CAPITOLO 4 - MOMENTI IMBARAZZANTI

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Salimmo in ascensore ed era davvero imbarazzante stare fra quelle pareti da sola con Jorge; infatti non vedevo l'ora di arrivare al piano di sopra. Dei strani rumori in quel momento cominciarono a sentirsi da sotto i nostri piedi. «Merda.» disse Jorge a denti stretti e con un filo di voce. «Che succede..?» chiesi spaventata «Oggi sarebbe finita la luce dalle 13.15 alle 15.15 ed io lo avevo completamente dimenticato.» «Coooooosa???» urlai «Mi stai dicendo che..?» «L'ascensore è bloccato. Siamo chiusi dentro.»

Non poteva essere vero, soffrivo di claustrofobia e inoltre stare chiusa lì dentro con Jorge per due ore non mi avrebbe fatto bene. Iniziai a sclerare dando pugni sulle pareti e urlando come un'isterica. «Calmati.. Passeranno subito queste ore, dobbiamo solo trovare qualcosa da fare!» «Qualcosa da fare?? E cosa vuoi fare in un ascensore? Vedi qualche passatempo?» chiesi urlando ironicamente. Vidi Jorge roteare gli occhi e darsi uno schiaffo ironico sulla fronte. «Vuoi smetterla? Mi stai facendo salire l'ansia. E non sono un tipo ansioso.» «No sei tu che non capisci, finirò per sentirmi male sul serio!» «Smettila! Così peggiori solo le cose.» mi disse fermandomi, afferrandomi il braccio, mentre facevo avanti e indietro in quell'ascensore lungo e largo super giù 3 metri. «E in più il cellulare non prende!» dissi sbattendo un piede a terra dai nervi. «Non avrei mai dovuto scendere dall'auto! Per colpa tua adesso mi trovo qui e sta già iniziando a mancarmi l'aria e in più..» «Basta!!» gridò Jorge «In due ore che dovremmo passare qui dentro quante ore hai intenzione di utilizzare per lamentarti?» «Tutte e due se è necessario!» urlai, pentendomi subito dopo, notando l'espressione di Jorge cambiare. «Senti, cara Martina, se dovremmo vivere nella stessa casa, stiamo cominciando male. Nessuno mi dà ordini, nessuno si rivolge a me in questo modo, incluse le ragazzine capricciose come te.» era diventato serio e devo ammettere di aver avuto paura. Non conoscevo nulla di lui, era da due giorni che avevo a che fare con questo ragazzo e non sapevo cosa era capace di fare, quindi decisi di zittirmi e rendermi conto che forse stavo esagerando. Abbassai lo sguardo per qualche attimo. «Beh, perdonami.» dissi con filo di voce portandomi una ciocca dietro l'orecchio. «Bene, così va meglio.» disse soddisfatto, per dirigersi alla parete destra dell'ascensore per appoggiarsi e poi lasciarsi scivolare fino a sedersi per terra. C'era un profondo silenzio e questo mi metteva in imbarazzo. Devo essere sincera che iniziavo anche ad avere paura e sentivo mancarmi l'aria nei polmoni. Mi voltai dandogli le spalle e cominciai a camminare nuovamente. «Sei nervosa?» mi chiese poi sfilando un pacco di sigarette dalla sua tasca. «Agitata. Direi solo molto agitata.» poi spalancai gli occhi «Cooosa? Hai intenzione di fumare qui dentro? vuoi farmi morire forse?» fece roteare di nuovo gli occhi forse perché in effetti parlavo troppo. Devo ammetterlo. «Ti sembro deficente? Ovvio che no, e poi ho smesso di fumare.» tirai un sospiro di sollievo «E allora di chi sono quelle?» dissi indicando il pacco «Beh, non ricordo, sono stato ad una festa in Italia prima di tornare qui in Messico. Qualche mio amico li avrà lasciati nei miei jeans. Comunque sia, visto che sono solo passati venti minuti da quando siamo qui dentro, perché non mi parli un po' di te?» mi chiese, cogliendomi alla sprovvista. «Ancora? Cosa vuoi che ti dica?» dissi sedendomi accanto a lui. «Beh, non lo so.. Qualcosa.» disse gesticolando con le mani. «Non c'è molto da sapere su di me.» «Hai detto di non essere fidanzata ma di avere molti ammiratori, no?» chiese scherzosamente dandomi una gomitata «Puoi crederci!» risi «Non lo metto in dubbio. E la tua ultima relazione a quanto risale?» «Oh beh, 8 mesi fa. Con un ragazzo che vive vicino casa nostra.» «Sarebbe..? Magari lo conosco!» «Nah, manchi dal Messico da più di 6 anni, avrai dimenticato tutti.» risposi ridendo «Beh, tu dimmelo!» «Pablo, Pablo Espinosa.» fu lì che Jorge iniziò a tossire dallo stupore «Sei stata la fidanzata di Pablo? Dici sul serio?» inarcai il sopracciglio «Si cosa c'è di strano? Lo conosci?» «Eravamo amici da piccoli, poi a dodici anni abbiamo litigato, sciocchezze da bambini, ma da lì non ci siamo più calcolati.» rise «Vedi come è piccolo il mondo!» «E come mai vi siete lasciati? Se non sono indiscreto» tossii imbarazzata. «Beh, è stata colpa mia.» «Tua?» annuii «Purtroppo non lo amavo più, ero innamorata di un altro ragazzo, un ragazzo venuto solo per le vacanze, si chiamava Federico, mi ha fatto la corte per tutta l'estate, ed io ero presa da lui, mi piaceva il modo in cui mi corteggiava, insomma, mi piaceva lui come persona.» dissi scuotendo il capo «Mi sono lasciata anche baciare ad una festa, a distanza di qualche giorno dalla rottura con Pablo. È stato solo un errore, forse il peggiore commesso in tutta la mia vita.» vidi Jorge irrigidirsi, e stringere i pugni per poi ricomporsi qualche attimo dopo. «Beh se non lo amavi non aveva senso la tua relazione con Pablo. Se ami veramente qualcuno non vieni attratta da altri uomini. Quindi non è stato proprio un errore. Alla fine ti è andata bene con Federico, no?» «Beh, no. Dopo essersene andato, non ci siamo più sentiti, non mi ha nemmeno cercata. Sono stata una specie di giocattolo estivo. Ecco perché è stato un errore.» «Capisco.» disse chinando lo sguardo e osservando l'anello che portava al pollice. «E tu? Stai con Stephie da molto tempo?» «Beh, da qualche anno.» «E la ami?» che razza di domanda avevo appena fatto? Speravo che non avesse sentito, perché ero in totale imbarazzo. «Come?» chiese irrigidendosi «Perdonami, non dovevo.» dissi indietreggiando e alzandomi «Non capisco il perché di questa domanda.» non sapevo cosa dire, così rimasi in silenzio, ma Jorge si alzò mettendosi davanti a me, aspettando che dicessi qualcosa. «Beh, perché a volte molti stanno insieme per abitudine.» farfugliai alla fine. «Io credo di amare Stephie. Cioè si, io amo Stephie.» «Hai esitato!!» dissi ridendo e puntando il mio dito contro il suo petto, cosa che forse non avrei dovuto fare perché mi ritrovai in imbarazzo solo qualche attimo dopo. I suoi occhi stavano fissando i miei e cioè mi metteva ancora più in imbarazzo. «Non è vero. È solo che a volte quando si sta lontani, un po i sentimenti si raffreddano.» «Bugia.» ero incerta se continuare a parlare «Se l'amore è forte non si raffredda. E tu sei lontano da lei da soli due giorni Jorge!» «Senti, perché ti importa così tanto la mia vita sentimentale?» disse aprendo le braccia «E poi ciò che dici è una questione soggettiva. Tu la vedi così, io la vedo in maniera diversa. Chiaro?» Fu in quel l'esatto momento che la porta dell'ascensore si aprì con nostro stupore solo dopo mezz'ora. E ci guardammo increduli, affrettandoci ad uscire, lasciando perdere il discorso che avevamo iniziato.

Il ritorno a casa fu silenzioso e nessuno dei due parlò.

Quando fummo a casa, io mi sedetti sul divano e Jorge posò il suo zainetto da lavoro, sul tavolo.
«Tini!» mi chiamò Daniel uscendo dalla porta di camera sua e scendendo le scale. «Tini Tini ho bisogno del tuo aiuto!» disse disperato come se avesse combinato un guaio. Jorge si voltò dallo stupore vedendo come il suo fratellino considerava e cercava più me che lui. «Ehi, Dani dimmi!» «Ho bisogno di un consiglio! Beh, vedi, devo uscire con Clarissa e..» «Cosa?» ridacchiai «Sarà il tuo primo appuntamento da 15enne?» «Veramente sarà il mio primo appuntamento in generale.» rise «Cosa pensi che possa fare..? Beh vedi io..» in quel momento Jorge con una lattina in mano si buttò sul divano e si intromise nel discorso «..se vuoi un consiglio, stupiscila!» Daniel lo guardò, però ignorandolo continuò a parlare con me. «Dici che se vado in jeans e camicia sono troppo elegante?» io gli diedi una pacca sulla spalla «No, sei strepitoso!» sussurrai ridacchiando al suo orecchio. «Però sui consigli, può aiutarti Jorge. È un ragazzo, sa dirti come devi comportarti e tutto il resto.» volevo che il legame tra i due si riallacciasse. Stare lontani per questi anni aveva un po' rovinato il loro rapporto. Anche perché Daniel stava crescendo e Jorge non c'era stato nella fase più importante di un ragazzino. «Quindi vi lascerò da soli.» dissi sorridendo a Jorge, che mi guardò con riconoscenza e salii nel piano di sopra.

[...]

La sera dopo aver cenato, mi preparai per uscire con i miei amici. Indossai il mio vestito blu a pois bianchi e i miei sandali, e andai in bagno a truccarmi. Fissavo il mio riflesso allo specchio e mi chiedevo che aspetto potessero avere i miei genitori. Non sapevo nulla di loro, non avevo mai chiesto, e sono cresciuta in quel collegio son da quando ero proprio piccolissima. Poi 7 anni fa , la famiglia Blanco aveva deciso di occuparsi di me. Chissà se chi mi aveva generato era ancora in vita, da qualche parte del mondo, chissà se c'era qualche fratello o qualche sorella sparsi per il mondo. Mentre pensavo e continuavo a fissare il mio volto allo specchio la porta si aprì. «Oh! Non credevo fossi ancora in bagno!» disse Jorge chiudendo velocemente «No, Jorge tranquillo. Entra pure. Sto solo finendo di truccarmi.» non esitò a riaprire ed entrare fingendo di cercare qualcosa nell'armadietto, mentre continuava a fissarmi «Stai uscendo?» «Si, incontro degli amici questa sera.» «Beh, grandioso!» «perché non vieni anche tu? Così inizi a familiarizzare con il gruppo della tua "sorellina"» dissi facendo le virgolette con le dita e ridendo, facendo ridere anche lui. «No, non vorrei rovinarti la serata.» «Perché dovresti? Dai Jorge! Vieni!» dissi insistendo. «Chiama anche Diego se vuoi!» «Come fai a conoscerlo?» «Beh, usciamo insieme qualche volta. Intendo, con la stessa compagnia di amici. Non fraintendere!» ridacchiai. «Davvero? Bene..sembra che io mi sia perso tante cose i questi anni..» «Suppongo di sì!» dissi chiudendo il mio mascara e tirando una tovaglia bagnata addosso a Jorge scherzosamente. «Allora dai, preparati che andiamo!» conclusi sorridendo.

Stavo per uscire dalla porta quando scivolai e andai a finire addosso a Jorge facendolo cadere a sua volta. Cavolo. I nostri corpi erano così vicini, le mie mani erano accidentalmente poggiate sul suo petto e le sua mani intrecciate alla mia vita, il mio vestito spero non si sia alzato e che non abbia mostrato niente di quello che sta sotto. Sembrava quasi una caduta studiata e fatta appositamente. Credetemi, mi mancava il respiro, mentre mi trovavo sopra di lui e con gli occhi puntati su di me. Sentivo il suo respiro invece affannarsi mentre mi continuava a fissare. «P-per-donami.» balbettai. «Beh..mi stupisci.» disse, continuando a guardare i miei occhi. «È così che ci siamo conosciuti. E se c'è una cosa che ti riesce bene è proprio quella di cadere.» disse scherzosamente avvicinandosi ancora più a me con il viso.

Cosa stava succedendo?

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Jorge è fidanzato, ma, Martina cosa combina? Cosa succederà tra i due? Come si metteranno le cose?

Scopritelo a 15 like e qualche commento.

- Lollita 💕

Tra le stesse mura || JortiniDonde viven las historias. Descúbrelo ahora