seventeen

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Eravamo sulla via del ritorno, il sole era calato ed iniziava ad essere buio.
Niall aveva appena acceso i fari della macchina.
Mi aveva accennato che ci sarebbe stato anche Elvis sta volta, lì con noi, per poter portare via la macchina a casa loro.

Avevamo passato una bella giornata insieme (anche se non era ancora del tutto finita).
Appoggiai la testa al vetro del finestrino freddo e sospirai, annoiata.
Niall durante il pomeriggio mi aveva accennato della sua storia con Jessica poiché l'avevo supplicato più e più volte.
Ero solamente curiosa di sapere qualcosa su di lui, così gli chiesi di quello.

Anche se era stato piuttosto tirchio nel darmi una vera risposta, aveva risposto solo con "si" o "no" a qualche mia domanda.
«Quanto ci sei stato?» domandai voltandomi verso di lui.
Mugolò lanciandomi una veloce occhiata, tornando poi a guardare la strada.
«Sei mesi più o meno. Non ricordo.»
E poi: «non rompermi più con lei, sai che non la sopporto» concluse.

«Prima com'era? Civile?» scherzai.
Lui alzò gli occhi al cielo sbuffando, ma riuscii a vedere un accenno di sorriso, che però poi scomparì dato che si morse il labbro inferiore.
«Abbastanza. Anche se ci sono stato per altro, ad essere sincero. Ci sapeva fare a letto, sai?» mi guardò divertito per un attimo.
«Non volevi smettere di parlare di lei?» cercai di tagliare corto.
So che sarebbe potuto entrare nei dettagli e ad essere sincera ne avrei potuto anche fare a meno.

«Ecco il cazzone di Elvis» disse Niall ad un certo punto.
Avevamo passato gli ultimi cinque minuti in silenzio, facendo così sentire solamente un paio di canzoni del momento alla radio.
Mise i fari alti per un attimo, giusto il tempo di arrivare a parcheggiare la macchina davanti al fratello; illuminò quest'ultimo che accecato dalla luce si portò le mani davanti al viso.

«Piantala Niall» gli diedi una botta sul braccio prima di slacciarmi la cintura.
«Dai, gli rompevo un po' il cazzo» borbottò sfilando le chiavi dal quadro.
Scendemmo entrambi dall'auto e Niall neanche salutò Elvis.
Quest'ultimo prese al volo le chiavi non appena il biondo gliele buttò tra le mani.

«Stai con questo coglione? Davvero?» si girò verso di me e finalmente lo potei vedere in faccia.
Aveva anche lui gli occhi azzurri (meno luminosi di quelli di Niall) e i capelli mori alzati in un ciuffo.
La figura snella ammiccò col capo verso suo fratello, deridendolo.

Annuii e Niall mi venne vicino cingendomi le spalle con un braccio.
«Ne hai di fegato» continuò.
Sentii la presa di Niall aumentare e molto probabilmente fu un gesto involontario il suo, dato che mantenne la presa ferrea.

«Ne hai tu a parlare così di lui» lo avvertii.
Il biondo sarebbe potuto saltargli addosso, ne ero sicura.
Non si sopportavano a vicenda e si insultavano come se non ci fosse un domani, almeno così mi era stato detto.
«Trattami ammodo la Range. Ciao» lo avvertì Niall, salutandolo poi con menefreghismo.

Anche l'altro ricambiò più o meno allo stesso modo aggiungendo però un "frocio" nella frase.
Okay, frocio poteva anche evitare di dirglielo.
Non aveva senso e poi, dannazione, aveva 19 anni!
Io e mia sorella non ci chiamavamo usualmente troia, zoccola o puttana.
Forse quando litigavamo per qualche vestito io potevo arrivare a questo, ma nient'altro poi.

La prima impressione di Elvis non fu proprio ottima, quindi.

«Testa di cazzo» sentii dire.
Alzai lo sguardo e lo puntai su Niall, che al momento stava calciando un sassolino che gli era capitato tra i piedi.
«Era meglio se rimanevamo al college, Dio» continuò.
Tirò fuori dal solito taschino un'altra sigaretta e in poco tempo questa si ritrovò tra le sue candidi labbra, già mezza consumata dal suo nervosismo.

«Rilassati, Ni» cercai di farlo calmare.
Nel frattempo eravamo quasi arrivati, mancava solamente la lunga via da percorrere prima di arrivare al cancello principale.
«Sono calmo» disse.

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