twenty-two

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«Ma che diavolo?» esclamai mettendo ancora più in disordine la mia parte d'armadio.
Spostai nuovamente l'ennesima maglia per poi tirarla sul letto insieme alle altre.
Niente, non c'era.
«Louis dov'è il plettro?» domandai al mio amico lanciandogli una veloce occhiata.
Lui distolse lo sguardo dal cellulare e mi fissò per un attimo.
«Quello che ti ha regalato tuo padre?»
Annuii velocemente aspettando una risposta da parte sua.
«Non lo so. L'hai perso?» a quel punto si alzò dal letto venendomi incontro.

Mi passai una mano tra i capelli, frustrato.
Non potevo averlo davvero perso.
Quell'oggetto era uno dei pochi regali più significativi per me che mi avessero mai fatto.
Me l'aveva regalato mio padre (smise di suonare la chitarra e per questo lo diede a me) prima di trasferirci definitivamente a Brighton, all'età di dodici anni circa.
Sembrerà strano, ma ero molto legato a quel plettro.
Era come un portafortuna per me e senza ero decisamente perso.
«Vado a cercarlo» affermai indossando la prima maglia che mi capitò sottomano, prendendone una dal mucchio che avevo fatto poco prima sul letto.

«Non lo troverai Niall! È tecnicamente impossibile, ragiona» disse Louis mettendo entrambe le mani sulle mie spalle cercando di fermarmi.
Tirai nuovamente i capelli tra le dita, pensando a dove potessi averlo messo.
La mia camera era a soqquadro poiché avevo già guardato più e più volte in ogni singolo centimetro senza alcun risultato.
L'ultima volta che lo presi fu per la partita di calcio nella quale vincemmo, quindi un mese prima più o meno.
Subito dopo lo avevo riposto in fondo al cassetto dove tenevo le maglie (come avevo sempre fatto d'altronde) e quando poi ero arrivato a prenderlo per un test che avrei avuto l'indomani trovai una spiacevole sorpresa.

«Vado a cercarlo lo stesso, non mi importa» dissi uscendo dalla stanza e, successivamente, dal dormitorio.
Louis aveva ragione.
Non sapevo neanche dove andare, poteva trovarsi ovunque!
Passai dagli spogliatoi cercando nel mio armadietto, ma non avendo risultati positivi andai nelle aule di tutti i corsi che frequentavo, passando anche per la piscina, la mia stanza (di nuovo) fino a ritrovarmi al bar a chiedere a vari ragazzi.
«Mi dispiace per te. Ma penso che sia impossibile trovare un plettro qui».
Ricevetti come risposta.
E anche lui aveva ragione.

«Non è la fine del mondo, andiamo» disse il mio amico mettendomi una mano sulla spalla, sapendo quanto tenessi a quel pezzo di plastica.
Avevo raccattato il castano da camera nostra per portarlo con me in modo da chiedere a più persone possibili.
Andammo a sederci in uno dei tavolini liberi e quando Louis mi disse «oh, c'è Jessica» alzai lo sguardo puntandolo sulla bionda.

«Chissene frega» sputai arrogantemente.
«Okay, ma sta venendo qui. Sembra più strana del solito» disse velocemente, facendo poi un falso sorriso alla ragazza che ci aveva raggiunti.
«Hey Niall. Cos'hai?» domandò.
Prese un'altra sedia sedendosi con una postura più che perfetta, appoggiando le mani sul tavolo.
Feci per parlare quando Louis mi anticipò.
«Ha perso una cosa a lui importante».
Lo fulminai con lo sguardo, per quanto potessi.
Ma che diavolo stava facendo?
Sembrava che si fosse messo contro di me sapendo il rapporto che avevo con Jessica da quasi un anno.

«Ah. Che cosa?» continuò.
Stavolta si rivolse direttamente a Louis.
Probabilmente aveva capito che non avrei spiccicato parola.
«Non ti deve interessare» le risposi.
Lei scrollò le spalle, facendo per alzarsi.
La guardai torvo quando si accucciò fino ad arrivare alla mia guancia, poco distante dall'orecchio.
«Potevo aiutarti, invece. Mi spiace Niall» disse.
Parlò talmente piano che faticai a distinguere la sua voce dal baccano del bar.
«Aspetta» la fermai afferrandola velocemente per il polso, tirandola nuovamente giù a sedere.
Lei sapeva del plettro dato che glielo avevo raccontato tempo prima, quando stavamo "insieme".
Se lo ricordava veramente poteva davvero aiutarmi.
Non mi importava se sarebbe stata Jessica a ritrovarlo, l'unica cosa che contava per me era poterlo riavere tra le mani.

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