Capitolo otto

497 40 4
                                    

Mi scuso TANTO TANTO TANTO per l'assenza, ma ho avuto dei problemi fisici e non sono riuscita a scrivere, o meglio, se lo avessi fatto non sarebbe uscito nulla di buono. Non è stato affatto un buon periodo e non me la sentivo di scrivere, ma non voglio chiudere con questa storia perché tengo a voi.

"Che ore sono?" Chiesi a Gennaro, non appena rientrammo in macchina.

"Le tre." Mise in moto.

"È tardissimo! Muoviti." Lo incitai.

"Sono stato malissimo con te, una serata da non rifare assolutamente." Ignorò il mio commento.

Ridacchiai alla sua affermazione, fermandomi ad ammirare la sua bellezza. I capelli, ancora non completamente asciutti, tutti spettinati; i suoi occhi azzurri concentrati sulla strada; la fronte corrugata; i lineamenti definiti, che venivano illuminati da qualche lampione che trovavamo lungo la strada. Gennaro era un ragazzo bellissimo e sarei stata anche ora a guardarlo, ma il silenzio che si era creato e l'atmosfera che c'era, mi fece crollare fra le braccia di Morfeo.

Chiusi lentamente gli occhi, raggomitolandomi nel sedile e perdendo, letteralmente, i sensi.

___________________________

Mi stiracchiai, ancora nelle morbide lenzuola e, con la stessa lentezza con la quale li chiusi, aprii gli occhi, per poi mettere a fuoco l'ambiente intorno a me.

Sembra essere tutto normale, se non fosse per l'estremo disordine e l'arredamento a me sconosciuto. Non riuscivo a riconoscere il luogo dove mi trovavo, né tantomeno come ci fossi arrivata, così mi tirai a sedere sul letto e mi grattai la testa confusa. Addosso, avevo una tuta grigia e una canottiera parecchio larga, che alimentò solo la mia confusione.

L'ultima cosa che ricordavo era Gennaro, così mi alzai di scatto e corsi a cercarlo.

"GENN." Urlai, correndo attraverso il lungo corridoio, che mi portò in salotto. "GENNARO." Continuai, quando poi lo vidi sul divano, ancora addormentato.

Sbuffai nervosamente ed afferrai il primo cuscino che trovai, per poi colpire il suo volto che -per quanto angelico fosse- avevo il bisogno di vedere con gli occhi ben aperti.

"Emma," fece una piccola pausa, cercando di mettere a fuoco l'ambiente intorno a sé, "ma cosa cazzo fai?" Mi chiese con estrema calma, che io, appena sveglia, non sarei mai riuscita a trovare.

"Dimmi perché sono qui e dove sono i miei vestiti." Lo ignorai, portando le braccia sui miei fianchi.

"Buongiorno anche a te, amore." Mi prese in giro, schioccandomi un bacio sulla guancia, dirigendosi in cucina.

Quell'amore, mi destabilizzò parecchio, ma cercai di non dare peso alla questione.

Per ora.

"Non fare l'idiota." Lo seguì, osservandolo mentre si versava del latte nella grande tazza.

"Sarò molto veloce, perché non ho voglia di parlare: ieri ti ho portata da Alessio, ma ti sei addormentata in macchina e non riuscivo proprio a svegliarti, così ti ho portata qui da me."  Alzò le spalle.

"E i miei vestiti?" Chiesi, dubbiosa.

"Eri bagnata e ti ho prestato dei vestiti, non ti ricordi?"

Beautiful Disaster. || Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora