You Are (Not) Alone

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Dopo essere tornato a scuola, tra una nota e l'altra di "Beyond the veil", sentì che il capoclasse aveva deciso di portare avanti la sua storia senza più esitazioni. Io mantenevo la mia impopolarità, dato che le quinte, nel momento della "dichiarazione", erano vuote. In quel momento non mi riusciva altro che guardare verso il basso, dato che avevo passato una notte più che insonne. Come mio solito decisi di alzare nuovamente il volume del brano e, perso del tutto l'ausilio della percezione esterna, urtai qualcuno.
Il suo volto era così maledettamente familiare da risultare onnipresente. Davanti a me, piombato a terra, c'era la causa del tanto parlare. Per la prima volta distolsi gli occhi dal suo cuore, non importava più, avevo già fatto anche troppo per quella stupida recita.

"Ehi fai attenzione!... Ah! Sei tu!"

Accorse verso di me e si avvicinò quasi fosse un faccia a faccia. Si mosse in maniera abbastanza strana, non riuscivo a capire cosa volesse fare. Sembrava trattenuto nel volermi dire qualcosa e nel muoversi di conseguenza. Alla fine fu interrotto nel suo intento dall'arrivo di un professore. Corse via lasciandomi un messaggio che si attaccò a me come un post -it

"Io e te dobbiamo parlare"

Recava il suo volere in penna a sfera.
La giornata passò come un loop, l'unica rottura del vetro chiamato routine era la mancanza del rappresentante per questioni di consiglio e lo strano avvenimento in mattinata. Fui chiamato a leggere nell'ora di letteratura e mi alzai malamente dal banco sul quale ero praticamente accasciato. Il professore, riluttante, mi passó la sua copia del libro massacrata di appunti. Non lo guardai nemmeno in faccia, era talmente monotono da far marcire l'aria intorno a sé. Non ricordo assolutamente il titolo dell'opera che lessi, una sola frase mi rimase fissa in fronte: l'ultima, incollata dal sollievo di aver finito il mio dovere.

"Non sa il pubblico e anche ogni attore se questo show abbia un autore: cerca invano un suggeritore... ma riceve un sorriso"

La lezione finì con qualche minuto di ritardo e, scegliendo il brano per tornare a casa, mi accorsi di essere l'ultimo a lasciare l'aula. Una mano mi toccò la spalla sulla soglia della porta. Il carissimo professore di letteratura stringeva le sue dita sulla mia spalla nascondendo in malo modo la sua irritazione sotto una sottile montatura. Spostai bruscamente il suo braccio urtandolo con il mio e pronunciai poche secchate sillabe:

"È pregato di non toccarmi"

La smorfia d'ira presente sul suo viso si manifestò completamente ed egli si mise davanti alla porta. Stava per gridare con tutte le sue forze il proprio disappunto ma un'altra semplice frase tranciò la sua enfasi:

"Professore, posso occuparmene io"

Sbucò per l'ennesima volta la figura del capoclasse che con la solita aria affidabile invitava il docente a oltrepassare la soglia.

"D'accordo, lascio tutto a te" disse tirandosi dietro la giacca.

In quella stanza rimasero un corvo e una colomba, un ben voluto e un emarginato, il bianco e il nero. Ancora una volta avanzò verso di me, con fare titubante non riuscì ancora a dirmi nulla. Mi prese per un braccio esortandomi:

"Vieni, andiamo da un'altra parte"

All'inzio mi interrogavo sul perchè di tale frase ma i corridoi vuoti e le aule silenziose mi fecero intuire che non eravamo più benvenuti lì.

"Un bravo studente fino alla fine" pensai con viso apatico.

Giungemmo appena davanti al cancello d'entrata, lui mi teneva bruscamente per un braccio così fui costretto a bilanciare la forza. Mi stringeva la manica senza nemmeno considerarmi, andando dritto verso una meta sconosciuta. Proseguendo per la via rimaneva la sua testardaggine silenziosa e le mie domande ferme a mezz'aria.

"Mi spieghi che ti prende?"

Nulla, silenzio di tomba. Stavo iniziando ad irritarmi. Trascinava i suoi voleri insieme a chi si trovava nel mezzo del suo cammino. Ad un certo punto l'aria fu squarciata da un grido di esasperazione e rabbia

"Lasciami! Non toccarmi!"

Feci appello alle mie ultime forze per strappare il mio polso dalla presa e riuscì ad avere indietro la mia mano segnata all'estremità da un cerchio rosso carne dato dalla stretta eccessiva.
Egli finalmente si girò riconoscendo la mia esistenza. Eravamo ormai arrivati al parco cittadino così mi sedetti su una panchina cercando di smaltire la rabbia, lui fece lo stesso e fissò la terra per qualche secondo. Presi un lungo respiro, rilasciai tutta l'aria in una volta lasciando uscire la pallida condensa.

"Allora? Che c'é?"

Si alzò in piedi dopo aver riportato gli occhi in alto, si voltò per guardarmi in viso, ma per l'imbarazzo distolse lo sguardo subito dopo.

"Volevo ringraziarti, ma soprattutto scusarmi."

Lo osservai con aria stranita da quelle pupille vuote.

"Se non fosse stato per te non avrei mai potuto fare il passo decisivo, sarei rimasto sempre una persona qualunque con dei rimorsi troppo grandi da sopportare. Sei davvero un bravo ragazzo, anche se non lo dai a vedere."

Mi scappò una leggera risata scaturita dalla sua ingenuità; pura e incontaminata.

"E per cosa ti dovresti scusare?"

Dissi abbandonando la schiena sulla panchina.

"Per la tua situazione. La nostra classe é stata una delle più veloci a legare, il che mi rendeva molto felice, ma tu sei sempre stato solo; una figura che si staglia davanti a un orizzonte grigio osservando la pioggia monocroma che gli cade sul viso."

"È colpa mia, me ne sarei dovuto accorgere prima"

"Ci penserò io d'ora in poi"

Disse chinando leggermente la testa. Senza aspettare il silenzio piazzai quella che sarebbe stata l'ultima mia battuta:

"Non ti sembra un po' inutile? Siamo al secondo anno ormai , non ha senso agire proprio ora. Perchè non lasci stare?"

Dopo quella frase mi parve di rivedere i versi del poeta di quel pomeriggio.

"Non sa il pubblico e anche ogni attore se questo show abbia un autore: cerca invano un suggeritore... ma riceve un sorriso"

Un sorriso, tutto quello che ottenni da lui.
Mi salutò per prendere poi il pullman.
Io ero ancora lì, buttai le spalle e i gomiti oltre lo schienale e rimasi in silenzio qualche minuto. Una goccia di pioggia gelata mi sveglio dall'apnea dei miei pensieri.

"Aaah... inizia a piovere"

Forse la risposta che cercava questo attore è più vicina di quanto pensasse.

Storia Di Un Corvo A Cui Spuntarono Piume BiancheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora