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Alec si trovava nella stanza in cui Izzy era stata aggredita dal falso cugino. Stava rimettendo in ordine nel modo più accurato possibile, anche perchè sarebbe stata la sua stanza per un po' di tempo. Quasi tutte le camere più grandi della villa erano state improvvisate come infermerie, tra cui la sua. Moltissime persone erano state ferite gravemente dai seguaci di Valentine. Il loro piano era stato un fallimento unico. Sospirò, intento a sollevare una cassapanca che era stata rovesciata. La testa gli pulsava a causa di tutti i problemi che gli ruzzolavano nella mente: Chi era veramente il tizio che si era spacciato come loro cugino? Jace e Clary erano veramente fratelli? Izzy stava guarendo dalla ginocchiata che aveva ricevuto? E Magnus gli avrebbe parlato ancora?

Come se avesse decretato ad alta voce i suoi pensieri, qualcuno bussò alla porta.

Alec si stropicciò gli occhi assonnati.
-Avanti.
La porta si spalancò con un lieve cigolio, lasciando entrare qualche delicato raggio di sole proveniente dalla finestra del corridoio accanto. Quando fù spalancata del tutto Alec si bloccò: Magnus.
Magnus che se ne stava appoggiato alla porta, Magnus che lo guardava con dolcezza e comprensione, Magnus che aveva indosso dei semplici jeans e una maglietta nera attillata.
-Buona sera, Alexander.
Ad Alec servì qualche secondo per ritrovare la parola.
-Ciao Magnus.
Alec si voltò, morsicandosi il labbro inferiore maledicendosi: stava arrossendo, solo perchè Magnus gli aveva detto buona sera.
Che stupido.

Decise di uscire sul balcone della stanza, sperando che l'aria fresca della sera gli avrebbe fatto passare quell'insopportabile caldo che provava.

Quando si appoggiò alla ringhiera, vide Magnus imitarlo, scrutando il cielo scuro e le sue stelle.
-Giornata movimentata eh?
Alec si strinse nelle spalle, forse per nascondere il rossore del suo volto.
-Gia...
-Gia.
Alec strinse fino a sbiancarsi le nocche la ringhiera di ferro battuto. Non sapeva cosa dire, doveva dire qualche cosa, almeno per avere Magnus accanto ancora per qualche minuto.
Ma Magnus lo precedette, e di questo Alec glie ne fu grato.
-Cosa volete fare ora?

Alec notò la terza persona e questo voleva dire che lui non si sarebbe più intromesso, che dopo oggi non lo avrebbe più visto.

-Non ne ho idea, abbiamo molti feriti, e quello che è successo con Jace beh... potrebbe cambiare tutto...
Magnus si passò una mano fra i capelli laccati di glitter e sospirò.
Schioccò la lingua.
Si voltò.
Alec perse uno, due, dieci battiti del cuore, quel cuore ormai sciolto in una pozzanghera rossa e umidiccia. Quanto era bello.
E per l'angelo, i suoi occhi.
Quegli occhi oro e verdi, castani e viola.
Quegli occhi da gatto che lo guardavano come se Alec stesse per scomparire da un momento all'altro. Lo inchiodavano saldo al pavimento, per paura che scappasse, ma non sarebbe scappato comunque, anzi, voleva stringerlo e perdersi nel suo profumo di sandalo e sapone.
Alec deglutì ingoiando purtroppo anche quel piccolo desiderio.

-So che non è il caso Alexander, dopo tutto quel che è successo... Ma ti andrebbe di fare una passeggiata con me? Volevo parlarti.

L'aria era colma di speranza che sgorgava abbondante dalle parole e dai battiti del cuore di Magnus.
Alec prese un secchio e la raccolse tutta quella speranza, la travasò in una bottiglia e la chiuse con un tappo di sughero, sigillandola.

Alec strinse la bottiglia tra le mani sudate tremanti.

-No, non ho voglia di una passeggiata Magnus.

Blue eyes and black hairDove le storie prendono vita. Scoprilo ora