Sterek in abbondanza

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“Personalmente,” disse Stiles, provando ad alleggerire l'atmosfera, “io sono più che altro irritato dal fatto che abbiamo incontrato un dio Trickster e lui non assomigliava per niente a Loki .”
Derek fu l'unico a ridere mentre il resto del branco gli lanciò delle occhiatacce. Erano stati tre giorni molto lunghi. Intrappolati insieme nella nuova casa di Derek sotto l'incantesimo di un Trickster, Stiles al centro della frustrazione di tutti perché, tecnicamente, era stata tutta colpa sua.
In sua difesa, lui pensava fosse solo una descrizione del Trickster. Non sapeva che lo stupido poemetto nell'antico libro che stava citando fosse un incantesimo di evocazione. Gli amanuensi del sedicesimo secolo non erano rinomati per la loro chiarezza, si sa.
Il Trickster era apparso non appena aveva finito di leggere l'ultima riga. “‘Come carbone la scura chioma / L'animo scruta lo smeraldino sguardo.’ Ti somiglia, Zenwolf.” Aveva stuzzicato Derek, che sedeva di fronte a lui al tavolo della cucina leggendo la propria  parte di leggende sovrannaturali. Derek aveva grugnito per poi aprire la bocca per ribattere ma le sue parole erano state tagliate da un'improvvisa folata di vento e dall'odore di ozono tipico della magia, seguiti dalla comparsa del Trickster sopra il tavolo.
Nessuno dei due ricordava esattamente il suo aspetto – parte della sua magia– ma Stiles sapeva per certo che non assomigliava affatto a Derek, lo stronzo. Ricordavano però che il Trickster li aveva osservati per un lungo istante, in particolare Stiles, come se stesse davvero guardando nella sua anima. E se già quello non fosse stato abbastanza inquietante, aveva poi sussurrato un incantesimo in una lingua irriconoscibile, fatto l'occhiolino, ed era sparito.
Il resto del branco in quel momento era nella casa. Scott e Kira erano nell'interrato con Liam a far pratica di tecniche di combattimento mannare. Isaac, recentemente tornato dal suo soggiorno europeo, era nel salotto con Lydia, intento a deluderla con il suo balbettante francese. Non ci avevano messo molto a realizzare di non poter lasciare la casa, non potendo aprire le porte, persino con la forza combinata di un Vero Alpha, una kitsune, un beta perfettamente in forma, un vero lupo e un mini Jackson (Stiles non ci provò neanche, scegliendo piuttosto di offrire supporto morale fino a che Derek non gli aveva ringhiato contro).
Non ci misero molto a capire di chi fosse la colpa. Ci furono un sacco di urla e colpevolizzazioni contro Stiles. Il quale pensò avrebbe aiutato ricordare agli altri quanto fossero fortunati che fosse la prima settimana delle vacanze invernali e loro non avessero altri posti dove essere. Non aiutò.
Ci vollero tre giorni di ricerche e incantesimi falliti per rievocare il Trickster – apparentemente l'incantesimo nel libro era usa-e-getta – così che potessero bloccarlo a terra e obbligarlo ad ingoiare il filtro esiliante consigliato da Deaton . Le sue unghie nere diventarono artigli che si conficcarono e graffiarono Derek che lo teneva, mentre Lydia gli versava in gola il liquido denso, e l'essere sparì in uno sbuffo di fumo verde-nero che rimase a fluttuare sul soffitto nella cucina mentre tutti andarono a raccogliere le loro cose per andarsene, in un serio bisogno di una pausa da tutti gli altri.
Grazie al cielo Derek era segretamente un milionario e aveva finalmente comprato una vera casa per il branco, persino più grande della vecchia casa degli Hale. La casa da sette camere da letto, praticamente una magione, aveva reso gli ultimi giorni tollerabili – Stiles non poteva immaginare cosa sarebbe potuto succedere se fossero rimasti bloccati nel vecchio, inquietante loft di Derek o a casa McCall. Si trovava dal lato opposto della riserva rispetto alle rovine di Casa Hale, circondata dalla foresta su ogni lato, ed era fortunatamente abbastanza grande da ospitare il branco durante le crisi soprannaturali quali il Grande Fiasco Del Trickster.
“Non voglio vedere nessuno di voi per almeno una settimana,” commentò Lydia, sfilando attraverso il salotto per uscire, seguita da tutti tranne Stiles, e sbattendo la porta dietro di sè.
Derek cadde pesantemente sul divano fin troppo grande scelto da Stiles, scolandosi una Gatorade. Come al solito, era lui ad aver subito il peggio della situazione, la maglietta strappata e coperta di sangue rappreso e la pelle al di sotto rigenerata e morbida ma tesa sulla muscolatura forte. Guariva ancora più in fretta adesso, da quando aveva scoperto il suo pieno potenziale di lupo, evolvendosi o salendo di livello o avendo finalmente brutalmente scrollato via il suo io adolescente ed abusato.
“Allora, che c'è per cena?” scherzò Stiles, ripetendo la battuta delle ultime notti. Si unì a Derek sul divano, che era grande abbastanza da permettere ad entrambi di stendersi pigramente senza neanche arrivare a toccarsi.
Sapeva che avrebbe dovuto andarsene anche lui, ma suo padre stava facendo un altro turno di notte completo e, persino dopo tre notti di forzato pigiama party, non voleva rimanere solo. Stiles non aveva mai vissuto bene la solitudine, non da quando aveva imparato cosa significasse veramente dopo aver visto la luce negli occhi di sua madre spegnersi tanti anni prima. Era peggiorata dopo il sacrificio del Nemeton e ulteriormente dopo il Nogitsune. Sapeva che era quello il motivo per cui aveva fatto ciò che aveva fatto con Malia, sapeva che la sua debolezza era responsabile di tanto dolore. Almeno stavolta era principalmente suo.
 
