Problemi economici

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<<Scusa il ritardo Stan>> dissi entrando nel bar, chiudendo velocemente l'ombrello e scrollandomi l'acqua dalle spalle. Accennai un sorriso a Carl che aveva il mio stesso turno di lavoro.
<<Tranquilla, so che studi, vero?>> disse ironicamente Stan versando un caffè nella tazza di un cliente, che con un sorriso lo ringraziava.
Diedi il cinque a Carl passando per il bancone e mi tolsi la giacca a vento. Mi sistemai gli arruffati capelli ramati in uno chignon il più ordinatamente possibile e mi avviai dietro il bancone. Presi una pezza e con uno spray, iniziai a pulire i vari tavoli in legno visibilmente vissuti. Sentivo gli occhi ed il corpo stanchi e non fui l'unica a notarlo
<<Karen stai bene?>> mi domandò Carl mentre sistemava il porta bevande. Io con un sorriso compassionevole risposi
<<Ho solo avuto una giornata pesante all'università>>
<<Ah, ok. Vedi di non svenirci davanti>> disse Carl, avvicinandosi con un bicchiere d'acqua in mano. Io lo afferrai e lo bevvi velocemente, facendolo trasalire in gola. Carl mi guardò con un triste sorriso ed urlò a Stan
<<Boss, possiamo riposarci un secondino?>>
Stan si grattò la lunga barba bianca in modo saggio e con un sorriso beffardo pronunciò
<<5 minuti, sia chiaro>>
Carl ringrazio Stan sorridendo e scostò una sedia da un tavolino, invitandomi a sedere con un gesto con la mano. Io mi sedetti senza pensarci un secondo, e poggiai il bicchiere sul tavolo, che vibrò rumorosamente. Carl si sedette al lato opposto e, poggiando i gomiti sul tavolo e la testa tra le mani,mi chiese
<<Sputa il rospo, che hai?>> guardandomi attentamente
Io gesticolai con le mani e mi poggiai sullo schienale indurito
<<Nulla...>>
<<Non la bevo, cara...>>
Mi iniziò a punzecchiare con il dito, ed io risi incondizionatamente. Lui si fermò e mi guardò serio, allora io capii che era veramente preoccupato e non si sarebbe stancato a sentire i miei problemi.
<<Ecco...i soldi fanno parte dei problemi?>> chiesi
<<Sempre>> rispose con un tocco di ironia
Io allora sbuffai e mi misi le mani tra i capelli e continuando a gesticolare con i gomiti pronunciai
<<Non ce la faccio più!!! Questo mi fa guadagnare poco, l'affitto e le bollette sono incombenti, per non parlare dell'università che costa un occhio della testa!!!>>
Al mio scelto momentaneo, Carl reagì con uno spasmo e poi mi rassicurò, anche lui poco convinto
<<Tranquilla, tutto passa...se vuoi ci sono sempre io che ti posso dare una mano. Non esitare a chiedere, eh?>>
Io lo guardai corrucciata e ridendo per l'isteria dissi
<<Carl, sei ridotto peggio di me...>>
<<Io?! Peggio?!>> simulò una finta rabbia poi alzandosi dal tavolo, mi porse la mano a mo' di principe dicendo
<<Il peggio delle persone è dentro, non fuori!!!>>
Io iniziai a ridere. Mio cugino sapeva sempre come farmi rallegrare. Un po' scocciata che il riposo fosse già finito, afferrai la mano di Carl, che mi mise una mano in vita e l'altra, braccio allungato, in aria. Iniziò a ballare un valzer senza musica, facendo scricchiolare le vecchie assai di legno. Al nostro gioco, Stan ci disse
<<Arriva un cliente. Finite alla svelta quel balletto!>>
Noi ci fermammo immediatamente e Carl tornò dietro il bancone, porgendomi una faccia buffa. Io feci lo stesso e mi diressi verso la brocca di caffè, per versarne ancora un po' ad un nostro cliente abituale.
Suonò il campanello della porta, ed entrò un uomo praticamente zuppo dalla pioggia. È era vestito in modo molto elegante: giacca, cravatta e scarpe di cui non mi riuscii ad immaginare neanche il prezzo.
<<A proposito di principi...>> sussurrò Carl
Il giovane, con barcollanti movimenti, raggiunse il tavolo più vicino e ci si sedette a peso morto. Io mi avvicinai per chiedergli l'ordine.

Sotto la pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora