Odore di sangue. Ecco la prima fra tutte le cose che ricordo. Un penetrante odore di sangue che non mi faceva percepire altro,come se non fossi circondata che da sangue. Mi entrava nei polmoni e sembrava non voler uscire fino a quando non l'avessero sentito e percepito ogni più piccola cellula. Ne ero ossessionata,ne ero dipendente,ne ero asservita. Ci misi un po a capire dove fossi,in un ospedale,o meglio in una camera d'ospedale a New York. Non ricordavo niente di quello successo nei giorni precedenti e al momento non mi importava neanche. L'unica cosa che mi importava era saper da dove venisse l'odore di sangue,perché fosse così forte da inondare tutte le stanze e perché ero l'unica a cui importasse. Sentii dolore alle gengive. Pizzicavano e prudevano allo stesso tempo. E i suoni, i suoni erano amplificati,assordanti e confusionari. Sentivo il traffico cittadino,le parole delle persone che erano giù in strada,occuparsi delle loro vite che mi sembravano così lontane e insignificanti. Le finestre erano chiuse,come anche le tende,in modo da creare nella stanza delle ombre di tutti i macchinari presenti,era quasi buio ma riuscivo a vedere come se le luci fossero accese e le tende spalancate. Era tutto strano. Cercavo invano di capire cosa fosse successo,di capire perché mi trovavo in ospedale ma non mi veniva niente. Mi sono alzata per vedere se avessi ferite,ma niente. Stavo bene. Mi sono alzata per affacciarmi dalla finestra,per prendere una boccata d'aria fresca e quando ho provato ad aprire le tende...
Ritirati subito la mano,bruciava come se l'avessi messa nell'acido,e avevo delle ustioni sulla mano. Mi misi a gridare per il dolore. Mi guardai di nuovo la mano e stava guarendo. La pelle bordoeux ustionata stava velocemente diventando rosa scuso,poi rosa fino a tornare al colore normale,anche se normale non é l'aggettivo giusto. Sentii bussare. Corsi di fretta nel letto,fingendo di dormire e mettendo la mano sotto il cuscino per nasconderla.
-É permesso-era un'infermiera, molto giovane,forse cinque anno in piú di me,con i capelli rossicci raccolti in uno chignon.-posso entrare-stava sul luscio con la porta aperta a metà,senza entrare.
-Prego.-risposi anche se non sapevo cosa dire.
-Allora come ti senti oggi? Nottataccia ieri e...
-Cosa?Che cosa é successo ieri sera?-chiesi togliendo involontariamente la mano da sotto il cuscino e poi mettendola sotto il lenzuolo.
-Non ricordi niente di quello che é successo ieri?-chiese mentre entrava con passo calmo e tranquillo,strano per una ragazza così giovane.
Feci no con la testa. Ad un tratto l'odore di sangue si fece forte,molto forte. Mentre l'infermiera si avvicinava non riuscivo a smettere di pensare al suo sangue che le scorre fluido e caldo nelle sue vene. Non avevo neanche bisogno di immaginarlo,aveva la pelle così chiara che potevo quasi vederlo pulsarle nel suo collo.
-Hai avuto un incidente stradale,sei quasi morta ed é da ieri notte che non ti svegliavi.
Non sentivo neanche più le sue parole,riuscivo solo a sentire il battito del suo cuore.
-Che ne dici se apro le tende per far entrare un pò di luce.
-No-gridai distogliendo l'attenzione dalle sue vene.-non le apra.
-Va bene,chiamo il dottor Smitt. La voleva visitare appena si fosse svegliata.
Appena uscita vidi che c'era un ragazzo appena fuori dalla porta vestito di nero,con capelli biondi chiarissimi,carnagione altrettanto chiara e zigomo molto pronunciati. Appena é uscita l'infermiera é entrato nella stanza silenzioso.
-Finalmente,é una vita che aspetto che tu ti svegli. Ci stavo quasi rinunciando.
-Cosa? Chi sei?
-Che c'é bambolina,ti sei dimenticata di me.
-Bambolina? Come ti permetti. Chi sei?
-Calma, tutto a suo tempo ma devo dire che sei molto forte per resistere ad un'impulso così forte. I miei complimenti,sono rari quelli con la tua forza.
