con stupito interesse e si avvicinò alla porta della cella. Tenendole con una mano, allungò il braccio verso l'uomo.

"No, no! Lanciamene una per volta. Non ci arrivo, vedi?"

A gesti le mimò come avrebbe dovuto fare e, dopo un primo tentativo fallimentare da parte della ragazza, riuscì a recuperarne una con cui provò a raggiungere l'altra troppo lontana per il suo braccio.

"Non parli molto eh? Sarà per questo che a mia moglie piaceva prendersi cura di te. Noi altri ci lamentavamo troppo per i suoi gusti. Sai..."

Un nuovo monologo ebbe inizio e la giovane tornò a sedersi, appoggiandosi al muro di pietra. Si sentiva madida di sudore, stanca, ma temeva che addormentandosi di nuovo avrebbe rivissuto le fughe e gli incendi a cui era sfuggita. Nei mesi precedenti gli uomini del Signore avevano dato fuoco a innumerevoli boschi e grotte per stanarla e in non poche occasioni aveva rischiato di essere individuata prima del tempo.

"Ehm, scusa..." la richiamò un giovane soldato.

Persa nei suoi pensieri, non si era accorta che Mirek aveva smesso di parlare per mangiare il primo pasto della giornata, né aveva udito i richiami del ragazzo.

"Attenta che è caldo" l'avvisò passandole il vassoio con la ciotola e il bicchiere d'acqua.

La ragazza si avvicinò alle sbarre e si appropriò della propria razione. Immersa nella sua parte, iniziò a scolarsi la zuppa, ignorando il cucchiaio di legno.

"Grazie" le scandì a bassa voce, avvicinandosi alle sbarre. "Gra-zie"

Alla giovane per poco non andò di traverso il brodo. Stava davvero cercando di insegnarle a ringraziare? Trattenendo un sorriso, posò la ciotola e finse di pronunciare a fatica la fatidica parola.

"Gra-zie"

Alla tenue luce delle fiaccole, il volto del soldato s'illuminò di soddisfazione e piacere. Tutto impettito, recuperò i due vassoi da terra e si erse in tutta la sua media statura.

"Tu non sai nulla" rammentò a Mirek, uscendo.

"Come sempre!" rispose l'uomo ridacchiando. Se non si fosse trovato dietro le sbarre di una cella, sarebbe sembrato l'uomo più felice dell'Impero.

Il ragazzo non si premurò di correggere la sua insolenza ed uscì lasciandoli nuovamente da soli.

"Allora... non parli perché non conosci la nostra lingua! Sai, ci sono molte parole che posso insegnarti, ad iniziare da..."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 11, 2016 ⏰

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