Capitolo 1

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Manca una fottutissima settimana e inizia la scuola, che schifo!!
3^anno , classe nuova, gente nuova.
Solo a pensarci mi fa ribrezzo !! Perché ci devo andare?? Perché non posso restarmene a casa, porca miseria con l'insegnante che avevo fino all'anno scorso??
Era una povera vecchietta di 60 anni. Capelli bianchi, bassina, simpatica e insegnava bene e non tutte quelle stonzate che si studia a scuola. Lei ti insegnava a vivere, era come una nonna per me, mi aiutava alleggerire il dolore che ho dentro, ma no doveva andare in pensione proprio quest'anno!! No, tra 3 fottuti anni!! Eh no, ora!!
Quando mio padre me lo disse mi lanciai addosso la prima cosa che mi capitò tra le mani: cioè uno stupido vaso bianco!!
Ho fatto più che bene, era orribile e papà non volevo sbarazzarsene. In compenso alla mia gioia per il vaso buttato sono rimasta una settimana in punizione!!
Non che mi cambiasse tanto la vita sto sempre da sola con il mio gattino Tenebra, visto che non ho amici. Bhe semplice non sono mai andata a scuola e quella ragazzina viziata che ho conosciuto appena arrivata mi sta già antipatica. Se vogliamo chiamarla "ragazza", per me è una gallina starnazzante.
Ho passato una fottuta mezz'ora che non passava più con quella e già mi ha raccontato di mezzo quartiere e di quel ragazzo che abita difronte a me, patetica!
Non la sopporto. Ah e per la cronaca si chiama Alessandra la gallina.
Sono qui a Chicago da due ore.
La mia camera è la parte più bella della casa. Ho una finestra , finestra è dir poco, è enorme! Che dà sulla strada. Una porta finestra che con la terrazza che porta al giardino. Un bellissimo prato verde con un vialetto che porterà ad un futuro gazebo molto grande.
All'interno ci sarà uno splendido divano nero in pelle con cuscini morbidi bianchi e in centro un piccolo falò. Il gazebo si affaccerà sul lago. Dove alla sua sinistra c'è un piccolo boschetto. Ora parliamo del mio bagno??!!
Oh mio dio! Contiene una vasca rotonda bianca e accanto ad essa una doccia con un soffione; c'è anche uno specchio enorme con uno spazio per truccarmi con una sedia di pelle nera e un lavandino rotondo nero, bellissimo!!
Il pavimento si risalda da solo, che figata!!
Mi piace questa cosa è più luminosa e grande rispetto alla casetta che avevo a San Francisco. Non era male, un piccolo cucinino, un salottino angusto, un bagno in comune , camera padronale, la mia stanza è un piccolo studio per papà, un piccolo vialetto con un po' di verde.
Questa invece è assolutamente gigante!!!
«Saraaaa»
Papà mi sveglia dai miei pensieri.
«È pronta la cena, muoviti lavati le mani e scendi.»
A volte non lo sopporto, mi tratta ancora come se avessi 6 anni.
«Arrivooo»
Scendo le scale e appena giro l'angolo mi ritrovo una donna con i capelli corti, neri truccata giusta con un rossetto sulle labbra rosso fuoco, un tubino blu scollato non troppo a maniche lunghe e tacchi a spillo. Appena mi vede mi sorride e si presenta
«ciao, tu devi essere Sara, io sono Roberta la segretaria di Marco, tuo padre.»
Mi porge la mano e per educazione gliela stringo, non capisco perché bisogna fare così appena conosci qualcuno.
Le sorrido a mia volta, con il sorriso più falso che potessi farle aggiungo
«si sono io, piacere»
Papà arriva in salotto con un grembiulino e per poco scoppio a ridere ma mi trattengo.
«Tesoro, Roberta è passata per portarmi dei documenti importanti che ho lasciato in ufficio oggi»
Le sorride, disgustoso. Poi gli viene la brillante idea di dire
« Cara, vuoi fermarti a cena da noi??»
Lo fulmino con lo sguardo ma lui non mi bada, come sempre d'altronde.
«certo con molto piacere Marco, sempre se non disturbo»
«oh no , non disturbi affatto figurati, a Sara farà piacere avere una figura femminile in casa ogni tanto»
Io le sorrido, sarcasticamente dico
«Certo, come no»
Quella che gira per casa io non la voglio e papà non ha colto un fico secco quindi afferma
«Visto? Che avevo detto?? Dai, su che se no si raffredda»
Quella donna si siede dritta, immobile e mi domande se smetterà mai di stare così trotta come un tronco.
La cena è stata disgustosa. I due sorridevano e ridevano come se nulla fosse, lì ho trovati al quanto patetici. A metà cena ho preso e me ne sono andata, se stavo ancora là vomitavo quel poco che avevo mangiato.
Salgo le scale e notò una porta bianca, semplice che prima non notai. Mi avvicino, la apro, accendo la luce e con grande sorpresa noto un bellissimo pianoforte nero a coda al centro della stanza sopra ad un enorme tappeto bianco "peloso". Mi avvicino lentamente e vedo una finestra a tre ante belle grandi. La stanza si affaccia al retro della casa. Mi giro e noto il piccolo piano a muro che mi regalò mio fratello. Lo sfiorai con le dita e sorrido al ricordo di quel giorno. Noto un bigliettino e mi viene un tuffo al cuore quando inizio a leggerlo.
" Sara non c'è la facevo a buttarlo via, so quant'è importante per te questo pianoforte. Elia sarebbe fiero se riprendessi a suonare,sei così brava tesoro.
PS. pensavo che ti avrebbe fatto piacere averne uno nuovo. Quando sarai pronta troverai tutti i tuoi spartiti sul mobiletto."
Ho le lacrime agli occhi. Oh Elia, te ne sei andato da me troppo in fretta, mi manchi fratellone.
Richiudo la porta e mi dirigo in camera mia.
Questa camera è troppo vuota, spoglia devo farci qualcosa. Bhe ovvi, devo ancora disfare tutti gli scatoloni. Dopo aver sistemato tutta la mia roba mi addormento nel mio caldo, comodo, spazioso letto nero.

Una parte di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora