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PENSAVATE CHE LA STORIA CONTINUASSE TUTTA ROSE E FIORI (o meglio, glitter)?
MWAMWAMWA NO.😈

Compose il numero sul tastierino, prese un bel respiro e lo chiamò:
-Pronto? Chi parla?-
-S-sono Alec Lightwood...-
-Ciao fiorellino.-
Alec arrossì, benedicendo che fosse al telefono.
-Io, ecco... Volevo... Volevo rivederti, se è possibile, se vuoi, se non ti disturbo, ecco.-
-Ma certo.-
Alec sentì una risatina.
-Ti va oggi pomeriggio alle 2 al bar affianco a casa mia?-
-Mh... Fammici pensare... Perfetto, a dopo.-

Il cuore di Alec perse un colpo.
Il suo primo appuntamento con un ragazzo. Cosa doveva fare?! Non poteva pensarci prima di chiamarlo??
-Non ti preoccupare, ti aiuto io.-
Izzy entrò in camera di Alec.
-Mi spii per caso?!-
-Forse sì, forse no... Dipende...-
-Avanti, cosa vuoi?-
-Aiutarti, sciocchino!-
-Come?-
-Prima di tutto a vestirti... Usi sempre quelle tute nere e sporche...-
-Va bene, accetto.-
-Wow, per accettare il mio aiuto senza lamentarti ti deve piacere veramente tanto quel ragazzo...-
-Come fai a sapere di Magnus?-
-Secondo te chi lo aiutato ieri pomeriggio?-
Un sorrisetto furbo si stampó sul viso di Isabelle.
-Tu, tu lo hai pianificato!!-
-Prego eh...-
-Non ti da fastidio che io, beh, che mi piacciano i ragazzi?-
Alec spostò lo sguardo sul pavimento, d'un tratto diventato la cosa più interessante che c'era nella stanza.
Non aveva considerato la reazione dei suoi parenti. Si pentì di aver parlato.
-Sei mio fratello Alec, anche se ti piacessero le anatre, io ti vorrei bene comunque.-
I due si guardarono e sorrisero.
-Ti voglio bene Izzy.-
-Ti voglio bene Alec. Su, ora alza quel culo dal letto e vieni con me.-
-Va bene, capo.-

Mancavano 10 minuti all'ora prevista per l'appuntamento, ma Alec era già davanti al bar. Sua sorella gli aveva rifilato dei jeans e una camicia nera... per lui ere tutto... era tutto troppo, ma di sua sorella si fidava, e se lei diceva che così era perfetto ci credeva. O quasi...

-Buongiorno fiorellino. È da tanto che aspetti?-
Un sorriso malizioso gli si bloccò a due centimetri dal naso.
-N-no...-
-Bene, entriamo?-
Alec riusciva a percepire il respiro veloce del ragazzo sulle labbra e gli venne la pelle d'oca.
-Va bene...-
-Siamo di poche parole, eh?-
Alec arrossì e abbassò la testa per far passare Magnus. L'occhio gli balzò sotto la schiena del ragazzo. Come era possibile avere un fondoschiena così perfetto? Si morse il labbro ed entrò nel bar.

-Due birre, per favore.-
-Subito.-
La cameriera ammiccò a Magnus, che nemmeno se ne accorse, così se ne andò via infastidita. Gli occhi di lui erano concentrati a scrutare il viso del ragazzo che aveva davanti a sé.

-Quindi, che volevi dirmi? Mi hai chiamato tu no, se non sbaglio?-
-Veramente io, beh, sai...-
Magnus rise.
-Quanto sei carino quando balbetti.-
-C-carino, io? Veramente tu mi trovi carino?-

Prima che l'altro potesse rispondergli, ritornò la cameriera con due pinte di birra.
Alec ne bevve subito un sorso, creandosi dei baffi con la schiuma.
-Hai un po' di schiuma qua.-
Magnus si indicò la parte tra il labbro e il naso.
Alec prese un tovagliolo, si strofinò la bocca, ma non si pulì del tutto.

A quel punto Magnus si avvicinò al ragazzo, a separarli solo pochi centimetri d'aria. Il cuore di Alec era peggio di un tamburo, aveva paura che prima o poi sarebbe uscito dal petto. Magnus si avvicinò ancora di più ad Alec, aprì lentamente la bocca e leccò via dal labbro dell'altro la schiuma.

Alec si impietrì.

Magnus ritornò seduto al suo posto e ridacchiò, con un'espressione alquanto soddisfatta. Per vendicarsi Alec gli lanciò il tovagliolo in faccia.
La risata contagiò entrambi, che per un'ora parlarono come farebbe una vecchia coppia sposata.

Alla fine i due si salutarono e tornarono alle loro case, promettendosi di rivedersi. Filava tutto liscio, Alec era contento, veramente contento una volta tanto nella sua vita.

Ma non sapeva che al bar una persona aveva visto tutto, Robert Lightwood aveva visto ogni singola cosa di quell'appuntamento, e si vergognava del figlio. Una delle poche cose che aveva sperato non succedessero si era appena realizzata: suo figlio frequentava dei ragazzi.
Era invaso da  schifo, soprattutto rabbia.
I gay erano il degrado della società, il peggio del peggio, e suo figlio, il suo erede, ne faceva parte.

Ormai non era più in sé: tornò a casa ed aspettò Alec davanti alla porta con un'ascia in mano: se l'era cercata.

MI SENTO MALVAGIA! Mwamwamwa!!!!

Blue eyes and black hairDove le storie prendono vita. Scoprilo ora