Non era fuori dall'ordinario per Derek e Stiles passare del tempo solo loro due, non più almeno. Ad un certo punto del loro percorso, l'essere forzati e poi lo scegliere di tenersi reciprocamente in vita era mutato in fiducia e rispetto e, in qualche modo, in amicizia. Quando Stiles era corso in quel tempio in Messico stava tentando di salvare il suo migliore amico, provando a portare a compimento l'ultimo desiderio di Derek, ma stava anche fuggendo dal vedere la luce negli occhi di Derek spegnersi. L'aveva salvato troppe volte per vederlo morire mentre gli stava vicino impotente, geloso di Braeden persino in quel momento. Stiles sapeva che se fosse rimasto, se l'avesse visto morire, sarebbe morto anche lui, in ogni modo in cui potesse importare. Che sarebbe potuto andare in mille frammenti e diventare polvere per il  dolore. Così era corso via.
Quando poi erano usciti da quel posto, miracolosamente ancora vivi, Stiles era stato sollevato per Scott e Kira, scioccato dal tradimento di Malia, e assolutamente terrificato all'idea di vedere il corpo di Derek, avrebbe avuto un attacco di panico se Liam non l'avesse tenuto.
E pensò di non essere mai stato tanto felice, una volta saputo della 'resurrezione' di Derek.
Dopo di che ribollì di frustrazione per tutto il viaggio verso casa perché si era perso Derek nudo.
Da allora lui e Derek avevano imparato ad essere veri amici, e Stiles ne era grato, e tormentato, e felice, e così tremendamente innamorato dell'uomo accanto a lui da non sapere che fare. Così si limitava a tener duro ed essergli amico.
 
“C'è ancora un po' della frittura di ieri sera,” rispose Derek, tirandolo fuori dal suo sogno ad occhi aperti. Stiles ghignò tra sé e sé. Era preoccupato che Derek volesse stare solo, che stesse per dirgli di andarsene, o almeno che volesse chiedergli perché fosse ancora lì nonostante non fosse più magicamente costretto. Invece si alzò in piedi e si tolse ciò che rimaneva della sua maglia grigia. “Vado a farmi una doccia.” Lanciò l'indumento rovinato in faccia a Stiles, senza nemmeno guardarlo ma con un sorrisetto.
“Stronzo,” Stiles gli urlò dietro, principalmente per coprire il suono del suo battito accelerato. Tutto quel tempo e lui aveva imparato a mentire sfacciatamente ad ogni licantropo incontrasse, ma non poteva ancora controllare il ritmo del suo cuore vicino ad un Derek senza maglia.
“Scalda un po' di cibo anche per me,” gli rispose, e Stiles sorrise per tutto il percorso fino alla cucina.

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