×Capitolo 1×

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Oggi mi tocca ricominciare scuola.. ma chi me lo fa fare?
Ah già, quella antipatica di mia madre..
Si stava così bene a dormire fino a tardi e uscire fuori per tutto il giorno per andare al mare con gli amici o anche solo passare del tempo a passeggiare da sola tra i boschetti..

Mi alzo controvoglia dal letto sentendo la sveglia impostata nel mio cellulare, mi dirigo in bagno e faccio una doccai veloce che spero mi dia una svegliata. Esco dal bagno con indosso un asciugamano e trascino il mio corpo verso il cassettone per prendere l'intimo. Dopodiché mi dirigo verso l'armadio dal quale tiro subito fuori un paio di jeans blu scuro strappati e una felpa nera con su scritto "Leave (ME) Alone". Fatto ciò torno in bagno e mi do una veloce spazzolata ai miei lunghi e lisci capelli castani schiariti dal sole dato che li porto un po' spettinati, mi trucco giusto con un po' di mascara per mettere in risalto i miei occhi verdi-gialli e mi dirigo giù per le scale verso la cucina trascinando i piedi per prendere la mia merenda di scuola: una bottiglietta di thé e kinder bueno che metto subito nel mio zaino nero. Scelgo di indossare le mie Vans anch'esse nere e prendo il solito parka che mi tiene al caldo. Metto lo zaino in spalla ed esco di casa sbattendo la porta. Mi incammino sulla solita strada verso la fermata che faccio ormai ogni patetico giorno da 3 anni e arrivo appena in tempo per prendere l'autobus che stranamente è arrivato in anticipo. Il tragitto che faccio ogni mattina per andare a scuola dura quasi 1 ora quando il liceo che frequento sta in un paese a 10 minuti di macchina da dove abito io. Che efficienza i mezzi pubblici eh? Poi si lamentano se arrivo in ritardo. Come se fosse colpa mia poi.
Sono una di quelle studentesse che odiano la scuola e tutto ciò che vi circola attorno, sono sempre svogliata ma i compiti gli faccio, a volte male, ma nessuno può ridire sul riguardo. Prendo voti negativi a parte inglese e tedesco che sono le materie nelle quali vado molto bene fin dalla Prima e che mi piacciono di più. Inoltre credo siano anche delle lingue utili e sarà per questo che mi impegno maggiornmente e prendo voti decenti.

Entro in classe ovviamente in ritardo di 10 minuti per colpa della matassa di gente che si fiondava dentro e fuori dall'autobus impedendomi l'uscita e mi ritrovo la professoressa Canziani di italiano tutta presa nel spiegare la sua lezione. Mi dirigo al solito posto in fondo nella fila centrale come se nulla fosse finché non sento più nessun rumore, nessuna voce oltre alla sensazione di essere osservata. Alzo lo sguardo e noto che la prof mi stava fissando in quel modo minaccioso che sostengo per nulla intimorita e cercando di invitarla a continuare la sua noiosa lezione prestandole un minimo di attenzione in quell'attimo. Giusto per darle un contentino chr non le bastò. La Canziani è una di quelle prof che non si fanno molti problemi nel mandarti in presidenza, l'unica cosa è che lei ti ci manderebbe anche senza un motivo vero e proprio. Se non ascolti o sei distratto, toh senti la sua voce stridula che ti dice di andartene fuori dalla classe e ti mette una nota, perciò se senti silenzio assoluto passando davanti alla mia classe o che le solite oche la smettono di spettegolare, beh significa che è la sua ora. È una donna bassa e tozza, con dei capelli riccioluti che le ricadono sulle spalle e porta degli occhiali a montatura rettangolare stile segretaria. Ha sempre l'aria impassibile e inespressiva. Essendomi immersa nei miei pensieri non mi sono accorta che mi stava parlando, o meglio, che mi stava rimproverando per il mio ritardo e lei, accorgendosi della mia distrazione e del mio mancato interessamento a ciò che aveva da dirmi, si alzò di scatto dalla sedia e sbattè la mano sulla cattedra incazzata. Tutti siamo sobbalzati per la sorpresa. Poi la sentiamo parlare:
<<Esposito (che sarei io), era ora che arrivasse. Sa, non doveva scomodarsi a presentarsi qui oggi al primo giorno poiché non se ne sarebbe accorto nessuno della sua assenza. Perché scomodarsi tanto quindi?>>
Nel mentre mi rivolgeva tali parole le comparve un piccolo accenno di sorriso maligno che durò veramente poco. Noto che mi stava scrutando con aria da superiore ma subito le si leva dal volto la sua sicurezza appena sente la mia voce ribatterle:
<<Beh sa una cosa prof? Non credo che anche a noi sia mancata molto lei nè che ci interessino le sue lezioni per giunta al primo giorno, che tra l'altro nessuno ascolta quindi è inutile che dia tutte queste note e rimproveri a mezza scuola solo per fare in modo che la si ascolti quando ha una voce da cornacchia>>.
Vedo tutti gli occhi puntati su di me. C'è chi è sbalordito e chi sgrana gli occhi ma avevano tutti quanti un'aria piuttosto divertita. Che c'è di meglio del discutere con un'insegnante, quell'insegnante, il primo giorno di scuola per svegliarsi? Tutti erano a conoscenza della sua poca tolleranza e del fatto che mai nessuno in tutta la scuola si è mai permesso di risponderle. Non per niente viene denominata la guardiana di Satana. E in quel momento fra me e la signora dall'aria altezzosa ma furiosa stava per esserci uno scontro, mancavano solo dei popcorn per completare il tutto alla audience lì presente
La prof si fece rossa in volto ma risponse con voce calma:
<<Beh ma allora perché è qui alle mie lezioni se non le garba? Non è obbligata a venire a scuola nè tantomeno dover partecipare alle lezioni>> così dicendo crede di prendere in mano la situazione ma so io come farla finita.
<<Prof senta, se ha finito di sentirsi la padrona del mondo e rompere le palle a ogni alunno per dei dettagli come il ritardo che non è colpa nostra ma delle circostanze esistenziali di questo mondo malandato allora faccia un fischio. Ah e per quanto riguarda me in prima persona beh vede, io me ne sbatto sia della sua lezione che della sua opinione su tutto. Se vuole mettermi la nota perché sono arrivata in ritardo per colpa dell'autobus che fa il giro lungo per arrivare fin qui allora faccia pure, tanto scommetto non sarà l'ultima che mi metterà quest'anno. Con questo ho finito e anche la sua lezione>> E in quell'istante suonò la campanella di fine lezione. Mi compare un sorriso compiaciuto sul volto che fa andar in bestia ancor di piu l'insegnante la quale ovviamente la nota me la mette poi gira i tacchi e si dirige alla porta che spalanca con rabbia. Quando uscì tutta la classe si mette ad applaudire e passa la bidella Rosy, la mia adorata Rosy con la quale ho passato delle ore fuori classe indimenticabili, e ci incita a far silenzio ma appena vede quei pochi ragazzi della mia classe avvicinarsi a me capisce subito che ne ho già combinata una delle mie e mi urla un <<Caroline, hai già iniziato l'anno facendo balordia?>> accomoagnando la frase con un sorriso che io ricambio in risposta alla sua domanda.
Lei sa già.
Le altre due ore passano normalmente tra noia e delle occhiate fugaci nella mia direzione da parte della professoressa di francese che sono convinta abbia visto la nota nonché sentito delle lamentele da parte della Canziani.

Suona la campanella, segno che è l'inizio dell'intervallo. Prendo la merenda e cammino a passo spedito verso il giardino della scuola al mio solito posto dietro ad un'albero abbastanza robusto da permettermi di fumare senza che dia troppo negli occhi.
Ho iniziato a fumare due anni fa quando non riuscivo più a controllare il nervosismo che mi causava mia madre e che sfogava lei a sua volta su di me. Con mia madre non ci vado affatto d'accordo. Siamo come il vento ed il fuoco, lei è il vento che alimenta me, il fuoco. Quando è nervosa o le girano male va sempre in cerca di litigio, come se fosse l'unica cosa che la faccia star bene e buttar fuori tutto ciò che si porta dentro. Ovviamente lei viene da me a litigare perché non ha nessun altro che le tiene testa e poi si sente anche superiore perché, appunto, è la madre e anche se la tratto male come lei fa con me, non posso mettermi alla sua pari. Tantomeno farle capire quanto sia sbagliato ciò che fa perché è ottusa. Credo che se sia sola è per il modo in cui reagisce quando è frustrata e devo dire che ben le sta.
È appunto da lì che ha avuto inizio tutto. Il fumo, la cattiva compagnia e i pellegrinaggi notturni da un posto all'altro per cercare un po' di pace interiore. Il gruppo nel quale appartengo è composto da persone più grandi di me anche se di poco ma che principalmente sono dei disperati e si cacciano sempre nei guai ma che il loro scopo è principalmente di divertirsi e di fregarsene delle regole.
Hanno anche un motto che devo ammettere che uno più azzeccato non potevano trovare ed è "La vita è una sola quindi approffittane al massimo finchè puoi". Non sono persone complicate nel discutere, non parlano dei loro problemi perché se ne preoccupano ben poco e si basano di più sulla presenza dei vari membri per fare casino. Alcuni di loro persino spacciano ma è tutto fatto in modo che non si spargano troppo le voci, altrimenti comporterebbero vari problemi con la legge anche se non sarebbe la prima volta..

Finita la sigaretta, mi guardo un po' intorno e noto delle persone che non credo di aver mai visto: forse per mancanza di interesse verso gli altri che frequentano il mio liceo oppure perché ci sono stati altri scambi scolastici, cosa che la mia scuola organizza almeno per tre volte ogni anno scolastico e manda 10 degli alunni di un anno (scegliendoli a caso) all'estero facendo cambio con altri alunni dall'estero che vengono al loro posto e viceversa per due mesi circa. Io ci sono andata una volta ed è un'esperienza niente male, molto piacevole e ti fa anche stringere amicizie con persone che, oltre a vivere in un paese diverso dal tuo, ha anche un modo differente nell'esprimersi. Mi ci sono trovata bene nella mia famiglia irlandese che mi ha ospitato, ho cercato di fare meno la "me" ribelle per non essere scorbutica ma piuttosto più aperta. Difatti passavo le serate con loro a parlare durante e dopo cena.

Risuona la campanella che mi riporta alla realtà e purtroppo sono costretta a rientrare in classe, ora mi aspettano le ultime due ore di filosofia e poi libertà.

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