Pace.

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https://soundcloud.com/marco-kosta/1-untitled?in=marco-kosta/sets/alien-atoms-between-your-thoughts

Allego una mia canzone, che possa essere di sottofondo alla lettura.

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Ehi... sveglia!

Giro la testa, dolorosamente. Questa voce...

Ho fatto ancora quel sogno. Ottimo. Ora neanche la notte mi lascia in pace. 

Dove cazzo sono? Rigiro la testa. Ancora dolore. Ho fatto un bel casino ieri sera, sicuro. Questa ragazza sdraiata affianco a me, ovviamente, non ho la più pallida idea di chi possa essere. I vantaggi dell'essere un musicista pseudo-famoso. Una volta mi sarei fatto schifo, in una situazione del genere. Povera ragazza, non a causa sua; è più profondo il problema. Ma è bello vedere che pure in stato di incoscienza, i miei vecchi principi sono ormai morti e sepolti. 

La guardo: è mora, occhi verdi. Ancora. Il mio inconscio sceglie sempre bene, grazie al cielo. Conosco gente che ha vissuto risvegli peggiori. Fisico niente male, mi mette tristezza non ricordare ciò che ci ho fatto. Direi che ha pure qualche anno in meno di me, ma non molti. Se mi va bene, appena ventenne. Potrebbe essere tragico sgattaiolare via dai genitori, visto il mio stato. Ma credo sia casa sua. Lo spero. 

Bastano 5 minuti di conversazione per capire com'è. Un'altra di quelle fissate con la mia musica, con il mio nome, forse. Non che sia granché, ma è circolato abbastanza da garantirmi una certa "pubblicità". Probabilmente non m'avrebbe mai preso in considerazione, in un altra situazione. Probabilmente? I bei vecchi tempi sono così remoti da regalarmi il beneficio del dubbio? Rido. 

Fortuna che siamo soli. Doccia, colazione, salvo il numero e via; la saluto. Non la rivedrò più. Mi faccio ancora un po' schifo per ciò, ma meglio così. L'autocommiserazione rende più sopportabile la mia scarsa autostima. Credo. Un bel loop, sarebbe divertente sentire l'opinione di un qualche saccente psicologo. Si divertirebbe anche analizzando il sogno. Anche se ci sarebbe poco da dire. Ovviamente riguarda lei. Ma chissà dov'è, cosa fa. Non voglio pensarci. 

...

Casa, dolce casa. Ho preso in affitto questo piccolo appartamento, nonostante dopo l'anno scorso avrei potuto permettermene qualcuno di migliore. Ma mi piace così. Piccolo, moderno e funzionale. E con dei vicini discreti. Sinceramente speravo però potesse aiutarmi un po' di più. E' da quando ho finito l'album, che ho qualche problema. I soldi accentuano e basta, ma almeno posso garantirmi delle cosine che mi rendono tutto ciò più vivibile. Mi tiro su una canna. Musica, e mi metto sul balcone. Poco da dire, la città da qua è fantastica. Il pensiero di essere a metà strada tra il mare e il deserto è sia affascinante che rassicurante. Chissà se prima o poi riuscirò a stancarmi di tutto ciò. Mi sembra così impossibile, qui è tutto così colorato, luminoso. Così diverso. L'aria sa essere calda ma al tempo stesso frizzante, come piace a me. Certo, ora è anche alquanto acre, ma la coppia di sopra per fortuna va di robe chimiche; finché non ricevo lamentele vuol dire che stanno bene. 

...

Bzzz. Bzzz. Mr White, che sorpresa. Strano che mi dica di vedere i ragazzi. E' confortante sapere che il tuo manager non abbia ancora capito il tuo processo creativo. Va bene. Domani, agli uffici. Non siamo una band, nonostante i piani alti spingano in quella direzione. Siamo amici, ma io lavoro da solo. Loro... mi servono. Non sono capace di creare in condivisione, non è la mia attuale filosofia. Non riesco. Mi servono in ambito lavorativo, ovviamente; per il resto, nonostante sia un po' che non ci sentiamo, andiamo molto d'accordo. Vado là più per vederli, che per parlare con i Grandi Capi. Sarà divertente.

Ciò implica una sola cosa però: serata soft. Il che, per quanto possa sembrare strano, non mi dispiace affatto. E' semplice, quelle movimentate quasi mai le ricordo. Ciò, di fatto, me le rende più vivibili.  Ma stasera niente di niente. No ragazze, no amici; io, alcool e qualche buon calumet della pace. Serata soft, sì, ma vorrei pensare il meno possibile. 

...

Bzzz. Bzzz.
Bzzz. Bzzz.
La mia mano sbuca da sotto il cuscino alla ricerca di quel maledetto telefono. Che si trova, giustamente, sul comodino. 4.51 AM. E' George. Stranissimo. Rispondo. Il primo "ehi" mi si perde in gola, come sempre quando provo a parlare appena sveglio. Il secondo non arriva, perché non faccio in tempo ad elaborarlo che vengo sommerso da un fiume di parole. Il terzo, il quarto e il quinto mi servono ad arginarlo, per poi chiedergli di ripetere.

Pum. Pum. Pum, Pum. Pum Pum Pum. PumPumPumPum.

Devo correre in ospedale.


Alien Souls Between My ThoughtsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora