PROLOGO

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"Mamma! Dove sei,mamma?!"
Urlavo e urlavo, come se non ci fosse più nessuno intorno a me.
Anche se ero circondata.
Le SS erano ovunque.
Io ero solo un'insulsa ebrea in mezzo a quel branco di poliziotti tedeschi, pronti a uccidermi da un momento all'altro.
A loro piacimento.
Come se fossi solo un pezzo di carne, inutile e senza alcun senso.
Lo ricordo bene, ero nel campo di concentramento di Auschwitz.
Ci avevano appena deportato.
Tre o quattro giorni prima (non mi accorsi nemmeno di quanto tempo passò per quanto sembrasse infinito e straziante), ci avevano trascinato bruscamente fuori dalle nostre abitazioni e caricati su dei carri bestiame, nei quali lo spazio lasciava a desiderare e fummo costretti a stringerci l'uno affianco all'altro, se non sopra.
Il viaggio da Monaco ad Auschwitz sembrò interminabile e, per di più, rimanemmo rinchiusi in quella specie di carro senz'acqua né cibo. Non avevamo nulla. Puzzavamo. Non ci lavavamo ed eravamo persino costretti a fare i nostri bisogni direttamente per terra, direttamente nel carro, direttamente sulle persone.
Sembrava l'inizio del viaggio verso l'inferno.
Noi che eravamo abituati alla pulizia.
Noi che ci lavavamo sempre.
Noi che vivevano una vita spensierata come poche, piena di gioia e felicità.
Io e la mia famiglia.
Mio padre,un professore di letteratura nell'università di Monaco.
Mia madre proprietaria di una gioielleria vicino la chiesa e i miei fratelli.
I miei poveri e amatissimi fratelli.
C'era Leah, la mia sorellina più piccola che aveva sette anni. Era così piena di vita, solare e sorridente. Una ragazzina che non si lasciava intimorire da niente e da nessuno. Niente e Nessuno.
Poi c'erano Amos e Naomi. Amos il mio unico fratello,aveva diciannove anni e folti capelli neri. Era la persona più dolce che conoscessi. Un ragazzo semplice, dall'animo gentile. Sbattuto all'inferno per un insieme di ideali colmi di follia e ingiustizia. Un angelo dai capelli neri ribelli, in mezzo a un insieme di demoni dai viso angelici, con i loro capelli biondi e luminosi come il sole e i loro occhi di ghiaccio, colmi d'odio.
Naomi invece era diversa. Aveva vent'anni. Una ragazza bellissima, la più bella che avessi mai visto nel corso della mia esistenza.Aveva dei capelli ricci color nocciola, degli occhi espressivi color miele e il fisico di una dea. Era adorata e stimata da tutti, soprattutto per la sua bellezza. Ma ciò, dall'inizio dell'occupazione Nazista, non fu più tanto un privilegio, quanto una condanna.
Ricordo bene,tutto e tutti.
Perciò oggi vi racconto la mia storia, la storia della mia famiglia e la storia dell'intera popolazione ebraica al tempo della Seconda guerra Mondiale.
Di coloro che la vissero dall'interno, di coloro che ci rimasero e di coloro che riuscirono a sopravvivere.
Mi chiamo Elisabeth, ho novantatré anni e sono sopravvissuta all'inferno di Auschwitz.

Speranza NeraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora