Le ore sono volate e non vedo l'ora di uscire da questo posto. Me ne vado verso la fermata dell'autobus che si trova a pochi passi dal mio liceo e scelgo il pullman da prendere oggi. Non ho minimamente voglia di tornare a casa da mia madre che sicuramente sarà nervosa e preferisco evitarla quando è così perché si comporta come se non ci fossi proprio lì con lei. A volte credo che ho perso la mia madre affettuosa e premurosa molti anni fa, risalendo alla mia infanzia in effetti ricordo che è cambiata molto da quei momenti forse per causa degli uomini che ha fequentato o chissà per quali altri motivi. È tutta matta quella donna.
Scelgo di salire sul primo autobus che passa e che in teoria dovrebbe arrivare alle 12:40, quindi fra 10 minuti ma aggiungendo il fatto che sono quasi sempre in ritardo dovrebbe arrivare fra 15-20 minuti. Decido di ascoltare un po' di musica nel frattempo e mi siedo a terra mentre osservo altri ragazzi che scendono e salgono sui vari pullman sull'altro lato della strada. Ne ho contati 3 e il mezzo di trasporto ritardatario dalla mia parte ancora ancora non si è fatto vedere, un altro motivo per cui odio i paesini vicino a Milano è appunto questo. Alle 13:30 vedo uno di quei autobus rari: alti e blu che passano ad ogni morte di papa e ci salgo sopra senza esitare. Non vi è nessuno e mi siedo in fondo, in uno di quei quattro sedili posti a due a due di fronte. Appoggio lo zaino su uno di questi, che appoggiare non esprime nemmeno la gran delicatezza con cui l'ho lanciato sul posto di fronte a me.
Dopo 10 minuti di tragitto, l'autobus accosta nel centro città, che eufemismo, e scendo alla fermata vicino alla chiesetta nella quale andavo da piccola assieme alla mia classe delle elementari nelle ore di religione, il nostro insegnante era il prete della parrocchia. O quando ci andavo con l'oratorio nei mercoledì mattina a cantare nel coro.
Maledicevo sempre le ore di religione dalle medir e tutt'ora mi è rimasto questo vizio.
La chiesa non è del tutto grande ma non è nemmeno piccola. Una via di mezzo insomma. È posizionata su un sagrato formato da ciottoli bicromatici grigio-bianchi che formano delle lunghe linee dirette fino al grande portone centrale in legno d'acero ormai invecchiato e marcio in diversi punti. Passo vicino alla "grotta della Madonna" che è una specie di grotta posta sul fianco della chiesa con la statua della Madonna e la lucina fioca azzurra dietro che si accende di sera e fa il suo dovere da fonte sprigiona luce illuminando la figura della statua. Ai piedi della grotta c'è una fontana che è a malapena funzionante visto che è lì da sicuramente prima che nascessi io con dei pesci che a parer mio servono più come pranzo per i gatti randagi i quali gironzolano attorno piuttosto che come decorazione.
