parte 2

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Mentre era sul divano a sorseggiare ogni tanto dell'acqua, pensava a cosa avrebbe potuto fare ora della sua vita. Insomma, aveva deciso di cambiarla in modo drastico e non gli sembrava per niente facile. Doveva farlo però, doveva trovare un lavoro onesto, fare una vita regolare. Era ora di smetterla di mettere a repentaglio la propria libertà. Certo, combattendo aveva messo da parte tanti soldi da permettersi di investirli in qualche attività. "Mio caro vecchio Pablo, potresti aprire un negozio di giornali o una tabaccheria, potresti aprire un ristorante invece... Sofia potrebbe darti una mano in questo caso, lei è una cuoca e fa da tanto questo mestiere. Pensaci bene vecchio mio, non puoi passare il resto della tua vita a stare in casa e sopportare la routine quotidiana" pensò. Sofia però già lavorava per un importante hotel in città, si era fatta un nome diciamo, era lui che aveva bisogno di trovare un posto nel mondo.
<<È pronto>> irrompeva la voce di Sofia distraendolo dai suoi pensieri.
<<La carne l'ho affettata così puoi mangiare stando sul divano, solo per oggi però>> aveva aggiunto in seguito, iniziò a ridere poi continuò: <<non farci l'abitudine.>>
Sofia è una persona molto premurosa, lui si sarebbe anche alzato, non era così malconcio da non reggersi in piedi. Ma lei era così per ogni cosa, per Sofia era già un campanello d'allarme e iniziava a prendersi cura di lui.
<<E appena finisci di mangiare dormi un po', che ti vedo sperduto.>>
In realtà lui aveva dormito fin troppo, però lei aveva ragione, doveva stare tranquillo e riposare.
Iniziò a mangiare in fretta e furia, sembrava a digiuno da mesi, masticava due o tre volte per poi buttare giù il boccone, accompagnava il tutto con acqua, si sentiva rinascere piano piano.
<<Hai fame eh?>> lo guardava mentre si divorava la carne e la verdura come se fosse un uomo primitivo.
<<È tutto molto buono, sei sempre la migliore>> rispose lui sorridendole.
Non impiegò molto tempo a finire la sua porzione, lei invece doveva ancora cominciare.
<<Io devo andare a lavorare tra poco, finisco di mangiare e mi tocca scappare.>>
Lui non rispose, era di nuovo perso nei pensieri.
Lei continuò: <<Fatti una bella dormita e dopo se hai voglia lava tu i piatti.>>
<<Va bene amore, sarà fatto>> le rispose lui anche se sapeva bene che molto probabilmente non lo avrebbe fatto, non era il tipo che si metteva a sbrigare faccende domestiche, ma ora avrebbe avuto del tempo libero, quindi se la noia si sarebbe fatta sentire sapeva cosa avrebbe potuto fare.
Finì anche lei di mangiare e si alzò, prese il piatto di Pablo e lo portò nel lavandino in cucina, lui nel mentre era ancora perso nei suoi pensieri, quasi nemmeno se ne accorgeva dei movimenti di Sofia, era distratto.
"Potrei accendere il portatile e dare un'occhiata per cercare qualche lavoro, si buona idea, perderei solo tempo a starmene qua seduto a..."
<<Io vado, ciao amore a stasera e riposati mi raccomando>> un'altra volta il suo pensare fu interrotto..
<<Va bene, ciao e buon lavoro.>> "Si si, mi riposerò" pensò lui con un pizzico di ironia. La stanchezza però ebbe la meglio e cadde in un sonno improvviso.

<<Guarda, ho preso qualcosa per te>> disse a Sofia guardandola dritto negli occhi, lei si commosse nel vederlo estrarre dal taschino interno del suo cappotto, un cofanetto che avrebbe dovuto contenere un anello, o almeno era quello che pensava. Lei capì ancor prima di vederlo e in effetti l'istinto non la ingannò.
<<Vuoi sposarmi?>> continuò lui emozionato nella pronuncia di quella domanda.
Il viso di Sofia si bagnò di lacrime, rivoli salati correvano lungo la sua pelle morbida e profumata, i suoi occhi grandi brillavano come stelle luminose, esprimevano gioia.
"Quanto sei bella amore mio, i tuoi occhi al sapor di cioccolato, la tua espressione da bambina felice e quel timido sorriso, i tuoi capelli sono la cornice di un quadro perfetto, io ti guardo, come un amante dell'arte ammira l'opera di un artista... Ma quale artista... Nessuno sarebbe in grado di immaginare tanta bellezza. Ogni giorno che passa, mi rendo conto di avere accanto la persona più stupenda di questo mondo, resterei qui a guardarti per ore e ore, senza stancarmi" non disse nulla di tutto questo, parole come note che intonavano nella sua testa.
Lei per la troppa emozione, non riusciva a rispondere ma la sua espressione e i suoi occhi, avevano già risposto.
<<Aspetta, vado a prendere una bottiglia di vino>> disse Pablo, con un sorriso contagioso che indossava per l'occasione, <<dobbiamo brindare a noi>> proseguì lui con tono entusiasta.
Andò in cantina a scegliere il vino e in cucina a prendere due calici, quando fece ritorno in camera Sofia non c'era più, "Sarà andata un attimo in bagno" pensò lui. Posò la bottiglia e i due calici sul comodino dalla parte destra del letto, sul lato dove si affacciava la porta dell'entrata, quando all'improvviso. Buio totale.
Era semplicemente andata via la corrente, dal comodino prese una candela, la tenevano lì per imprevisti come questo, prese la scatola di fiammiferi estraendone uno e facendolo slittare sulla parte zigrinata, per poi dare fiamma alla candela.
Preoccupato per Sofia, decise di raggiungerla in bagno, voltandosi rimase pietrificato da quello che vide. Un'ombra. O meglio la sagoma di un essere estraneo alla sua casa. Riuscì a scrutare solo qualche piccolo dettaglio di esso, il suo mento a punta illuminato dalla fiamma ondeggiante della candela, le orecchie appuntite verso l'alto e come poteva non notare quegli... occhi rosso fuoco, e non era causato dal riflesso della fiamma, ah no...
Sobbalzò bruscamente svegliandosi dal sonno, alla vista di quella creatura. Dopo essersi convinto che era stato solo un brutto sogno, si alzò dal divano lentamente e andò verso la camera da letto, ora che aveva mangiato si sentiva già più in forma.
La camera da letto era divisa in due parti, cioè all'apparenza era una camera normalissima ma nascondeva un segreto, su una delle quattro pareti c'era un angolo bar, con liquori di vario tipo, amari e altri alcolici, niente di strano, certo. Pablo si affacciò a esso e girò leggermente su sé stessa una bottiglia, fino a quando. TAC. Si sentì scattare un meccanismo. Nel mezzo del mobiletto si aprì poco a poco una fessura, come se fosse diviso a metà, qualche secondo dopo si aprì lentamente del tutto. TIC, TIC, TIC. Lo scricchiolio finale determinava la completa apertura.
Entrò dentro. Era una piccola stanza nascosta, una sua stanzetta dove trascorreva del tempo quando era a casa, per stare al computer, leggere giornali o bruciare il proprio tempo. Su un lato di essa vi era una biblioteca piena di libri, non ne avrà letto uno la usava solo come arredamento, di fronte c'era una scrivania piena di fogli sparsi, quella stanza serviva più a Sofia che a lui in realtà, lui è un tipo molto disordinato quindi se doveva far disastri, li avrebbe fatti nella sua cameretta.
Come un tornado spazza via i fogli dalla scrivania, dissotterrando il portatile.
"Ecco ora posso mettermi alla ricerca. Vediamo, vediamo, vediamo" pensò.

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