Capitolo 9 - Lexie

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Mai vi fu altrettanto inizio di adesso
Né altrettanta giovinezza o vecchiezza di adesso
E mai ci sarà altrettanta perfezione di adesso
Né altrettanto paradiso o inferno di adesso.
Walt Whitman, Foglie d'erba.

-Una festa? Tu?- mia mamma strabuzza gli occhi e quasi si mette a ridere. –Non ci credo, oggi hai voglia di prendermi in giro?- aggiunge ironica.

Alzo gli occhi al cielo. Non la biasimo, dopotutto persino io sarei incredula, se qualcuno come me mi dicesse qualcosa del genere. Non sono una ragazza perfetta e che condanna ogni strappo alla regola, ma non ho mai amato le feste, più che altro perché non le trovo divertenti.
-E' colpa di Will, l'hanno invitato e mi ha trascinata.- rispondo spazientita.
-Quel ragazzo ti fa bene, Lex!- esclama mamma felice. –
"Non ci credo, le altre madri devono proibire alle figlie di uscire troppo e la mia lo ritiene un dono del cielo." Penso tra me e me.
-Quindi posso andare?- chiedo di nuovo.
-Me lo chiedi anche? Ovviamente puoi!- lo dice come se fosse la cosa più naturale del mondo. –Però non credere che solo perché sono felice che tu ci vada ti lasci fare quello che vuoi: stai attenta e non fare cavolate, o almeno non troppe, dopotutto i tipi di errori che si fanno alle feste li abbiamo fatti tutti...- sospira, quasi rassegnata. Tanto sa che non ho intenzione di scappare con uno sconosciuto oppure drogarmi. Ho altri interessi.
-Okay, grazie. Will mi viene a prendere domani sera, ora lo chiamo e ci mettiamo d'accordo sull'orario.- noto la sua espressione interrogativa e senza neanche aspettare che faccia la domanda, le rispondo. –Si, ha la patente.-
-Sarebbe bello se imparassi a guidare anche tu. Hai 17 anni, dovresti iniziare ad essere più indipendente, così alla fine del liceo, quando andrai al college, sarai apposto.- mi dice iniziando a fare una delle sue solite lezioni di vita. Annuisco distrattamente e inizio a salire le scale.
-Ora chiamo Will.-
Salgo in camera, prendo il telefono e faccio partire la chiamata. Me ne sto in piedi, davanti alla vetrata che occupa una parete intera della camera, e guardo fuori. Ho sempre avuto questa abitudine, un gesto spontaneo che faccio senza pensare: quando parlo al telefono tendo a gironzolare per la stanza invece di stare ferma, oppure a stare in piedi davanti alla finestra guadando fuori; anche quando bevo il caffè guardo fuori dalla finestra. Ormai sono così abituata a farlo che non mi chiedo neanche più il motivo per cui lo faccio.

-Pronto?- la voce di Will mi arriva attraverso il telefono. Sembra impegnato, ha quel classico tono distratto che ti fa capire subito che ti sta dedicando solo parte della sua attenzione, perché il resto è concentrato su qualcos'altro.
-Ehi.- gli dico.
-Allora, ha detto di sì?- chiede.
-Avevi qualche dubbio? E' più emozionata lei di me. Avresti dovuto vederla, poi, quando le ho detto che avevi la patente.-
Lo sento ridere. –Sì, di solito quello fa colpo. Cioè, se avessi qualcuno su cui fare colpo, lo farebbe.-
-Mi sa che per ora ti tocca accontentarti di mia madre.- lo schernisco.
-Chi ti dice che non abbia un esercito di ragazze ai miei piedi?- alzo gli occhi al cielo, anche se non può vedermi. E' incredibile come riesca a passare da un umore all'altro, dal Will crudo, realista e gelido, a quello divertente, sarcastico e, anche se in modo scherzoso, abbastanza narcisista.
-Oh, nessuno. In effetti, ti confesso che quando passi le vedo svenire alle tue spalle.-
-Sarà il mio inesistente profumo.- risponde.
-O la macchina.- scherzo.
-Vedessi che macchina! Sarà come essere scortata dal personale della Casa Bianca.-
-Così mi fai paura, ma ok. A che ora arrivi?-
-La festa inizia alle 7. Quindi direi che arrivo da te alle 7.- dice, come se il ragionamento non facesse una piega.
-Ritardo perenne?-
-Il ritardo perenne è uno stile di vita, in questo caso il mio. In ritardo, ma con classe.- dice in modo solenne.
-Va bene!- dico ridendo. –Ci vediamo domani sera.-
-A domani.- riattacca.

