Capitolo 6: Prede e Cacciatori

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Non si dicono mai tante bugie quante se ne dicono prima delle elezioni, durante una guerra e dopo la caccia

Ancora non riusciva a crederci.
Kaleb non era mai stato così felice, e osservava London alle prese con quel piccolo chip.
Da quando il vecchio uomo dalla faccia tosta era arrivato non aveva fatto che dettar legge, mettendo i piedi in testa a Ronald. Cosa che non era piaciuta a Kaleb, fino a che London non aveva visto il suo piccolo antro pieno di squisite tecnologie.
"Molto furbo. Molto furbo. Ma manca qualche piccola cosa." Aveva detto London, dopo che Kaleb gli aveva spiegato ciò che voleva realizzare.
"Basta ricalibrare il trasmettitore in modo che invii più impulsi diversi. Una specie di metasistema che si rende invisibile trasmettendo la sua posizione GPS in diversi luoghi. Così l'Impero sarà destabilizzato dalla quantità di puntini rossi su quei loro fottuti schermi."
Kaleb aveva già pensato a quella soluzione, ma gli era sembrato impossibile riuscire a mettere un trasmettitore così avanzato, in grado di inviare più flussi di dati in contemporanea, su un chip di dimensioni così ridotte.
"Impossibile?" London lo aveva guardato. "Su Yego ho progettato insieme ad un mio amico congegni che tutti ritenevano impossibili. Questa cosa non è ardua come tu pensi. Dammi tre ore, una forbice di iridio e quei materiali di riserva e riesco a fare qualcosa." Aveva detto tirando fuori il suo datapad.
"E con questo poi riusciremmo ad arrivare alla base che Carlos ci ha mostrato sulla mappa."
Carlos, che prima era stato contadino, aveva indicato alla compagnia di ribelli un posto sicuro in mezzo alla sconfinata pianura a nord di Glowstor.
"Una piccola casa coloniale dove trascorrevamo il periodo invernale io e mio fratello."
London infatti aveva subito detto che quell'alcoves dentro le vecchie fogne di Glowstor, non era sicuro. Tutti erano un po' scettici. Ma London aveva fatto notare che una nave dell'Agenzia Corporativa era già in orbita intorno all'astroporto di Saint George e che non avrebbero tardato a scoprire, tramite le videocamere di sorveglianza dei Manutentori, la presenza nelle fogne di alcuni individui. E sapendo che l'ultima posizione di tutti loro era a Glowstor, non ci avrebbero messo molto a trovare quel rifugio. Era solo questione di tempo, prima che quella compagnia finisse la sua vita in una marea di pallottole e laser.
"Porca puttana" Aveva commentato Julius, incrociando le braccia.
Ronald aveva guardato London con sguardo torvo.
"Se credi che esista un rifugio migliore, allor dicci dove andare."
E così Carlos aveva raccontato di quella piccola casa coloniale. Ma il problema era come raggiungerla senza essere visti.
Kaleb aveva subito messo i nuovi arrivati al corrente del suo piano. Ma gli altri avevano sbottato.
"E' un'assurdita. Smettila di pensare a quei cosi." Avevano commentato all'unisono.
Invece London, al contrario del suo amico Filipp che non faceva altro che stare a sedere sgranocchiando alcuni snack, si era subito interessato alla proposta improbabile di Kaleb. Esibendo un sorrisetto compiaciuto, aveva detto "Mostrami quello che hai in mente."

- Pronto.- Disse London.
- Dobbiamo solo installarlo su uno dei Manutentori.- Kaleb prese in mano il piccolo chip, era incredibile come tanta potenza potesse essere concentrata in quel piccolo pezzo di metallo. Questo particolare della tecnologia lo aveva sempre affascinato.
Fin da quando era piccolo aveva sempre avuto una passione per computer e sistemi. Già all'età di otto anni era in grado di usare il suo datapad per compiere imprese che altri bambini potevano solo sognare.
Successivamente scoprì che quegli affari di metallo fuzionavano grazie a supporti fisici: chip, cavi e quant'altro. A quel punto si era aperto un mondo.
Lasciando il suo promettente lavoro di Brooker, e lasciando anche la sua agiata famiglia, Kaleb era fuggito da Rawagin portando con sé l'amuleto rubato alla madre, come unico ricordo della sua infanzia.
Aveva iniziato a lavorare come hacker per una corporazione interplanetaria, in modo da pagare i libri con cui studiare. Infine all'età di diciannove anni era entrato all'Accademia Tecnologica di Betelsem, frequentando diversi corsi di informatica, meccanica, elettronica e fisica, era riuscito a farsi una conoscenza tale da poter lavorare anche in un astrocantiere. E sarebbe diventato un grande tecnologo, se non fosse stato costretto a scappare.
Gli imperiali avevano scoperto il suo lavoro illegale come hacker. La corporazione non lo aveva coperto. Kaleb non aveva avuto neanche il tempo di finire il corso, o il tempo di finire una lezione.
Un giorno come un altro, nella sala semicircolare dove stavano seduti circa cinquecento studenti, entrarono una marea di uomini in divisa, puntando fucili laser in faccia ad ogni ragazzo. Come un'onda anomala che distrugge la quiete di un mare calmo, così avevano fatto le forze dell'ordine.
"Kaleb Malki?" Aveva detto la fredda voce del caposquadra.
Il professore si sitemò gli occhiali senza fiatare e poi indicò il ragazzo color terracotta che era seduto in quarta fila.
Non ricordava di aver mai corso cosi tanto in vita sua. Presa la sua borsa e il suo datapad aveva iniziato a correre come un neogallimimo delle distesa di Jarma-5. Aveva attraversato i corridoio, seminando il panico tra gli studenti.
Il ventenne Kaleb era inseguito da un'onda nera di agenti di polizia che si faceva sempre più vicina.
Era ormai all'aria aperta, in mezzo al cortile del campus. Quando si ricordò dell'Ostrich di Zagabria.
Il professor Zagabria era un uomo intelligente, ma non molto sveglio, e puntualmente ogni mattina lasciava il suo personale ostrich; ricevuto in seguito ad anni di onorato servizio, posteggiato su una delle piattaforme private, sempre aperto e disponibile per tutti coloro che lo volessero usare. Molti compativano quel vecchietto e non lo derubavano del suo unico mezzo per arrivare a lavoro, ma in quel momento per Kaleb c'era in gioco la vita.
Prese la direzione delle banchine di approdo, immergendosi nella vegetazione verde-azzurrognola di quel cortile.
Infine riuscì a fuggire dall'Accademia, lasciandosi dietro gli imperiali. Sapeva di essere ancora in grave pericolo.
Dopo molte peregrinazioni tra vari pianeti, era finalmente giunto, all'alba dei suoi ventiquattro anni, su Ivor. Ron lo aveva accolto a braccia aperte e lui si era reso favorevole a collaborare alla causa dei ribelli, dato che gli imperiali avevano rovinato il suo sogno: diventare un sommo tecnologo ed un illustre informatico. Anche se moralmente parlando era stato lui stesso a rovinarsela, avvicinandosi alla sapienza tramite canali illegali.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 09, 2016 ⏰

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