Arrivo

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Era una domenica abbastanza fredda a Firenze, o almeno più fredda di quelle precedenti; stava arrivando l'inverno e Andrea se ne accorgeva bene, era lì, che guardava il mondo dalla finestra; steso su un letto, a rilassarsi guardando quello che il pianeta offriva. Aveva deciso di dormire decentemente a casa di un vecchio amico del padre, che gli aveva sempre dato ospitalità, ma che Andrea aveva sempre rifiutato: non voleva fare il bamboccio che non riusciva a cavarsela da solo. aveva quasi diciotto anni, era grande e sapeva badare a sé stesso. Ma, il giorno prima... aveva avuto come l'impulso a venire vivere una serata di un ragazzo normale. Aveva visto un film, da solo, e poi verso le dieci e mezza era andato a dormire, niente feste, niente bordello, niente musica scassatimpani, solo lui e la sua vita precedente, quella che gli era stata tolta dopo che sua madre era morta e il padre fosse finito in prigione. Alice, sua sorella, non aveva voluto seguirlo; a lei piaceva stare lì, al clan, a divertirsi e a ubriacarsi, lo trovava quasi un modo per mettere da parte i dolori e le sofferenze. Fece uno, due tre sospiri, e poi decise di alzarsi. andò in cucina dove Luigi, l'amico di suo padre gli stava preparando la colazione
''buon giorno, Andrea'' sorrise l'uomo porgendogli della cioccolata calda e una brioche. Lui prese il cibo senza indugiare e si mise a mangiarlo, lentamente.
Luigi era un uomo sulla quarantina, sempre sorridente, aveva una fidanzata, e un lavoro, una vita molto semplice e poco movimentata, non considerando le folli imprese fatte da ragazzo, ma a lui piaceva così; era socievole, caritatevole e molto credente.
''buongiorno'' disse il ragazzo pacato.
''io vado a messa tra dieci minuti, se vuoi puoi rimanere qui quanto vuoi, ti lascio le chiavi sul davanzale del salotto'' disse con un sorriso smagliante e andò nella camera affianco.
Andrea si era sempre chiesto come facesse a essere sempre così felice, quell'uomo, ma non si era mai dato una risposta concreta. Finita la colazione pulì, così c l'ospitalità, e andò a cambiarsi. Aveva sempre con sé un piccolo bagaglio a mano portabile, lo portava da quando tutto era caduto in miseria e lui e sua sorella erano diventati dei ricercati, la polizia volevano dargli agli assistenti sociali e poi quello che sarebbe stato sarebbe stato, ma loro erano scappati e si erano compromessi che appena diventati maggiorenni, nessuno si sarebbe più fatto problemi su di loro.
guardò per un po' di tempo la tv, e si rese conto che non poteva fare più niente; prima era sempre stato un ragazzo impegnato, faceva tiro col l'arco e calcio, aveva molti amici e non aveva mai avuto da pensare 'e adesso che faccio?'; anche dopo che era scappato con la sorella era stato più impegnato di prima, e solo in quel momento, a distanza di due anni, si era fatto questa domanda.  Si guardò per tutta la mattinata la televisione, senza ascoltarla veramente, era  più che altro un modo per rilassarsi. verso mezzogiorno e mezza ordino un po' di kebab dell'angolo, e si rimise a mangiarlo davanti alla televisione. intanto Luigi era ritornato, per poi riuscire subito dopo per vedersi con vecchi amici d'infanzia che aveva incontrato per strada. Era stata una normale, tranquilla, serena e rilassante giornata senza nessuno che gli diceva niente.  Verso le sei e un quarto, dopo che lui, profumato di doccia, era appena uscito dal bagno, gli suonò il cellulare, allora posò tutto e rispose:
''Alice che c'è?'' chiese senza preoccupazioni Andrea
''Andrea! sei ancora a casa di Luigi?'' chiese preoccupata la sorella
''ehm...si... perchè? è successo qualcosa? stai bene?'' disse alzando la voce
ecco, una giornata passata a rilassarsi buttata in quattro parole.
''no, ehm...penso che verrò anch'io lì...sai... è rilassante'' iniziò a divulgare la sorella. Andrea aveva sempre odiato quando faceva così.
''merda Alice! dimmi cos' è successo?''  disse arrabbiato
''ma niente...ecco...''
''ALICE!''
''Antonio è diventato capo del Clan avversario, e ci hanno appena lanciato un attacco''
''un attacco?'' chiese Andrea curioso. cos'era un attacco
''Andre... hanno dato fuoco alla nostra casa'' disse seria
Andrea perse tutta quella poca tranquillità acquisita durante quelle poche ore e incominciò a chiedere alla sorella, preoccupato. Possibile che quando lui non c'era ne succedevano di tutti i colori?
''tranquillo'' lo tranquillizzò la sorella ''sono salva, sono riuscita a scappare, la polizia non sospetta di me, ma ho bisogno che tu mi venga a prendere alla stazione. Non ce la faccio da sola'' era disperata, Andrea lo riusciva  a capire dal tono di voce.
''arrivo, tranquilla''.
Andrea posò, la sua roba sul suo  letto e uscii di casa, con solo l'obbiettivo di rivedere sua sorella sana e salva.

uguali ma diversiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora