Flashback
"Mamma, aiuto ho paura" -urlai in lacrime mentre mio padre ubriaco mi trascinava in camera da letto.
"Lasciala stare bastardo" -disse correndo verso noi per staccarmi dalle sue grinfie.
Mio padre prese un vaso e glielo ruppe in testa, restò stesa per terra ed eravamo rimasti solo noi due.
Abusò di me, avevo solo nove anni, la mia vita era un inferno, alla fine vedendo le lenzuola sporche del mio sangue, soddisfatto si sparò in testa.
Restai lì accarezzando il volto di mia madre che prima di morire mi disse "Bambina mia, non permettere a nessuno di metterti i piedi in testa, fatti vedere sempre forte e mai fragile, io ti guarderò dall'alto e qualunque cosa tu faccia sappi che hai il mio appoggio, vivi anche per me amore mio", una mia lacrima le rigò il volto mentre in ginocchio urlavo perché Dio me l'avesse portata via, a volte pensavo che se non l'avessi chiamata sarebbe ancora qui al mio fianco, oppure l'avrebbe uccisa lo stesso, aveva risparmiato me per farmi soffrire. Venne la polizia e testimoniai tutto, inizialmente mi portarono in un orfanotrofio, in seguito fui assegnata ad una nuova famiglia.Fine Flashback
Trattenni le lacrime, Julie O'Brien non piange, ne ha già versate tante, ha un cuore di ghiaccio e non vuole che altre persone vivano ciò che ha vissuto lei. Con il mio solito fare da stronza andai a cercare Calum, lo trovai di spalle intento a rovistare nell'armadietto.
"Hood" -lo chiamai con un tono di voce che farebbe paura anche a Walker Texas Ranger.
"O'Brien mi inquieti" -affermò voltandosi con un sorrisino.
"Prova di nuovo a toccare con un dito Caroline e giuro che non la passerai liscia" -sputai minacciandolo.
"E chi sei? Il suo avvocato?" -rise.
"Te lo toglierò questo sorriso del cazzo, appena mi dice che le hai fatto qualcosa nuovamente" -urlai.
"Uh che paura, torna a prenderti il latte ragazzina" -rispose prendendomi per il culo.
Non vidi più dalla rabbia, con una spinta lo feci sbattere contro l'armadietto gelido come le mie emozioni e gli diedi un calcio nelle sue parti intime. Si piegò in due dal dolore urlandomi "Figlia di puttana me la pagherai" non l'avesse mai detto, mi scaraventai su di lui come una furia prendendolo dal colletto e gli urlai "Come ti permetti bastardo, mia madre è morta, lavati la bocca prima di parlare di lei", conclusi sputandogli in faccia.
Caroline capì che c'era qualcosa che non andava e le chiesi se la sua proposta di prima era ancora valida e lei annuì, le raccontai tutto e capì anche il perché l'avessi aiutata.
Dovevo sopravvivere altri 60 minuti, uscii per andare in bagno quando mi sentii afferrare un polso.
"Hemmings, che cazzo vuoi?" -gli urlai contro.
"Come siamo aggressive oggi, mi hanno detto che sei brava con i calci, devo prendere in considerazione l'idea di farti giocare nella mia squadra di football" -rise facendo riferimento a ciò che avevo fatto l'ora prima.
"Mh, il tuo amichetto ti ha già raccontato tutto?" -chiesi sapendo già la sua risposta.
"Non avresti dovuto farlo, non sai di cos'è capace di fare a chi si mette contro di lui" -m'avvertii infilandosi le mani in tasca.
"Io non ho paura di nessuno" -affermai.
"Lo so, ma sei pur sempre una ragazza, ciao O'Brien" -disse per poi chiudersi la porta della nostra classe alle spalle. Le lezioni erano finite, come primo giorno di scuola devo dire che è stato una merda. Mia "madre" aprii la porta di casa chiedendomi come fosse andata, le risposi tutto bene e mi chiusi nella mia camera.
Si chiamava Marie, era una donna meravigliosa, aveva 38 anni, ma pur quanto fosse carina e gentile nei miei confronti non sarebbe mai riuscita a rimpiazzare la mia vera madre. Mio "padre" si chiamava Paul, anche lui aveva lo stesso carattere di sua moglie, ma al contrario di Marie lui rimpiazzava benissimo mio padre, non beveva, non fumava e mi voleva bene. Avevano un figlio, Alex, carino nei miei confronti, all'inizio cercava approcci diversi da quelli che si hanno tra fratelli e sorelle ma l'avevo sempre ignorato, ormai dopo due anni si era rassegnato credo, e siamo ottimi amici. Ecco, questa è la mia famiglia, conoscono il mio carattere e gli sta bene, solo Paul sa del mio passato.
Mi gettai stanca nel letto e presi il cellulare, avevo un messaggio da un numero che non conoscevo.
Diceva:
"Fai attenzione quando cammini per strada, potresti trovare spiacevoli sorprese"
Era Calum, ne ero certa, lo ignorai e senza rendermene conto mi addormentai, svegliandomi alle 17 circa da Marie che aveva bisogno delle medicine perché ad Alex gli era salita la febbre. Indossai la giacca e mi avviai verso la farmacia, avevo come l'impressione di essere seguita e mi tornò in mente quel messaggio, le comprai, mancava l'ultima traversa e sarei arrivata davanti casa, ma come da copione un ragazzo mise la sua mano intorno le mie labbra per non farmi urlare.
"Julie O'Brien?" -chiese in attesa di una mia risposta.
"Può darsi" -risposi sfacciatamente.
"Vieni con me piccola" -m'invitò.
"Scordatelo, di a Calum che le cose si risolvono a quattrocchi, se ha le palle, ah no, in questo momento le ha doloranti e se non vuoi che succeda anche a te, sparisci" -dissi accendendomi una sigaretta.
"Non mi aveva parlato di questo tuo caratterino, allora facciamo così, baciami e ti lascio andare, a Calum riferirò" -rise maliziosamente.
"Ma te lo puo.. " mi interruppero le sue viscide labbra, mi staccai e sparì dalla mia vista.Chiusi la porta di casa e venne in contro mio padre.
"Ce ne hai messo di tempo" -affermò preoccupato.
"Tranquillo, questa farmacia le aveva finite e sono dovuta andare nell'altra" -sorrisi cercando di essere credibile.
"Va bene tesoro" -concluse.
Andai in camera di Alex, versai il contenuto della bustina nel bicchiere, aggiunsi dell'acqua e gliela porsi.
"Se non ci fosse la mia dottoressina.." -sorrise vedendomi.
"Come stai?" -chiesi toccandogli la fronte.
"Bene, piuttosto dimmi come stai tu" -affermò.
"Perché me lo chiedi?" -domandai.
"Sei sempre così fredda" -rinfacciò.
"Saranno affari miei, siccome non voglio litigare vado, riprenditi presto fratellino" -uscii sbattendo la porta.
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Ice hearts || Luke Hemmings.
FanfictionJulie O'Brien, un passato difficile alle spalle e una nuova vita da affrontare a Sidney. "Pianse con una sigaretta accesa tra le dita, e si riempiva i polmoni, per poi vomitare fuori il dolore, sempre più incatramato. Divenne fredda, insensibile, p...