-Di che stai parlando,esigo una spiegazione o chiamo la sicurezza.
-Del fatto che ti sei trasformata. Sai non credevo che c'é l'avresti fatta. Non tutti c'é la fanno.
-Trasformata? E in cosa?
-Mi sembra ovvio. Pensa il sole ti brucia,i tuoi sensi sono amplificati e poi il sangue,ti sta ossessionando vero.
-Aspetta,tu vorresti farmi credere che mi sono trasformata in un vampiro? Che stupidaggine. I vampiri non esistono,sono solo storie,leggende.
-Brucia vero.-disse e io non risposi-la mano intendo. Si sentiva la puzza di carne bruciata da fuori.
Non riuscivo a crederci-Tu sei pazzo.
-Peggio,sono morto e lo sei anche tu.-e i suoi occhi passarono dal castano al rosso e di nuovo al castano.
-Cosa sei?-chiesi con la voce che tremava.
-Odio ripetermi, ora sbrigati prima che al suo arrivo trovi una paziente morta che parla e cammina.
-Io sono viva.
-Prova a sentire il tuo battito all'ora, ma in fretta,non c'é molto tempo.
Misi la mano sul cuore cercando di sentire il battito,anche un minimo, ma niente,il silenzio. Incredula misi la mano al collo per cercare la carotide e sentirlo da li,niente. Non ci volevo crede,ero morta.- Io... Sono davvero-non mi uscirono le ultime parole.
-Si ,vestiti e andiamocene. Arrivati in un posto sicuro risponderò ad ogni tua domanda.
Non sapevo cosa rispondere. Era tutto chiaro,relativamente chiaro e l'unica cosa che dissi fu- Come ti chiami?
-Elia-disse mentre tirava fuori dei vestiti da una busta messa sulla sedia affianco al letto-Metti questi,io controllo che non venga nessuno bambolina.
-Ti ho detto di non chiamarmi così, mi da fastidio.-dissi mentre osservavo i vestiti chei aveva dato da mettere, attillati e neri.
Mi fece l'occhiolino e uscì chiudendosi la porta elle spalle.
Me li misi. Era strano vedermi vestita di nero,di solito usavo colori pastello e mettevo abiti larghi.
Mi guardavo allo specchio,ero diversa. Avevo le guance piú piccole,gli occhi piú grandi e profondi,la carnagione chiara e i capelli piú scuri e lisci. Ero carina,per la prima volta.
-Hai finito.- Elia era entrato nella stanza e in mano aveva una boccetta con in liqiudo nero e denso.-Bene ti sei sbrigata. Ora mi serve un tuo gioiello.
-Perché?
-Niente domande,dammelo.
-Che genere di gioiello?
-Uno qualunque.
-Va bene questo-dissi porgendogli la mia collana d'argento a forma di cuore,ma non un classico cuore,un cuore vero con sfumature scure sulle incisioni dovute dal tempo. Ero riluttante a darglielo,ci ero affezzionata ma glielo diedi.
-Tranquilla lo riavrai subito- lo prese mettendolo sul palmo della mano e versandoci sopra una goccia di quel liquido che a contatto con la collana si trasformò in una specie di ombra intormo al ciondolo,un ombra scura e cupa che gli rimase attorno fono a quando non venne assorbita.
-Che gli hai fatto?
-Mettilo,ti permetterà di stare sotto il sole ma ha un effetto limitato,tre giorni. Il tempo di arrivare al sicuro. Ora andiamo,non fare domande durante il tragitto.-si girò per iniziare ad andare.
Appena usciti dall'ospedale tutto intorno a me sembrava diverso,tutto sembrava nuovo,cambiato. Ci misi un pò a capire che non era il mondo ad essere cambiato,ma ad essere cambiata ero io.
STAI LEGGENDO
The Black Shadow: La Città di Luce
VampireCosa fareste voi se vi risvegliaste in una camera d'ospedale a New York,senza poter avvicinarti alla luce del sole,con i sensi amplificati e con un'insana ossessione per il sangue. E se non ricordate niente della vostra vita prima di quel mattino. E...