Occhi stelle lacrime

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There's something wrong with me, chemically

Something wrong with me inherently

The wrong mix in the wrong genes

Depeche Mode - Wrong


***


Era un'altra giornata di pioggia. Pioggia battente che tamburellava ritmica e ripetitiva sui tetti e sulle strade. Pioggia tetra che velava di un monotono color grigio tutto il mondo intorno. Pioggia fredda, gelida, ghiacciata; pioggia che non dava tregua.

Non si riuscivano a vedere le stelle, con quella pioggia.

Non sapeva perché l'attirassero in quel modo. Non sapeva perché la loro evanescente luce gelida la confortasse così tanto. Forse era perché si sentiva altrettanto fragile, minuscola e gelida, mentre cercava di continuare a far splendere la sua fiammetta debole e insignificante lottando contro le tenebre troppo vaste che la opprimevano.

Delle volte si chiedeva davvero perché si ostinasse a vivere. In fondo non era nient'altro che una schiava, sbattuta di qua e di là tra i lavori più umilianti e duri, carne da macello che se non esisteva era meglio per tutti. Non serviva a niente e a nessuno, neanche come materiale per gli ingegneri genetici: nessuno se ne faceva niente nemmeno delle sue molecole. A questo punto, tanto valeva morire. Almeno non avrebbe sofferto più.

E invece continuava a vivere, con rabbia, sbattendo ogni giorno in faccia agli "individui geneticamente adeguati" con la violenza di un pugno che anche lei, anche un Errore così eclatante era degna di vivere. Lei era una persona. Anche se il suo DNA era sbagliato. Anche se non era "fisicamente perfetta", come il Governo avrebbe voluto.

Anche se il suo occhio sinistro era grigio come la nebbia di novembre, e quello destro azzurro ghiaccio.

Lei era Freya, ed era viva, ed era più di un Errore con un occhio grigio e uno blu. Lei aveva dei pensieri e delle emozioni. Lei non era inferiore ai Perfetti. Almeno, non perché un ingegnere genetico stupido le aveva progettato male il DNA.

Era davvero un peccato che lei fosse l'unica a pensarla in questo modo.


***


Uscire di notte era proibito.

C'erano telecamere a infrarossi ovunque, e ronde di droidi sorveglianti per tutta la città. Le punizioni per i trasgressori erano severe, e non veniva visto di buon occhio chiunque violasse le leggi, soprattutto dopo la rivolta di trent'anni prima. Ma Freya non era più una bambina, aveva diciassette anni ormai, e sapeva come muoversi senza essere presa.

Anche guardare le stelle era proibito.

Freya non sapeva bene il perché. Di nuovo, il motivo doveva essere la rivolta, il cui simbolo era stato una stella a cinque punte bianca inscritta in un cerchio su campo blu scuro. La ragazza ricordava una scritta su un muro che aveva intravisto di sfuggita una mattina, il motto della rivolta, che recitava "Quando anche le stelle gridano". Ricordava che le Ombre avevano catturato il responsabile, il ragazzo che aveva scritto quella frase, e l'avevano giustiziato, e la scritta era stata eliminata subito; ma ricordava anche che era stata proprio quella frase a spingerla a sollevare gli occhi per la prima volta al cielo, più in alto del suo misero orizzonte di Errore.

Occhi stelle lacrime (One-Shot) #ProjectUnpossibleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora