Capitolo cinque

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Spazio autrice: scrivo qui, perché solitamente nessuno legge lo spazio autrice in basso. Comunque, mi vorrei scusare per il ritardo nel postare il capitolo, ma ho avuto dei problemi familiari che me lo hanno impedito. Detto questo: cercherò di essere più presente.
Vi lascio al capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate.



Il suono della sveglia mi portò alla realtà; mi scoppiava la testa, come se qualcuno stesse facendo rimbalzare una palla sulla mia fronte. Cercai, invano, di aprire gli occhi. Sembrava quasi che mi trovassi in un post sbornia, ma in realtà mi trovavo solo in uno stato confusionale in cui non capivo perché quel bacio, che non può essere definito tale, aveva avuto così tanta importanza per me.

Dopo la nostra piccola discussione, Gennaro, mi ha portata subito a casa. Eravamo sotto il portone di casa Iodice, ci guardavamo, ma forse "guardare" non è il verbo adatto a descrivere quello che stavamo facendo; noi ci osservavamo, esaminavano ogni centimetro dell'altro senza proferire parola. Per un attimo, avevo seriamente creduto di essermi persa nei suoi occhioni blu, contornati da occhiaie. Sono proprio queste a renderlo Gennaro, senza le sue due occhiaie non sarebbe lui.
Avevo osservato il suo pomo d'Adamo andare su e giù, nel momento in cui posai la mano sul suo petto. Non sapevo nemmeno io perché di quel gesto, ma era venuto quasi spontaneo; chi non ci conosceva, avrebbe pensato fossimo due tredicenni impacciati alle prese con il primo amore, ma noi non eravamo innamorati. Non ci amiamo, noi ci viviamo. Suona molto strano, soprattutto perché ci conosciamo da poco e conosciamo poco l'uno dell'altra.   
Vivo intensamente l'adrenalina che provo quando ci guardiamo negli occhi.
Vivo intensamente l'ansia che provo quando si avvicina a me.
Vivo intensamente "le farfalle nello stomaco" che sento quando mi sfiora.
Ho vissuto intensamente l'emozione che ho provato quando ha sfiorato le mie labbra.
Ho vissuto intensamente l'emozione che ho provato quando, dopo aver posato la mia mano sul suo petto, lui ha poggiato le sue grandi mani sui miei fianchi.
Con Gennaro, vivo intensamente ogni singola emozione perché lui è così; è come un'opera d'arte, può farti provare milioni di emozioni, ma devi impegnarti a capirla a pieno. Non devi soffermarti sulle apparenze.
Questo era così strano, provavo sentimenti forti per qualcuno che conoscevo appena.

Mi alzai dal letto, ancora con gli occhi chiusi, incapace di aprirli e mi diressi al bagno portandomi dietro un paio di pantaloncini marroni, una camicia bianca molto larga e dei stivaletti marroni.

La mia immagine riflessa allo specchio era a dir poco orribile. Perché non potevo svegliarmi ed avere un aspetto umano?

Cercai di sistemarmi al meglio, poi scesi per fare colazione.

Ero molto nervosa per il mio primo giorno di lavoro, quasi non riuscivo a mangiare, ma non sarebbe stato carino rifiutare ciò che aveva fatto Annarita.
Avrei iniziato questa sera, ma volevano andassi già durante l'ora di pranzo in modo tale che capissi i loro tempi di lavoro.

Provai a mangiare qualcosa, pensando agli avvenimenti della sera precedente; non riuscivo a pensare ad altro.

Arrivammo davanti a casa Iodice e Gennaro aprì il mio sportello, come sempre, offrendomi la sua mano che accettai. Ero ancora scossa da quel "bacio"; non abbastanza soddisfacente da essere considerato tale, ma abbastanza per farmi desiderare un vero contatto fra le nostre labbra.
Mi portò proprio sotto il portone, poi mi fermò, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"A che pensi?" Mi chiese, spingendomi a guardarlo negli occhi.

"A niente."

"Non mentirmi, Emma," disse serio; "io odio le bugie." Continuò.

Restai in silenzio, indecisa se dirgli della mia confusione, ma lui mi anticipò.

Beautiful Disaster. || Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora