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Robert Lightwood era fuori dalla porta di casa, brandiva un ascia leggermente più lunga del suo braccio,per sferrare i colpi con più potenza.
Ormai era deciso: finché suo figlio non gli si inginocchiava davanti piangendo e chiedendo perdono lui in casa non sarebbe più entrato per conto suo.
Ma una vocina interruppe i suoi pensieri:
-Pa, che fai qua fuori con l'ascia?-
-Non sono affari tuoi Max, torna dentro.-

-Robert! Metti immediatamente giu l'ascia! Spaventi i vicini!-
La rabbia gli si gonfiava nelle vene.
-Maryse, Max! Tornatevene dentro se non volete farvi male!-
-Robert Lightwood! Come ti permetti di parlarmi così?! Sono pur sempre il sindaco di questa città, oltre che tua moglie! Ed ora torna dentro!-

Robert non riusciva più a controllare l'ira che saliva, respirava affannosamente e le mani gli si strinsero sul manico dell'ascia.
-ANDATEVENE VIA!-
Alzò l'arma e la scagliò contro al muro, lasciando un grosso solco.

-Ma sei impazzito? Max, corri in camera tua, subito! Me la vedo io con tuo padre.-
-Perchè tutti mi dite di andarmene in camera mia? Perchè non pensate qualche volta che sono cresciuto abbastanza?!-

-TACI MAX!-

-Non osare rivolgergli così la parola Robert! Non te lo permetto!-
-Maryse cara, vattene dentro,VATTENE!-
L'ascia calò sulla moglie, senza esitazione.

Max stava andando in camera sua, quando vide quello che stava succedendo: corse verso il portone e spinse via sua madre.

L'ascia continuò il percorso, senza esitazioni.

Schizzi rossi macchiarono Robert e Maryse che era a terra, paralizzata.

Schizzi rossi imbrattarono la porta e i muri.

-C-cosa hai fatto?! COSA HAI FATTO?!-
Alec era infondo alle scale terrorizzato.
-Io...-

- SEI UN MOSTRO!-

-Mi spiace, io...-
Robert tremava, le mani e i vestiti macchiati di rosso, gli occhi umidi.
Cadde in ginocchio. Si guardò le mani.

-Vattene.-

Maryse si era rialzata, stava abbracciando il piccoli corpicino esanime di Max. Stava piangendo silenziosamente, dondolandosi leggermente e accarezzando la testa insanguinata del figlio.

-Cosa?-
-Ho detto vattene. Vattene prima che chiami la polizia. E se oserai farti rivedere, stai sicuro che questa volta il cadavere della situazione sarai tu.-

Maryse non stava urlando, ma nella sua  tranquillità c'era qualche cosa di terrificante.
Robert scese le scale. Si fermò davanti ad Alec.
-Quel colpo doveva essere per te.-
Detto questo corse via, senza voltarsi.

-Max? Mamma!-
Alec corse su per le scale, gli sembrava di fare chilometri, quando invece stava salendo solo sei gradini.

-Cosè questo bacca... MAX?!-
-Isabelle...-
-Mamma? Alec? Cosa è successo al piccolo Max? DITEMELO!-

Isabelle si inginocchiò accanto alla madre ed abbracciò il fratellino insanguinato. Sentiva l'odore metallico del sangue invadergli la gola, gli occhi le si inumidirono.
-Isabelle, non chiamarlo piccolo, lui non voleva...-
-Mamma! Lui non vuole! È ancora vivo, IO LO SO CHE È VIVO!-
Scoppiò in un rumoroso pianto.
-Izzy che piange? Ma che sta... MAX?!-
-Jace! Aiutami, AIUTALO PER L'ANGELO!-
Jace rimase immobile, paralizzato dal terrore. Voltò lo sguardo su Alec, che a sua volta fece lo stesso.
-Alec, COSA DIAVOLO È SUCCESSO?!-

~~~~~~~~

Alec camminava curvo, mani nel cappotto e sguardo basso. Era una Domenica particolarmente soleggiata, l'aria era piacevolmente calda e leggera.
Si fermò, prese un bel respiro e varcò l'ingresso.

Erano passate tre settimane dall'incidente, tre settimane senza vedere il padre, senza vedere Magnus; senza vedere Max.

Strinse forte il mazzo di fiori e voltò su un sentierino di ghiaia bianca e, dopo pochi passi, si accovacciò a terra e fissò la lastra bianca davanti a se. Sulla sinistra c'era il viso di un ragazzino con gli occhiali e un sorriso smagliante.
Gli mancava tanto il suo piccolo Max.
No. Non era piccolo, era un ragazzino forte e coraggioso... se solo lo avessero trattato per quello che era...
Se solo suo padre non lo avesse visto con Magnus.
Perchè lo aveva capito, aveva capito che il padre era al bar quel giorno, e se non ricordava male, lo aveva pure intravisto.
Sapeva cosa pensava il padre sui gay.
Ma i suoi pensieri erano confermati dall'ultima frase che gli aveva sussurrato il padre

"Quel colpo doveva essere per te"

Era tutta colpa sua.
Se non fosse stato per i suoi stupidi sentimenti sbagliati, il suo innocente Max sarebbe ancora vivo.

Oramai aveva deciso: non avrebbe più cercato l'amore in un ragazzo.
Non avrebbe più rivisto Magnus.

<~~~~~>
Spero il capitolo vi piaccia, anche se ci ho messo un po' ad aggiornare...
Comunque,
Ciau

Blue eyes and black hairDove le storie prendono vita. Scoprilo ora