NATURA

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07/05/2015

Sono seduto all'ombra d'un capanno e guardo un uomo zappare la terra. Oggi ho deciso di lasciare l'ufficio incustodito per una mezz'ora e andare a fare due passi, portandomi dietro il telefono personale e quello di servizio, che non si sa mai, dovesse chiamare qualcuno. Il sole invita a camminare verso le poche strade ancora non percorse di Ciciano, verso le tenute di ulivi , i capannoni stracolmi di fieno. La maggior parte delle costruzioni che vedo sono ancora in eternit, materiale nocivo per l'uomo e per le colture. C'è una bellezza grezza in quello che vedo, una non raffinato modello di vita, non per questo sbagliato. Al contrario stimo molto la conduzione d'una vita appartata, slegata dalle dipendenze tecnologico mediatiche, certe volte la venero proprio.

Penso però che si debba come in ogni caso probabilmente, trovare il giusto equilibrio, portar via dalla società più spietata e indaffarata il meglio per quanto riguarda la cultura e il sapere e piantarlo in un orto e in un prato tagliato a regola d'arte. Sono seduto qui con un uomo di fronte , nella situazione di pivilegio di chi vede ma non può essere visto. Lo guardo tirar via l'erbacce sotto il primo sole cocente di stagione, che lo sorprende madido di sudore nelle sue varie operazioni. A qualche metro da lui c'è pure un bove che rumina sonoramente e posso auscultarlo nella mia ombra da spia. Tornando all'ufficio ripenso alle tasse sui terreni agricoli per i privati, alle aliquote che pesano sulle abitudini di uomini che da una vita coltivano il proprio terreno, comprato , vissuto e curato. L'anziano che zappava la terra forse ne avrà avuto necessità, forse avrebbe evitato il sole cocente nonostante la passione lo porti a curare i suoi possedimenti. Non posso dirlo, posso dire che certe volte la società ti vincola su ogni aspetto, infilandosi anche nel pezzo di terra fertile dove speri di cavare un sacchetto di verdure. La bellezza perde smalto, la libertà d'una vita di campagna, di paesaggi non più naturali se sopra ognuno di questi c'è un imposta statale. Perchè togliere quel poco a chi ha poco è un gesto infamante, è la deriva di uomini avidi e attaccati al potere come sanguisughe.

Mi capita di passare, tornando a casa con l'automobile dal punto più alto del paese e da lì spero sempre di vedere un variopinto scenario di natura. Vedere le messi e i terreni coltivati a grano, gli alberi di vedetta tutto intorno, boschi fitti d'arbusti muschi e licheni.

Vedo asfalto ovunque, continuamente disteso su territori prima vitali, gioiosi. L'asfalto quale gioia porta? solo grigiore e muta omologazione. Disincentivare un tipo di vita e incoraggiarne un altro è una presa di posizione che manovre politiche attuano. Nessuno dovrebbe permettersi di condizionare le scelte di vita di un singolo individuo, di collettività, dirigendo le logiche di mercato da una parte o dall'altra, orchestrando tutto per un unisono bisogno di consumismo.

E' solo un altro aspetto dei tanti problemi, stavolta non solo comunali.


Il civilistaWhere stories live. Discover now