Due

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PICCOLI SUCCESSI.

Il fine settimana arrivò molto velocemente così come la stanchezza.
Gli orari delle lezioni non erano poi così facili da gestire come pensavo; a pranzo o mangiavo troppo presto oppure troppo tardi che a quel punto si poteva considerare una merenda. La cena era nella norma ma con tutta la stanchezza mangiavo poco e con pochissimo appetito.
I primi giorni quando volevo ripassarmi le lezioni della giornata finivo sempre per addormentarmi con il quaderno o il libro in mano.
Purtroppo in questa settimana sentii anche poco Alessia, che nelle poche telefonate che ci siamo scambiate e i miseri messaggi, mi aveva detto che la sua vita a Trento andava a gonfie e vele per non parlare della presenza di Noah.
Certo lei mi aveva promesso di non parlarmi mai di Noah per farmi un piacere e io ne ero contenta, però di certo non potevo riprenderla quando lo faceva, alla fine doveva trovare un punto di sfogo e quello sfogo ero io. Non mi faceva più tanto effetto collegare Noah a Michele questo grazie al poco tempo libero che avevo a disposizione, di conseguenza mi mancava il tempo per pensare alla mia vita sentimentale e ad aggiornarmi sulla guarigione del mio cuore.
Per questo fine settimana il sabato in compagnia della mia migliore amica saltava per lasciare il posto ai miei genitori che sarebbero arrivati da un momento all'altro.
Cercai di sistemare quel poco in disordine e di apparire rilassata così da non creare dubbi e panico in mia madre che si accorgeva sempre di tutto e troppo velocemente.
Il campanello suonò e andai ad aprire trovandomi davanti mia mamma bella e raggiante e mio padre stava cercando di contenere la sua gioia nel vedermi, ci riuscì per poco dato che gli saltai al collo urlando dalla gioia.

''Allora tesoro, raccontaci: com'è andata la prima settimana?'' domandò mia madre accomodandosi in camera mia perlustrando già con lo sguardo ogni singolo centimetro della stanza.

''Il ritmo delle ore è molto frenetico ma è solo questione di abitudine, per tutto il resto sono solo all'inizio'' risposi non curante dal fatto che mi stava guardando nel suo solito modo da strizzacervelli.

''E dimmi un po', hai già fatto qualche amicizia? Qualche ragazzo'' con la coda dell'occhio vidi mio padre irrigidire la mascella e alzare gli occhi al cielo, io lo seguii due secondi dopo.

''No mamma, di amicizie solo le mie conquiline, di ragazzi ancora nessuno''

Lei arricciò le labbra e pochi secondi dopo si alzò di scatto dal letto recuperando la borsa e dirigendosi verso la porta. ''Beh che aspettate? Abbiamo un letto da comprare, e delle tende... quella camera è un mortuorio''

Io non la pensavo come lei. Certo mancava un po' di colore ma non la ritenevo di certo un mortuorio, anzi era la mia cuccia che mi accoglieva la sera quando rintanavo sul tardi.

Dopo una giornata intera passata a girare negozi di tende e il miglior negozio per un letto, finalmente mia mamma diede qualche segno di stanchezza e ci ordinò di tornare a casa per riposare le gambe. Inutile dire che mio papà quasi fece i salti dalla gioia quando vide la luce infondo al bruttissimo tunnel dello shopping di mia madre, non dico che pure io avevo esultato come mio padre, però c'era andata davvero vicina.
Decidemmo di andare a mangiare una pizza tutta quanti insieme, così portai i miei in una pizzeria che avevo sperimentato una sera che faceva pure da asporto.
La cena proseguì tranquilla, parlammo dei miei piani della settimana e se sapevo già quali esami avrei dovuto dare, risposi che avrei frequentato le lezioni, che avrei studiato e che di esami per ora non ne volevo sentire nemmeno parlare.

''E non hai piani per il fine settimana?'' domandò mia mamma distratta a sciogliere lo zucchero nel caffè.

''Mamma il fine settimana torno a casa non te lo ricordi più?''

''Ah giusto, e durante la settimana non c'è qualche festa universitaria?''

''Perché tutto questo interesse a farla svagare?'' intervenne mio papà che rimase abbastanza in silenzio per tutta la cena.

Come un lampoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora