Effetti collaterali

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Come immaginavo mia madre e mio padre sono al lavoro, quindi non sarà difficile mentire loro quando torneranno dicendo che a scuola è andato tutto bene come al solito.

Vado in camera e mi tolgo i vestiti sporchi per farmi una doccia. Attraverso il corridoio che mi separa dal bagno a piedi nudi con addosso solo l'accappatoio cotonato azzurro, comprato un anno fa dato che nella scuola di Bologna c'era anche una piscina dove si svolgevano corsi di nuoto pomeridiani.

Entrato nella stanza, chiudo la porta dietro di me, tiro su le tapparelle della finestra per far entrare un po' di luce e giro la maniglia della doccia per far scrosciare l'acqua ancora fredda. Dopo poco inizia a scaldarsi e una nuvola di vapore si leva in tutto il bagno facendo poco a poco sfocare la mia immagine riflessa sullo specchio dell'armadietto sopra il lavabo.
Mi tolgo l'accappatoio lasciandolo cadere sul tappetino peloso che mi solletica i piedi ed entro nella doccia.
Un brivido di calore mi pervade il corpo e mi rilasso con la cascata d'acqua che fa scivolare via tutti i miei problemi.
Finito di lavarmi vado verso la bilancia accanto al lavandino e mi peso: 52 chili, sono ingrassato di due chili durante l'estate, non ci posso credere. Mi stringo le braccia alla vita e sento lo strato di grasso che sicuramente avrà sentito anche il ragazzo dei bagni della scuola e inorridisco.
Corro allo specchio passandoci una mano sopra per togliere le goccioline di vapore e, guardando la mia immagine riflessa, prendo la mia testa fra le mani per poi sbattere i pugni sul lavandino con violenza.
Odio essere in questo stato e mi viene in mente di fare una cosa per quanto questa sia un'idea stupida.
Apro l'armadietto dove i miei tengono le medicine e prendo il tubetto di pillole di Prozac che prendeva mia madre contro la depressione dopo la dipendenza da gioco d'azzardo. Stappo il tappo e verso tre pillole sul palmo della mano per poi lanciarmene una in bocca, ingoiandola con un sorso di acqua dal rubinetto davanti a me e rimettendo le rimanenti nel loro contenitore.
Ritorno in camera mia senza nemmeno asciugarmi i capelli e mi sdraio un po' sul letto pur essendo tutto bagnato. Il Prozac sta facendo effetto ed un senso di benessere mi avvolge facendomi cadere in un breve ma intenso sonno. Mi ritrovo nel bagno della scuola, steso supino rivolto verso il soffitto, con il ragazzo dai profondi occhi marrone scuro che mi fissa per un attimo per poi piegarsi su di me, sussurrandomi qualcosa che non riesco a comprendere all'orecchio e infine, scendendo poco più in basso, facendo combaciare le sue morbide labbra con le mie. Il bacio mi fa cadere in estasi facendomi esplodere il cuore per la passione mentre le sue mani percorrono strade casuali sul mio corpo che si contorce spasmodicamente ad accompagnare ogni suo singolo tocco.
Lentamente le sue labbra si separano dalle mie permettendo ad entrambi di riprendere fiato.
Un tonfo sordo mi fa voltare in direzione della porta che si è appena spalancata e tre figure scure si riversano nella stanza con un ghigno sulla faccia. Mi volto verso colui che mi stava sopra fino a un attimo fa ma guardandolo in faccia noto che il viso è  ora oscuro e anche lui ha lo stesso ghigno inquietante delle persone appena entrate. La paura mi pervade e cerco di spostarmi lateralmente ma lui mi afferra saldamente il braccio impedendomi di fuggire via e mi dà un pugno sopra lo zigomo destro, facendomi sprofondare in un vortice buio dopo aver sbattuto la testa sul pavimento.

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