Appoggio – o meglio, lancio – il telefono sul letto e mi metto il pigiama, ho già cenato da un bel po' e si sta facendo tardi, ma visto che è venerdì sera, e domani posso dormire quanto voglio, non ho fretta. Dopo aver messo il pigiama e mi infilo sotto le coperte, con un libro; leggo sempre prima di dormire, anche se sono stanca, anche se ho da studiare, anche se sono a casa di altri: non sono una persona abitudinaria, ma ho anche io certe piacevoli azioni che mi piace fare in modo ricorrente. In realtà alcune sono più che altro ossessioni, come bere litri di caffè al giorno, penso di essere drogata di caffè. Lo bevo sia perché mi piace da morire, sia perché dormo poco: escludendo il sabato e la domenica, in cui posso dormire quanto voglio, tutti gli altri giorni devo svegliarmi presto, e considerando che tendo ad andare a letto molto tardi, le mie ore di sonno ne risentono.

Dopo circa mezz'ora, forse un po' di più, il telefono vibra e si illumina. E' Will, lo so ancora prima di guardare, perché nessun altro mi scriverebbe.
"Mi raccomando, scegliti un bel vestito ;)"
-Cretino.- mormoro, con l'accenno di un sorriso, rispondendogli.
"D'accordo, sono curiosa di vedere il tuo smoking" parto al contrattacco. Poi spengo il cellulare, non prima di vedere l'ora, e decido di spegnere la luce. Mi giro un paio di volte sotto le coperte e chiudo gli occhi.

Penso al fatto che esista una sola persona capace di trascinarmi ad una festa, e che il fatto che sia riuscita ad incontrare proprio Will tra 7 miliardi di persone sia strano. Lo conosco da poco e mi sembra non solo di conoscerlo da sempre, ma che sia l'unica persona che non si sforza di capirmi ma mi capisce lo stesso. Non sapevo cosa si provasse, a non avere bisogno di spiegarsi.

-

La mattina dopo mi sveglio tardi – alle 12 passate – tanto che non so se chiamarla ancora mattina. Bevo una tazza di caffè e mi faccio qualche toast in cui unisco colazione e pranzo. Mia madre sta per uscire, insieme a mia sorella, vanno in centro a fare qualche compera; mia sorella ama lo shopping, anche se non è esagerata come certe ragazze. A parte quando deve sopportare le mie battute sarcastiche e taglienti, andiamo abbastanza d'accordo e ci compensiamo. Non condanno il suo amore per la moda, perché so che dietro ci si nasconde una persona intelligente.
Le saluto e, dopo che sono uscite, salgo in camera mia e faccio qualche esercizio di fisica, sono per lunedì e mi piace avere la domenica libera. Dovrei studiare storia, ma visto il mio totale disinteresse verso la materia, mi limito a darci una letta veloce, per poi ripassare tutto lunedì mattina.
Guardo l'ora, verso le due mi faccio una doccia, sono maniaca della doccia, la faccio praticamente ogni giorno, oppure un giorno sì e uno no; non lo faccio per nessuno in particolare, solo per me stessa: mi piace sentirmi pulita.
Dopo essere uscita dalla doccia mi metto un paio di jeans e la maglia a maniche corte di una delle tante band sconosciute che ascolto – e le cui maglie ordino esclusivamente da internet, perché non le trovo altrove. Penso che andò alla festa così, non voglio perdere tempo e pazienza per vestirmi elegante.
Ignoro anche il mascara di mamma che sembra guardarmi con aria accusatoria dalla mensola del bagno, e mi asciugo i capelli.
In un batter d'occhio, tra non far niente, zapping in tv e un libro, arrivano le sette. Mia mamma e mia sorella sono tornate da un po', e quando Will suona, le saluto ed esco, con una piccola borsa in cui ho messo il telefono e qualche banconota.
Quando vedo la macchina di Will scoppio a ridere. –E' proprio una limousine!- esclamo. Davanti a me, in tutta la sua eleganza, si staglia una gigantesca jeep azzurra, e il mio amico è appoggiato sul fianco. Si stringe nelle spalle. –Te l'avevo detto.- fa un sorrisetto e sale. Io faccio il giro e salgo dalla parte del passeggero.
-Andiamo?-

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