Capitolo 1

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Ho 19 anni e sto morendo.
Insomma io sono in perfetta salute, sono abbastanza alta e magra. Il mio scheletro funziona alla grande e anche i miei muscoli.
La mia pelle è cadaverica ma lo è sempre stata.
Un punto a mio favore?
Quando sarò morta il mio aspetto non sembrerà tanto diverso da quello attuale, resterò pallida, e i miei cari non soffriranno quando verrà presentata loro la mia salma. Forse sarò un po' fredda però tutto sommato resterò uguale.
Ho già deciso cosa indosserò: un abito di seta rosso e lungo, un paio di décolleté neri, guanti di pizzo dello stesso colore, labbra rosse e occhi scuri ben marcati. Ho lasciato tutto scritto in una lettera così non dimenticheranno nulla. E le rose, quelle non possono mancare! Rose rosse come il sangue che mi faranno da cornice.
Quando ero ancora una bambina immaginavo di crescere, innamorarmi, sposarmi e viaggiare molto. Sperare non costa nulla. Peccato che per me non esista alcun futuro e tutti quei sogni resteranno sempre e solo illusioni.
Ho smesso di sognare da un pezzo!
I sogni sono di chi può realizzarli ed io non faccio parte di questa categoria. Per me non esiste alcun futuro, solo il passato e il presente.
È strano pensare che tra poco sarà tutto finito, che tutto ciò che mi circonda e che fa parte della mia quotidianità scomparirà. Per me non esisterà altro che l'oblio, il nulla, il buio assoluto. Tutto quello che resterà di me sarà nient'altro che un mucchietto di ossa marce e il dolore impresso nei cuori dei miei cari, ma anche quello pian piano scomparirà e a quel punto comincerò a vagare senza sosta nel nulla assoluto dimenticata da tutti.
Questa cosa mi spaventa da morire. Insomma dire che mi spaventa da "morire" non è proprio adatto in questa situazione però meglio prenderla con filosofia.

Immagino che vi stiate chiedendo perché mai a 19 anni debba morire.

Molti di voi penseranno che io sia malata o che soffra di qualche rara patologia sconosciuta e incurabile oppure che sia depressa e che stia premeditando un suicidio coi fiocchi. Vi sbagliate, non è niente di tutto ciò!
Ho tanta voglia di vivere e fare esperienze ma la mia clessidra ha deciso così.
Allora, le cose funzionano in questo modo; al momento della nascita ci viene affidata una clessidra e nell'istante esatto in cui veniamo al mondo si attiva cominciando il conto alla rovescia da quell'istante al giorno della morte.
Semplice no?
Quando nacqui la mia clessidra segnò 19 anni 13 giorni 4 ore e 7 secondi.
Mia madre soffrì molto, il solo pensiero di perdere una figlia così presto le spezzò il cuore. A sette anni dalla mia nascita i miei genitori, per alleviare quel dolore che li tormentava giorno e notte, decisero di avere un secondo figlio, con la speranza che, almeno quest'ultimo, potesse crescere, diventare adulto e realizzarsi, insomma, fare tutto quello che non avrei potuto fare io.
Ma per la seconda volta il destino si rivelò crudele, ancor più di prima.
Appena mio fratello venne alla luce, la clessidra si attivó:
13minuti e 27 secondi.
Il cordone ombelicale lo aveva soffocato nonostante il pronto intervento dei medici.
Il suo cuoricino smise di battere esattamente 13 minuti e 27 secondi dopo.
Mia madre cercò di farsi forza per tirare avanti ma l'angoscia era troppa.
Si suicidò a un mese dal parto.
Arsenico.
Bastarono pochi millilitri.
Accanto al suo corpo senza vita lasciò una lettera:

<<Scusate se sono stata una pessima madre. Tutto quello che ho saputo fare è stato seminare dolore, ma presto ci riuniremo in un posto dove la sofferenza non esiste e nessuno potrà mai separarci.
Un bacio, la Mamma.>>
Da quello spiacevole evento sono trascorsi 12 anni.
Oggi è sabato, ed è passato esattamente un giorno dal mio diciannovesimo compleanno.
Ieri non riuscivo a dormire e adesso è mezzogiorno e sono ancora a letto. Osservo il soffitto in legno come facevo da bambina con mia madre quando insieme cercavamo di dare una forma alle sfumature di colore nel legno. Riuscivo a riconoscere la figura di un cane, lo avevo chiamato Spillo e quando ero quassù parlavo con lui per non sentirmi sola. Da allora la stanza è rimasta esattamente la stessa ma non riesco più a riconoscere la sua figura, forse perché col passare degli anni ho perso un po' l'immaginazione. Accanto a me sul comodino c'è la cara clessidra a farmi compagnia, l'ho chiamata Allison, così, tanto per darle un nome. La sua presenza a volte è insopportabile, mi ricorda costantemente che il tempo passa e che la mia fine è vicina ma non posso di certo fargliene una colpa, è stata solo programmata così. Allison è nera opaco con striature nero lucido ed è in tutto e per tutto una clessidra. I granelli al suo interno, anche quelli sono neri e, sfortunatamente per me, la maggior parte di questi sono già di sotto. In basso c'e un piccolo schermo digitale che segna anni, mesi, giorni, ore, minuti e secondi. Allison attualmente segna 13 giorni, 3 ore, 7 minuti e 2 secondi.
Siamo etichettati, abbiamo una data di scadenza esattamente come un prodotto alimentare.
In un secondo immagino me con una grossa etichetta attaccata alla fronte:
Da consumarsi preferibilmente entro il 27/01/2016
Quest'osservazione mi fa rabbrividire.
È tutto così ingiusto e crudele.
Resto nel letto ancora un po' giocherellando con le dita sulle lenzuola azzurre
<< Bessie sei ancora a letto? >>
La voce di mio padre rimbomba nelle scale.
Non rispondo.
<< Bessie sei li? >>
Papá arriva nella stanza qualche secondo dopo e mi osserva fermo sull'uscio della camera
<< Bessie perché non mi hai risposto? >>
<< Niente, non mi andava di farlo >> rispondo molto distrattamente.
<< Non è una buona motivazione. Forza, alzati e vestiti. Indossa qualcosa di caldo, fuori nevica!>>
Sono passati molti anni dall'ultima volta che ha nevicato. Mi alzo e mi affaccio alla finestra per osservare. Un leggero strato di neve ricopre gli alberi, le macchine, i tetti e le strade. L'asfalto grigio scuro ora è completamente rivestito da un soffice manto bianco. E, mentre con occhi curiosi osservo fuori dalla finestra, qualcosa nella mia testa sta prendendo vita, un'idea, uno spiraglio di luce nel buio assoluto della mia mente e un piccolo sorriso si disegna sul mio volto pallido.

Devo lasciarmi alle spalle questi pensieri che non mi fanno dormire, vivere serenamente, e godermi questi ultimi giorni.
Ne restano 13 compreso oggi.
Potrei provare a divertirmi, fare qualche stronzata, prendermi una sbronza, fare sesso e tutto quello che un adolescente di 19 anni dovrebbe fare. Beh, forse queste esperienze andrebbero fatte nel corso di qualche anno, ma io non ho né un anno, né un mese, solo 13 giorni.

Adesso voglio vivere.
Devo vivere.

Tredici Giorni Per VivereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora