15/04/2015
Posso definire oggi come il primo giorno di servizio a Ciciano. La signora che mi aveva contattato nei giorni passati oggi mi aspetta per andare all'ambulatorio. Arrivo in ritardo , di una mezz'ora almeno sull'ora concordata che aveva capito solo lei. La prendo a braccetto mentre dall'altra parte tiene una stampella. Iniziamo a camminare e scopro dopo pochi passi che è completamente cieca. I passi che muoviamo sono lenti e ben sincronizzati, anticipano le parole che stiamo per dire. La curva più brutta del paese è stata anni fa un tetro scenario , quando un uomo di nome Fulvio perse la vita schiantandosi con l'auto. Sento il mio viso riscaldato piacevolmente, provo tutte le sensazioni piacevoli di una bella giornata mentre Rina ansima, stanca dopo circa una cinquantina di metri.
Ha 85 anni Rina, e sulla testa ha ancora molti capelli, gli occhi socchiusi , andati ormai. Nella sala d'attesa si conoscono tutti, sono io l'unico infiltrato che con qualche battuta ogni tanto cerca di entrare in questo clima familiare. L'attesa per alcuni è snervante, non vedono l'ora d'entrare in quella stanza sporca per farsi dirsi che tutto sommato c'è chi sta peggio. A rallegrar l'aria c'è una bambina marocchina che ha imparato da appena due giorni a camminare, zampetta qua e là con quel sorriso fisso in viso, come se per lei fosse l'unica espressione possibile. Penso che un gioco ci starebbe molto bene per i bambini che ogni tanto capitano ma dopo un istante ridimensiono il tutto e torno ad osservare l'impazienza di Rina che, finite le risate della piccola, torna alla noia che stava provando.
Finita la visita la riprendo a braccetto e col solito passo torniamo verso casa, con sprazzi di tristezza verso un marito morto qualche tempo fa. Mi dice che vorrebbe fare un po' come lui, andarsene nel giro di due giorni, senza sentire niente. Cerco con qualche premura e complimento di lasciar perdere questi stupidi pensieri ma in risposta ottengo solamente un mugolio sommesso.
Mi dice di tenermi l'euro di resto quando avrò pagato le medicine da ritirare in farmacia, così da prendermi un caffè. La ringrazio e con un passo più svelto torno indietro.
L'ambulatorio si svuota lentamente , di anziani che a testa bassa ripercorrono la strada verso casa. Tirano a campare dicono, fra un acciacco e un altro. Certi si recano qua ogni mercoledì per sentire la solita storia sulle loro condizioni di salute, certi invece lo fanno a mio avviso anche per sentire i discorsi degli altri, per quel bisogno di socialità che noi tutti abbiamo.
Siedo su una panchina continuando il mio romanzo e la novantaduenne Amy passeggia, anche lei a testa bassa, con meno vitalità di quella dimostratami un giorno fa. Dietro i volti c'è una storia da raccontare, quei segni, evidenti nella maggior parte degli anziani sono risposte al tempo , ai suoi percorsi indecifrabili , agli imprevisti e alle paure. Se solo ci fermassimo a parlare con ognuna di queste teste basse capiremmo molto di più di quanto capiamo del passato e faremmo sorridere un volto muto da tempo.
YOU ARE READING
Il civilista
General FictionIl servizio civile. Si parte senza troppa convinzione , con l'unico intento del profitto. Nel tempo le persone con le quali vengo a contatto sono sempre di più , e le loro vite si intrecciano con la mia e fra di sè. Mila mi aspetta al bar per off...