Ordinazione

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Avvicinandomi all'individuo, lo osservai con più attenzione: un uomo alto e giovane e allenato, occhi nocciola che brillavano con speranza, dei capelli nero pece, sistemati con ordine dal diretto proprietario. Ma il suo volto era spento, quasi svogliato, confuso dalla situazione.
Allora io, mi avvicinai con cautela, evitando di poter urtare ulteriormente il giovane. Azzardai dicendo
<<Cosa desidera?>> aprendo il blocco da nota.
Lui mi rivolse uno sguardo e mi guardò negli occhi, come per cercare qualcosa. Io feci un volto stranito, e mentre gli porgevo la domanda una seconda volta lui rispose
<<Un caffè, grazie>> con una dolcezza che non gli avrei assegnato.
Allora io annuii, e con un sorriso, mi allontanai verso il bancone
Sempre sorridendo falsamente sussurrai a Carl
<<Quello è strano...tanto strano...>>
Carl rivolse uno sguardo verso l'uomo, poi porgendomi una tazza di caffè, disse
<<Solo scosso dalla pioggia>>
<<Dici tu...>> risposi freddamente
Afferrai la tazza e presi il porta zucchero. Pensai che in effetti non avesse alcun senso che una persona fosse scossa dalla pioggia quindi, in ritardo, rivolsi a Carl una faccia insensata senza inizio o fine. Poi mi diressi verso l'uomo che non appena mi vide a arrivare, si sistemò la giacca bagnata.
<<Per lei>> dissi poggiando la tazza sul tavolo, e sorridendo con sguardo tipico da cameriera. La cameriera deve essere tutto ed allo stesso tempo niente, perché è così che piace alle persone. Deve essere tutto per soddisfare il suo cliente, e niente per non infastidirlo.
<<Mmh...>> mugugnò il giovane, poi continuò domandandomi
<<Per quanto tempo piove solitamente?>>
Io mi persi tra le parole e risposi schiettamente
<<Il minimo è 3 ore, ma alcune volte anche 5 o 6>>
Lui fece un volto terrorizzato e preoccupato. Si grattò i peletti del volto e mi rivolse
<<A che ora...chiudete?>> timidamente
<<10:30>>
Lui mi guardò e lo sentii farfugliare dei numeri  casuali, come venivano. Io allora mi allontanai, e tornai da Carl che guardava la scena con disinvoltura tipica nel suo carattere. Io gli lanciai un'occhiataccia e tornai a pulire, senza farmi ulteriori domande sull'uomo.

L'uomo stette li, immobile, per tutto il giorno di apertura del locale. Guardava fuori dalla finestra, come sperando o aspettando qualcosa. Io non mi facevo domande e mi limitavo a versargli il caffè ogni volta che me ne chiedeva. Ormai erano le 10:35, quindi, commissionatomi da Stan, mi avvicinai all'uomo con aria più demoralizzata possibile dicendo
<<Guardi, sono già passate le 10:30 e dobbiamo chiudere. Qui abbiamo tutti degli impegni, vari. Se mi permette, vorrei chiederle che cosa fa qui tutto il pomeriggio>>
Lui mi sorrise teneramente ed iniziò a giocherellare con la tazza.
<<Aspetto...che smetta di piovere>>
Io guardai fuori dalla finestra: erano ormai 4 ore che pioveva ininterrottamente. Un po' con arroganza, gli rivolsi un ghigno e dettai
<<Ma perché non si è portato l'ombrello in un posto come questo?>>
<<Non sono del posto. Camminavo per il lago, quando ha iniziato a piovere a dirotto e mi sono riparato qui, aspettando che smettesse di piovere>>
Io lo guardai e la mia parte gentile intrinseca in me venne fuori. Alzando il tono della voce, mi rivolsi a Carl dicendo
<<Carl, il cliente non ha un ombrello. Lo scorto a casa e poi ti raggiungo al pub, ok?>>
Il giovane mi guardò e mi strinse l'avambraccio, dicendo
<<Guardi non c'è bisogno...torno a casa da solo...>>
<<Forza, non menta, non credo veramente che voglia tornare a casa da solo, lei!>>
Lui mi sorrise con purezza, senza falsità. Si alzò dal posto e mi fece un cenno di ringraziamento con la testa. Io gli sorrisi, e mi avvicinai all'appendi-abiti. Ripresi la mia giacca a vento ed il mio fedelissimo ombrello rosso. Lo comprai a Londra con i miei genitori, e sopra c'erano incise le mie iniziali,aveva un valore affettivo molto grande. Mi avviai con l'uomo verso la porte, osservata con disprezzo da Carl, che offeso si sistemava il cappotto.

Sotto la pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora