Rebecca
Teneva gli occhi chiusi, il volto poggiato sul libro di storia medievale, le braccia distese davanti a sé sulla scrivania disordinata ricoperta da carte , quaderni di tutte le forme e dimensioni.
I lunghi capelli color cioccolato sparpagliati in parte sulla schiena e in parte sui libri massicci , le ricoprivano anche le braccia come fossero spaghetti sfuggiti da una pentola.
Erano ore che studiava la stessa materia e ancora non aveva finito, riuscendo ad addormentarsi dopo non essere riuscita ad imparare, per la quinta volta consecutiva, uno dei lunghissimi e noiosissimi capitoli sulle crociate.
Emise un lamento quando un grosso gatto dal pelo rossiccio si acciambellò sulle sue gambe, svegliandola di colpo e riportandola dal mondo dei sogni alla triste realtà.
"Palla di pelo ti sembra questo il modo?" mugugnò acida contro il povero micio , che con una certa nonchalance prese a fissarla con i suoi grandi occhi gialli .
"Rebecca che succede ?" gridò sua madre da una stanza poco distante , dopo averla sentita lamentarsi sonoramente.
"niente"rispose lei seccata , cercando di tenere a freno la lingua che avrebbe voluto aggiungere tante altre cose del tutto futili.
Sbuffò. Per poi guardare con odio profondo il libro, sul qualche si era cimentata prima di addormentarsi profondamente, come se avesse dato un morso alla mela di Biancaneve, ma senza i sette nani intorno ed il principe pronta a svegliarla con un dolce bacio.
"Basta, per oggi con voi ho chiuso!" decretò chiudendo con un tonfo il volume dalla copertina nera e marrone. Colori peraltro che mai invogliavano ad aprire quel libro, troppo funebri e noiosi.
Si alzò facendo schizzar via Palla di pelo , e si avvicinò al basso comodino di legno accanto al suo letto, dove il suo smartphone riposava in totale tranquillità ormai da tempo immemore .
Facendo illuminare il display cliccando su un tasto qualsiasi, si accorse d' innumerevoli messaggi Whatsapp non letti. Sospirò.
Dalla grande finestra , posizionata alla sinistra del suo letto , il buio si lasciava contemplare nel suo maestoso silenzio assieme alle stelle, che emettevano lievi bagliori argentati tanto per segnalare la loro presenza a qualche sognatore , che aveva ancora il coraggio di perdersi in mondi sconosciuti per sfuggire alla realtà di tutti i giorni .
Nessuna nuvola ricopriva in alcun modo quel misterioso manto nero, almeno per il momento.
Rebecca,infatti, era a conoscenza del fatto che l'indomani mattina avrebbe nevicato , almeno secondo le previsioni meteo che aveva ascoltato durante la pausa pranzo .
Dopo un minuto, si diresse verso la cucina a grandi passi e si lasciò cadere su una vecchia sedia di legno, che scricchiolò sotto il suo peso.
Il tavolo di forma ovale davanti a lei, era già apparecchiato per la cena.
Mancavano soltanto le pietanze.
" Cosa c'è ? " le chiese suo padre in tono dolce mentre alzava lentamente i suoi occhi blu cobalto da un articolo interessante, scritto da un giornalista locale .
Tiziano, questo era il nome del padre di Rebecca, era un uomo alto e corpulento dal carattere orgoglioso, preciso e riflessivo . Amante del suo lavoro e della sua famiglia , riusciva a gestire bene il suo tempo per occuparsi di entrambi in egual modo. Scherzosamente si lasciava chiamare dagli amici e dalla propria famiglia " giustiziere " dato il suo impiego in polizia.
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Mi fido di te
ParanormalRebecca ha vent'anni ed è iscritta al primo anno alla facoltà di Storia. Il suo desiderio più grande? Capire lo scopo della sua vita e portarlo a termine. Davide, venticinque anni. Sta sempre sulle difensive, non si fida di nessuno da quando ha p...