Proseguo per la mia strada con la musica che mi rimbomba nelle orecchie, svolto nell'angolo e noto un gruppetto di ragazzi vicino alle scuole e riconosco subito le persone. Charlie, Sam, Jones ed Ashely che si tenevano insieme e probabilmente erano già mezzi fatti come di consueto. Decido di richiamare la loro attenzione fischiando e mi unisco a loro anche questa volta. Non avevo nulla di meglio da fare. Mi salutano tutti quanti con un <<ehy Cara (mi chiamano così solo i miei amici)>> all'unisono e Charlie aggiunge <<è da un po' che non ci si vede>> accompagnato da un sorriso spento ma contemporaneamente malizioso. Charlie è quello più sociale, per così dire, del gruppetto ed era quello che si era piú affezionato a me. È un bel ragazzo dai capelli un po' spettinati e castani, alto più di me di poco, quindi basso per essere un ragazzo di 23 anni, e con gli occhi di un marrone tendente al giallo che noti solo quando lui è felice o quando sei talmente vicino da poterli osservare meglio. Abbiamo gli occhi simili per quanto riguarda l'espressività. Guardo il resto del gruppo. Hanno un'espressione stanca ed ebete. In volto un sorriso tirato che mostra benissimo lo stato in cui sono messi, se non li conoscessi avrei quasi paura di quei sorrisi troppo ampi simili a quelli delle bambole assassine presenti negli horror. Li conosco tutti già da 4 anni, alcuni di loro frequentavano le medie mentre io ero alle elementari quinci ci si scontrava nel cortile qualche volta. Ormai sono come una famiglia per me perché, anche se ci cacciamo spesso nei guai, sono sempre presenti e mi accolgono ogni volta senza problemi nel gruppo nonostante le mie assenze per starmene per i fatti miei. Mi accettano ogni volta per una ragione che ancora non capisco e credo che un giorno glielo chiederò, magari quando decideranno di maturare un po' di più. A volte quando sono così sballati sembra proprio di parlare a dei bambini di 2 anni che cercano di capire quello che dici ma per loro è tutto ancora troppo complesso.Ashley, una ragazza bruna con i capelli raccolti in una crocchia disordinata e dagli occhi azzurri, mi si pianta davanti. È la ragazza di Charlie, o almeno così si presuppone dato che lui non è un ragazzo da relazioni stabili. La sento prounciare un "mi sei mancata" molto lieve con quella sua vocina che già è difficile da comprendere ciò che dice per quanto sia fine, maggiormente lo diventa quando è un po' andata, e all'improvviso me la trovo attaccata addosso. Sono diventata quasi insensibile e il calore che emana il suo corpo sul mio mi infastidisce, perciò mi stacco dall'abbraccio che è durato anche fin troppo non essendo troppo rude. Alla fine ha solo espresso ciò che sentiva, è molto affetuosa ma non mi piacciono le dimostrazioni d'affetto come baci e abbracci. Forse perché ne ho ricevuti ben pochi o forse perché mi ricordavano mio padre? Non mi so spiegare tante cose del mio carattere o delle mie reazioni. Sono troppo bipolare.
Lasciando passare le mie riflessioni mi metto a parlare con loro sui loro piani vedendo a terra delle borse.
<<Ciao ragazzi, che intendete fare oggi?>>
A rispondermi è Jones che fino a quel momento era impegnato a rollarsi uno spinello sul posto.
<<Abbiamo pensato di andare al solito posto con queste>>dice aprendo uno dei borsoni che rivela la presenza di bombolette spray colorate. Intuendo già che vogliano fare dico quasi entusiasta
<<Fantastico allora che aspettiamo? Su muoviamoci no?>>. Risero tutti di gusto notando la mia reazione prevedibile e ci dirigemmo in direzione dello stadio che si trovava oltre il parco comunale, quindi dall'altra parte della città. Ho un'indole artistica che sfrutto anche piuttosto bene devo dire e fare certe cose come usare le bombolette mi entusiasmano alquanto.Non ti da fastidio che abbiano riso di te? No ma dico, te ne sei accorta vero o sei troppo presa dal fatto di pasticciare qualche muro come una bambina?
Ed ecco che ci risiamo. Zitta coscienza. Me ne sono accorta e sì sono presa dal fatto di "pasticciare qualche muro come una bambina" come lo hai definito tu e con ciò? Non posso svagarmi qualche volta anche io?
Non dico questo ma solo che.. potresti anche far vedere che nonostante tutto ti devi far rispettare
Si si; bla bla bla. Vattene via che non sai manco le scuse da tirar fuori per tormentarmi
...
Ecco brava coscienza, fai così più spesso. Adesso mi tocca pure addestrarla come se fosse un cane. Mi dovranno chiudere in un manicomio prima o poi.
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La Salvezza
Teen FictionCaroline è una ragazza di 17 anni che va al liceo linguistico. Ha una vita normale ma a differenza delle sue coetanee ha problemi continui con sua madre che le rende la vita molto difficile. È una ragazza ribelle ma con l'arrivo di due nuove ragazze...