I NOVANT'ANNI DI AMY

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14/04/2015

La primavera finalmente mostra gli attributi. La temperatura d'oggi è più alta dei giorni passati e permette alla gente di far due passi, di girare un po'. La videoconferenza mi trattiene davanti a un monitor per circa tre ore e mezzo , decine di riquadri in movimento, coppie di ragazzi che da ogni paese della regione parlottano e fanno smorfie davanti a una webcam. La mia attenzione è piuttosto bassa e ad un certo punto decido d'iniziare un romanzo , nascondendolo alla mia webcam, un po' come facevo alle superiori giocando al telefono. Mi precipito poi a Ciciano, avendo dimenticato di fare le foto alla mia sede, foto da spedire in giornata. Cerco di moderdarmi e di non fare scatti nè troppo accondiscendenti alla logica del "va tutto bene" nè troppo critici e incazzati, fotografando la tazza del cesso.

Sento ancora un po' di stanchezza per la giornata di ieri, per l'esame sostenuto a Siena, per le camminate verso il parcheggio gratuito distante dall'università. Fuori dal mio ufficio ci sono due di quelle belle panchine verde pisello scaduto, adatte per questi giorni nei quali "fuori è più caldo che dentro". Mi siedo e riprendo da dove avevo iniziato, cercando di cogliere il filo del discorso, tornando indietro alle pagine già lette.

" Ho trovato chiuso e ho mangiato dai Galli"

Alzo la testa e davanti a me trovo una signora anziana con un vistoso cappellino giallo , turata da cima in fondo, con due occhi socchiusi che chiedono permesso. Accenno una risata e le faccio spazio, consapevole che la conversazione continuerà e che riuscirò a capire quello che stava accennandomi.

" Non hanno voluto niente eh, gli ho dato il portamonete, ma mi hanno detto che servono più a me"

Riesco a dedurre qualcosa fino a poi capire che la signora si era dimenticata le chiavi di casa. Iniziamo a parlare e dal tempo passiamo molto più in là di dove mi aspettassi , parliamo della storia, degli stronzi dittatori, di suo marito costretto a combattere in Libia e insignito di medaglia come gli altri. E' veloce nel pensiero e nel ragionamento, passando dalla guerra ai problemi dell'Italia, da un punto a un altro del discorso.

"Faccio servizio civile" le dico

"Bene bene, tutti i lavori servono è! anche chi pulisce i gabinetti, tutti i lavori meno che i ladri"

Dice. Ci troviamo d'accordo che questo paese ne è pieno, di ladri. Ritorniamo al meteo per poi passare all'inquinamento, all'agricoltura

"Mio fratello c'è morto a causa di queste cose" dice girandosi verso di me, ma la parentesi è breve perchè dopo un po' di silenzio torniamo a fissare la struttura dell'ambulatorio. E' contenta di raccontarmi le origini di ciò che abbiamo davanti. Un' egiziana trasferitasi qui comprò questa villa, perchè proprio questo era, una grande villa con un ampio giardino da una parte e un buon ettaro di terreno dall'altra . Si sposò poi con un sensale, ma poco lavoro aveva nella zona e si trasferirono dunque a Grosseto lasciando inabitata la villa. Passo una mezz'ora piacevole e anche la novantaduenne sembra aver apprezzatto le nostre chiacchiare. Ci salutiamo e vedo come nel tempo la storia si ripeta , da una generazione a un'altra, fra ladri e dittatori, fra ipocriti e filibustieri noi siamo qui, seduti sulla stessa panchina su epoche diverse.


Il civilistaWhere stories live. Discover now